venerdì 20 settembre 2024

LUPO: LA CONVIVENZA POSSIBILE



 Con un documento congiunto, le Associazioni ambientaliste presenti ai tavoli aperti sui problemi dei grandi carnivori e che si concluderanno con la prossima  convocata riunione indetta dal Parco Nazionale Val Grande e Aree Protette Dell'Ossola, hanno espresso e ufficializzato la propria posizione finale  ribadendo l'esigenza che la tutela delle specie protette quali è il  lupo dovrà attuarsi nella piena considerazione della salvaguardia del lavoro degli allevatori di montagna, fornendo a loro ogni assistenza per la protezione, formazione per la corretta gestione e  risarcimento pieno dei danni subiti. Una posizione equilibrata e responsabile che vuole aiutare a ridurre e comporre le tensioni che ai tavoli della Conferenza ci sono state e forse permangono, invitando i promotori a farle proprie e portarle in sede di conclusione dei lavori. Il lavoro della Nostra Associazione in sede di Conferenza è stato tenuto dal Vice Presidente della Sezione Filippo Pirazzi cui va il ringraziamento del Consiglio. 

10.2 Le proposte delle associazioni di tutela ambientale

I grandi predatori carnivori, come il lupo italico e l’orso bruno, ma anche l’aquila reale e la lince europea, sono animali viventi selvatici tornati autonomamente e liberamente ad insediarsi nei territori di montagna di questa Provincia del VCO. Si tratta di un processo di ricolonizzazione spontaneo, provenendo questi animali da altre regioni confinanti, tanto che non si può sostenere nel modo più assoluto che siano stati introdotti da alcuno. Questo è un dato inconfutabile e la negazione del dato non è mai stata dimostrata, né è dimostrabile. Lupo ed orso, come la lince, hanno trovato da soli la propria strada. La disponibilità di selvaggina e la presenza di aree protette (Parco nazionale Val Grande, Parco regionale Veglia-Devero-Antrona e altre zone e siti protetti dalle direttive comunitarie) hanno favorito la loro espansione e il loro ritorno in modo naturale, così come è avvenuto in altre regioni e provincie d’Italia o d’Europa. Infatti, queste specie erano già presenti nel passato sul territorio ossolano (in parte anche provinciale), prima di subire lo sterminio da parte dell’uomo, che ha causato la loro estinzione locale tra la metà del ‘800 ed i primi del ‘900.

I grandi predatori carnivori, discussi al tavolo di confronto e concertazione, sono una risorsa di biodiversità, anche economica e sociale. Migliorano i servizi eco-sistemici di un territorio: lo sostengono le Scienze e gli esperti di ecologia; lo ribadisce la Commissione europea e il Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica italiano (https://www.mase.gov.it/pagina/lupo).

In alcune zone d’Italia il lupo viene già valorizzato come opportunità di sviluppo e occupazione. E’ un valore aggiunto sia dell’offerta turistica di un territorio, sia come occasione di impiego per professionalità vecchie e nuove, e di alto livello.

Dal punto di vista ecologico, preservare la biodiversità di un determinato territorio significa tutelare le comunità dei viventi, prevenendo l’estinzione delle diverse specie. Le associazioni di tutela ambientale di questo tavolo sono consapevoli del ruolo cruciale dei predatori apicali per il sano funzionamento degli ecosistemi, a tutto beneficio anche del benessere degli esseri umani. Lupi e orsi sono viventi da proteggere e il loro ritorno è un fatto di straordinaria importanza.

D’altro canto, le associazioni di tutela ambientale presenti al tavolo riconoscono che quello del pastore è un mestiere antichissimo, la cui salvaguardia consente il mantenimento di produzioni di qualità in aree marginali, interne e montane. Oltre a contribuire alla tutela degli habitat di pregio ecologico e alla conservazione della biodiversità, i piccoli allevatori di montagna concorrono con la loro presenza ad evitare lo spopolamento delle terre alte, a dimostrazione di una straordinaria capacità di resilienza e nella fatica di doversi garantire un reddito dignitoso. Il mondo ambientalista riconosce che per gli allevatori il ritorno dei grandi carnivori comporta oneri e difficoltà, pertanto le pratiche agricole estensive sulle Alpi meriterebbero maggiore supporto dagli aiuti governativi, e non solamente quella intensiva di pianura. Il mondo dell’allevamento vada dunque sostenuto nel tempo.

Le associazioni di tutela ambientale ribadiscono la loro volontà di ricerca di azioni coordinate e condivise per migliorare la coesistenza lupo-uomo, o più in generale tra grandi predatori carnivori e le esigenze antropiche, anche attraverso forme mirate di educazione ambientale. Tale obiettivo deve essere perseguito a livello dell’intera popolazione alpina, non solamente nei confronti degli allevatori di montagna, a maggior ragione in seguito alla chiusura del tavolo in oggetto. Le associazioni così dette ambientaliste proseguiranno nel loro impegno per diffondere informazioni corrette sulle specie, basate su dati scientifici, e per attuare un dialogo equilibrato verso ogni portatore di interessi che voglia confrontarsi in modo democratico e civile.

Proposte specifiche delle associazioni di protezione ambientale.

        1. Si eviti di condurre le mandrie e le greggi al pascolo allo stato brado senza custodia, forma di allevamento tra l’altro vietata dai regolamenti comunali. Lasciare gli animali domestici da soli senza guardiania, in presenza di predatori carnivori selvatici, compresi i cani randagi, pone mucche, pecore e capre a rischio elevato di predazione.

        2. L’allevamento in montagna sia condotto mediante stabulazione notturna delle mandrie e delle greggi, compresi asini, muli, cavalli da soma, suini, pollame, ecc. …, in stalle chiuse dentro le quali i predatori carnivori non possano accedere.

        3. L’allevamento diurno delle mandrie e delle greggi sia accompagnato dalla presenza qualificata di pastori in grado di sorvegliare gli animali domestici per tutto il tempo durante il quale avviene il pascolo all’aperto.

        4. Si consiglia vivamente agli allevatori di dotarsi di cani da guardiania e da pastore durante la conduzione al pascolo delle mandrie e delle greggi.

        5. Lo Stato provveda a fornire gratuitamente agli allevatori adeguate recinzioni mobili con reti di protezione elettrificate, idonee alla protezione degli animali allevati in aree montuose.

        6. Lo Stato intervenga finanziariamente ed economicamente non solo nel pronto risarcimento degli attacchi di predazione in modo tempestivo e congruo, ma anche per agevolare l’occupazione stagionale di pastori professionali, in aiuto alle aziende zootecniche di montagna e per l’acquisto e l’addestramento specifico dei cani da guardiania e da pastore.

        7. Il servizio veterinario pubblico faccia la propria parte per placare le conflittualità, intervenendo prontamente alle richieste di aiuto degli allevatori. Invito esteso con particolare enfasi anche alle amministrazioni degli Enti locali, il cui ruolo deve necessariamente essere irreprensibile.

        8. Gli investimenti di risorse nel potenziamento della ricerca e dei monitoraggi siano adeguati e costanti nel tempo.

        9. Vada mantenuto il più alto possibile il profilo di diffidenza di questi animali selvatici nei confronti dell’uomo.

        10. Un nuovo tavolo di confronto e concertazione venga organizzato al più presto per dare seguito a quello testé concluso: si riprenda un dialogo costruttivo con gli allevatori nello sforzo teso a fare chiarezza e a sfatare i luoghi comuni. A questo nuovo tavolo guidato da un organo super partes e neutrale, che non persegua fini personali o di propaganda, siano invitati a partecipare altri stakeholders, soggetti che in altre realtà abbiano già affrontato i disagi per la presenza dei grandi predatori carnivori e che possano però apportare al tavolo un contributo positivo e concreto, gli organi di stampa e tutti i cittadini interessati a ricercare soluzioni possibili di convivenza.

IN CONCLUSIONE: Alcune di queste proposte discusse al tavolo in oggetto furono già prospettate in occasione delle varie riunioni, ma alla fine del percorso di confronto e concertazione con i portatori di interesse sul tema, gli allevatori, sostenuti nelle loro vertenze dalle organizzazioni agricole, dal mondo venatorio e da alcuni amministratori pubblici, hanno sempre rigettato tutte le soluzioni dell’elenco che invece, secondo il nostro parere, si sarebbero potute praticare, per lo meno in via sperimentale. L’unica proposta che questi stakeholders hanno continuato a sostenere, pretendendone una condivisione da parte del tavolo, si è retta sulla volontà di abbattimento di una specie protetta dalle leggi, come soluzione alle predazioni. Proposta irrealizzabile stante la normativa vigente.

Per creare condizioni adeguate a consentire la permanenza dei pastori e delle greggi o mandrie sugli alpeggi, e allo stesso tempo garantire la conservazione a lungo termine dei grandi predatori, si impone dunque un approccio diverso da quanto osservato al tavolo 2021-2024: sia volto cioè a minimizzare il conflitto attraverso interventi di prevenzione e l’applicazione di normative che garantiscano indennizzi adeguati a chi subisce danni causati dai grandi predatori carnivori.

Le associazioni di tutela ambientale si mettono a disposizione con le proprie competenze per contribuire alla divulgazione di proposte concrete riguardanti il tema affrontato al tavolo in oggetto, allegando alla presente il documento pubblicato nel Aprile 2018 da CIPRA Italia. https://www.cipra.org/it/dossiers/grandi-carnivori

Per ultimo, le Associazioni di tutela ambientale dichiarano con la presente nota che si sono rese disponibili a controfirmare il presente report conclusivo. Esso raccoglie tre anni di lavoro con dibattito a volte anche acceso tra i partecipanti, alle quali riunioni non hanno mai rinunciato di partecipare. Non possiamo però condividere quanto si legge nell’Introduzione al terzo capoverso, redatto dalla Presidente Riboni delle Aree Protette dell’Ossola: il lupo visto “come problema economico, sociale e ambientale”. Questa affermazione è scorretta, perché diversa dalla lettera di convocazione del tavolo (prot.3/9/2021); è un’interpretazione di parte, inaccettabile e non sottoscrivibile, che noi abbiamo chiesto di correggere. Anche dell’immagine dell’iceberg con le didascalie tendenziose e per nulla obiettive abbiamo chiesto invano la rimozione, perché non condivisa. Per le Associazioni di tutela ambientale l’immagine corretta che doveva testimoniare il lungo lavoro del tavolo, condotto sotto gli auspici del progetto UE Life Wolfalps sarebbe stata piuttosto questa: https://www.lifewolfalps.eu/en/about-the-project/


19 Settembre 2024

Filippo Pirazzi – TRONTANO (VB) – 338 613 2825

Sottoscrivono il presente documento le seguenti associazioni di tutela ambientale:

ITALIA NOSTRA VCO – Presidente: Piero Vallenzasca

PRO NATURA PIEMONTE – Presidente: Umberto Lorini

MOUNTAIN WILDERNESS ITALIA – Presidente: Luigi Casanova

martedì 17 settembre 2024

LE FERROVIE INVESTONO



Al termine della lunga sospensione estiva del servizio ferroviario sulla linea Milano/Domodossola, non mancano le sorprese. A Stresa, accanto al dovuto ripristino del sottopasso e alle opere cosmetiche rese necessarie per evitare il progressivo disfacimento, permane la vergognosa presenza dei resti della stazione Stresa/Mottarone che, lo ricordiamo, per la parte ancora in piedi è di proprietà di Rete Ferroviaria Italiana. Probabilmente si dovrà aspettare un nuovo PNRR ( più o meno nel prossimo secolo) per vedere metterci mano, sempre che a quell'epoca sia rimasto ancora qualche cosa. Tuttavia, a pochi chilometri di distanza, la stazione (in parte dismessa) di Belgirate sembra abbia beneficiato di nuova vita e, alla sua riapertura, abbia offerto ai viaggiatori in arrivo e in partenza, un'opera dell'architettura contemporanea, senza eguali. Per vero, di eguali sembra che ne abbia ( il suo richiamo allo stile delle stazioni di servizio è indubbio) e l'accostamento alla architettura originaria della piccola stazione è emblematica. Che dire ? Io niente, dite voi, ma se i fondi del PNRR dovevano servire per questo potevano pure tenerseli. Confidiamo che chi debba guardare guardi e sappiamo che ci sta guardando. Vedremo.

mercoledì 4 settembre 2024

LORGINO: LUCI e OMBRE




Dopo il lungo percorso, nella seduta del 22 agosto scorso, si è conclusa, presso l'Ente Provincia la Conferenza finale che ha espresso positiva valutazione rispetto al progetto di rinnovo e ampliamento della autorizzazione alla coltivazione di cava Lorgino. Che dire ? Dobbiamo premettere che la documentazione ora disponibile è ampia, anche se non ci pare completa nonostante i richiami al proposito espressi dall'ANAC, ma proprio perché comunque ampia non abbiamo terminato il suo esame e quindi queste nostre considerazioni devono ritenersi incomplete e provvisorie. Il passo saliente della Conferenza si è consumato tra il luglio e l'agosto scorsi. Ancora alla data del 11/07 la Soprintendenza esprimeva parere negativo rispetto al progetto presentato e già emendato una prima volta. Non conosciamo i contenuti di quel parere in quanto non rinvenuto sul sito della Provincia (vorremmo poterlo conoscere come legge impone). A fronte di quel negativo parere, l'Azienda contro deduceva rapidamente introducendo modifiche al progetto. In particolare venivano allontanati i fronti estrattivi dalle località di Villa Dell'Oro e di Enso, venivano incrementate le offerte di compensazione già in parte previste, rafforzando il progetto di recupero edilizio a beneficio dei nuclei frazionali, prevedendo interventi emblematici ed altre misure di mitigazione. Un complesso di proposte che singolarmente intese sarebbero positive, ma che non ci paiono però ancor ben definite in diversi aspetti, considerata l'assenza (dichiarata e voluta) del Comune che non ha ritenuto ancora metter mano e modificare i contenuti della precedente convenzione, perdendo l'ennesima occasione di migliorare ancor di più le compensazioni dovute ad un territorio sacrificato agli elevatissimi profitti altrui. Ma tantè. Comunque, a fronte di tali integrazioni, la Soprintendenza si esprimeva nuovamente in data 09/08 e questa volta in senso positivo, pur introducendo una serie innumerevole di prescrizioni che meriteranno di essere attentamente valutate e poi monitorate nel loro rispetto. Il 22/08, raccolti tutti i contributi degli Enti partecipanti ( lo rimarchiamo, il Comune pur richiesto di esprimersi nel merito, ha dichiarato per voce del suo Sindaco, di nulla dover aggiungere. Parole tratte dal Verbale di Conferenza) , la Conferenza nella stessa seduta del 22/08 si è rapidamente conclusa, lasciando a noi l'impressione di voler comunque chiudere la vicenda. Perché lo diciamo. Perché la conclusione ci è sembrata accelerata ogni modo con i contributi dei vari soggetti partecipanti chiamati ad esprimersi sin troppo velocemente  rispetto alle ultimissime modifiche apportate al progetto ( ma, al proposito, dove stanno queste modifiche. Noi non le abbiamo trovate cartografate), con pareri apparentemente confezionati con copia/incolla di prescrizioni di rito e raramente di merito specifico ( al proposito che fine ha fatto il Contributo reso dall'Arpa a proposito della "commercializzazione?" di tutto il materiale estraibile.) Anche di questo documento non ne vediamo traccia sul sito della Provincia ( monito dell'ANAC nonostante)  e che fine faranno le innumerevoli e meritorie prescrizioni dettate nel parere finale della Soprintendenza . Si perderanno in qualche remoto angolo, dimenticando di monitorarne l'attuazione ? Non ce ne stupiremmo. Comunque , alla fine, hanno chiuso, ma non hanno autorizzato. Mancano ancora diversi titoli di proprietà delle aree. Che siano quelle dei demani pubblici contesi tra Comune e Soprintendenza o che altro ? Per ora non lo sappiamo. Anche questa un'ombra.         


lunedì 2 settembre 2024

I LUPI e LE PECORELLE SMARRITE



L'articolo di oggi sulla Stampa, edizione locale, sembra la cronaca di guerra di cui siamo ormai abituati per ben più tragici fatti. Un gregge formato da 1400 capi, in Val Bognanco, è stato preso di mira da un branco di lupi ( pare fossero almeno in nove) che non devono aver faticato molto a seminare il terrore all'interno della sterminata moltitudine del gregge con le conseguenze prevedibili (morti e feriti) . E' l'ennesimo allarme che da un po' di tempo si alza dal fronte degli allevatori e che viene ripreso dai media, invocando una nuova e più efficace disciplina nel contrasto lupo/agnello. Anche l'Ente Parco delle Aree protette dell'Ossola, per voce della sua Presidente si era fatta portavoce, nei giorni scorsi, del disagio degli allevatori, preannunciando iniziative. Già, questo è vero non si possono ignorare le esigenze di chi in montagna vive e resiste eroicamente, ma è anche vero che l'Ente Aree protette dovrebbe avere tra i suoi scopi la tutela del lupo e non la sua cacciata. Vedremo più in là in che cosa comunque si concretizzeranno le annunciate iniziative, ma nel frattempo questa notizia di Stampa, così come apparsa, sembra voler drammatizzare un problema che se lo è ( e in qualche caso potrebbe esserlo) ora rischia di deflagrare. Ci poniamo però una domanda: é possibile pensare di poter gestire in maniera adeguata e corretta un gregge  di ben 1400 capi portato in zona di alta montagna e quindi impervia e piena di rischi e insidie ?  La risposta sembrerebbe proprio di no o qualcuno ritiene che un paio di Maremmani e qualche singolo pastorello, magari manco molto esperto dei luoghi, possono da soli fronteggiare un branco di lupi e fermare il panico che si impossessa di un intero gregge ? Non è possibile, non c'é  nessun "pastore elettrico" capace di contenere e difendere un gregge tanto numeroso e in questo caso, ci sembra sia lì il problema. Indennità compensativa e premi alpeggio che siano non possono trasformarsi in una leva che induce alcuni a monticare tanti più capi ovini possibili, dando per scontato anche la perdita di un certo loro numero, perché comunque il conto finale torna. Il rischio del lupo non è un rischio ignoto, è un  rischio concreto e possibile contro il quale l'allevamento di alta montagna  deve confrontarsi e attrezzarsi, ma ci sembra che quest' ultimo caso di cronaca dimostra che qualcuno preferisca rischiare piuttosto che attrezzarsi a difendersi. Lo ripetiamo: 1400 capi soni indifendibili.