domenica 4 ottobre 2020

RIFLESSIONE

 DAGLI AMBIENTALISTI UNA PROPOSTA STRATEGICA PER IL FUTURO DEL PIANO GRANDE  DI FONDOTOCE | Verbania Milleventi



Il Piano Grande ancora una volta diventa il banco di prova tra le dichiarazioni di principio e le pratiche di fatto. Un Sindaco, quello della città di Verbania, ostinatamente dichiara, a mezzo del proprio assessore delegato nella materia, di non voler aprire alcun confronto con i promotori di una proposta di riuso della Cascina, giudicata “allettante” dal Presidente del Parco Nazionale Val Grande e “suggestiva” dallo stesso assessore che rifiuta il confronto. La suggestione evidentemente non basta se, nello stesso momento, il medesimo assessore, non solo rifiuta il confronto, ma diventa il relatore delle prime varianti urbanistiche di cui la prima asseconda subito alcune richieste della Malù e la seconda ha il solo scopo di aprire la porta a successive varianti finalizzate a dare una positiva risposta al mai sazio spirito imprenditoriale dell’indomito Signor Manoni. Le dichiarazioni del Sindaco, raccolte dall’organo di “Stampa” che mai come ora si batte a favore della Malù, non lasciano spazio a interpretazioni diverse o altre. Tramonta perciò la speranza di vedere un’amministrazione progressista tradurre in azioni concrete e coerenti le dichiarazioni di adesione a principi green o che altro ? Probabilmente sì, se questa amministrazione ritiene che l’assegnazione di una stellina in più ai blasonati campeggi della Malù, sia il prezzo, utile e necessario, per consegnare pezzo a pezzo, l’intera piana libera residua del Piano Grande, al disegno del Signor Tranquillo che lo sogna trasformato in una grande area di gioco, sport, turismo residenziale extra alberghiero e non solo; una possibile gardaland del Lago Maggiore, nella sostanza una grande macchina per fare soldi per lui. Dunque nulla di più progressista. Assolutamente in linea e coerente con le idee più avanzate del progressismo mondiale. Da quanto detto, la bandiera nera assegnata a Verbania da Legambiente, che tanta offesa avrebbe portato all’interno del governo della città, è addirittura inadeguata. Se va avanti così si potrebbe pensare ad un Nobel. Sì, perché per ogni stellina in più assegnata agli insediamenti della Malù, dovrebbe corrispondere la perdita di altrettante stelline appuntate sulla qualità dell’ambiente e del paesaggio della capitale del Verbano. Evidentemente i suoi governanti non la pensano così; paiono quasi abbagliati dalle capacità dell’imprenditoria libera o meglio liberata dai vincoli, di raggiungere gli obiettivi che si prefigge, mentre sono intimoriti dalle difficoltà che la pubblica amministrazione, nel caso quella “ Sabauda” , dimostra nel raggiungerne anche uno soltanto. C’è del vero, in questo timore, ma non può essere la giustificazione per arrendersi a mani basse, come invece sta avvenendo. Poi si dirà che non si mangia e non si vive di ambiente e di paesaggio, quindi dagli agli ambientalisti e ai loro simpatizzanti. Che lo dicano al bar passi, ma se questo diventa il ragionamento normale della classe dirigente pubblica, c’è da preoccuparsi. Invece non esiste affermazione più vera che la nostra ricchezza turistica nasce proprio dalla qualità originaria del nostro ambiente e del nostro paesaggio. Paradossalmente anche il Signor Manoni ne ha tratto il massimo beneficio economico e qualcuno glielo dovrebbe ricordare quando bussa, ascoltato, alle porte dei governi locali o meno locali, non avendo piazzato i suoi campeggi ai margini del deserto e avendo ora, quanto meno, il dovere morale di conservare integri quei beni che hanno fatto la sua fortuna. Chiunque dotato di buon senso dovrebbe partire da qui per programmare un futuro che comunque non sarà destinato ad essere per sé, ma per le generazioni del futuro. Di rottamazioni ne abbiamo sin troppe, basta che sappiamo guardarci attorno: dai borghi abbandonati, alle are industrio/artigianali dismesse, alla disertificazione commerciale dei centri medi e piccoli, alla edilizia residenziale speculativa degli anni 60 inutilizzata. Non basta; bisogna continuare a sbagliare.

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