martedì 15 aprile 2025

PIANO GRANDE: LA STAMPA RILANCIA E NOI PURE.

 





La"Stampa" nella sua pagina locale, rilancia con forza il tema dell'uso del Piano Grande per l'incremento di un turismo che sarebbe destinato ad invasioni di massa: un parco divertimenti, una specie di Gardeland del Lago Maggiore, una vecchia aspirazione di Tranquillo Manoni, ora presentata come un'idea innovativa suggerita da addetti ai lavori. Non nascondiamo una certa irritazione per il rilancio di un progetto che in realtà stride non solo con i valori di tutela del territorio che questa Associazione professa, ma con il rispetto che dovrebbe essere da tutti dovuto all'ambiente entro il quale la natura ci aveva dato la fortuna di nascere e che invece deve faticare e molto a essere conservato e migliorato, insidiato da interessi, affari e idee bizzarre. Eppure una chiave di lettura per un processo di conservazione e crescita del territorio, con particolare riferimento proprio a quell'ambito dove il fiume diventa Lago e la montagna terra d'acqua, ben ci sarebbe, anzi c'é ed è il rispetto della coerenza che bisognerebbe osservare rispetto ad alcune scelte di fondo che sono state fatte nel passato perché vedessero i loro positivi risultati anche nel lungo periodo. L'istituzione del Parco Nazionale Val Grande è stata una di quelle; i suoi confini lambiscono l'area fatta oggetto di tanta "interessata" attenzione mediatica, mentre nessuno finora ha raccolto seriamente il progetto che questa e altre associazioni hanno ripetutamente avanzato perché la Cascina De Antonis possa diventare la porta di accesso al Parco Nazionale, il luogo di servizi informativi, logistici, promozionali, divulgativi, educativi... l'elenco si potrebbe allungare. Un luogo che darebbe visibilità ad una istituzione che non ha ancora espresso tutto il suo potenziale non solo in termini di conservazione, ma anche di valorizzazione. Già nel precedente post facevano accenno a che la presenza del Parco potesse essere volano per un nuovo futuro dei borghi al suo interno ( modelli di una rinascita potenzialmente contagiosa anche rispetto a territori sinora autoesclusi dai suoi confini ) e ciò in contrapposizione ai nuovi insediamenti turistico ricettivi al suo interno, (villaggi vacanze di alta gamma), sirene accattivanti nei confronti di opinioni poco attente e facilmente orientabili, mentre meno giustificabili al proposito, ci sembrano, certi orientamenti istituzionali. Ci pare che quanto, seppur qui da noi sommariamente tratteggiato, possa essere l'indicazione di una strada coerente rispetto a quelle scelte di fondo e lungimiranti che nel passato, amministratori pubblici non dimenticati hanno saputo/voluto fare. Vorremmo i loro eredi fossero all'altezza di quel progetto, ne raccogliessero il testimone, ne dessero seguito. Forse un momento di riflessione comune è venuta l'ora di farlo: smetterla di raccogliere opinioni estemporanee e bizzarre,fare gli stati generali del territorio per capire se si vuole il parco dei divertimenti o se la ricreazione è finita ed meglio parlare seriamente e coerentemente.

venerdì 11 aprile 2025

CAVANDONE: UN PAESE DEL PARCO




Toccato per ora di striscio dalle notizie dei media, a breve il progetto di investimento immobiliare proposto dalla Società Adler sulla sommità del Monte Rosso, avvierà in concreto il suo percorso formale nell'ambito di quella che viene definita la Valutazione Ambientale Strategica. Per quanto già dichiarato dal Sindaco di Verbania, tale progetto è dalla stessa Amministrazione valutato con favore. In breve, per quanto abbiamo avuto modo di accertare attraverso l'acquisizione degli atti, trattasi della trasformazione della vetta del Monte Rosso dall'attuale destinazione agri turistica ad altra esclusivamente turistico ricettiva di alta gamma, attraverso l'abbattimento di tutta l'edilizia rurale e no esistente e la formazione di un "villaggio" diffuso secondo canoni già utilizzati in altri investimenti della stessa società e di cui se ne propone l'importazione in loco. Poichè la proponente ritiene che l'accessibilità alla sommità del Monte non sia agevole dall'attuale via, prevede l'accesso dal versante dell'abitato di Cavandone, riattando l'attuale esistente percorso così da renderlo agevolmente percorribile, prima ai mezzi di cantiere durante i lavori e poi agli ospiti e al personale della prospettata struttura turistica. In questo contesto l'esistenza del Parco Nazionale entro i cui confini si verrebbe a insediare la struttura, viene valutato più come un problema che come un'opportunità. Se queste sono le premesse a noi stona che tra Amministrazione Comunale di Verbania e Ente Parco non ci debba essere comunità di intenti nella comune valutazione che il primario interesse pubblico che deve essere perseguito non è e non può essere il fatto stesso di un investimento (valutato positivamente a prescindere ), ma le finalità stesse del Parco Nazionale a cui, giova ogni volta ricordarlo, il Comune di Verbania aveva dato il suo (crediamo unanime) fattivo contributo affinchè l'estensione dei confini ne ricomprendesse il territorio (nella fattispecie il Monte Rosso, Sindaco pro tempore a prescindere ). Se questo è il punto, il parere vincolante del Parco Nazionale (al momento non positivo) dovrà essere rispettato, in primis dal Governo di Verbania, senza polemiche o interferenze. Ma il titolo di questo post e le immagini che lo accompagnano, ci ricorda che il Monte Rosso non è soltanto la sua sommità, ma anche la sua Comunità (ancorchè piccola), privilegiata per posizione ambientale e che oggi, ancorché dimenticato dalla presenza di una benchè minima indicazione in loco, dovrebbe fregiarsi per questa appartenenza al Parco, ma non solo, essa dovrebbe essere (questo sì) oggetto di investimenti pubblici che ne valorizzino le sue parti comuni, che ne faccia oggetto di attrattiva per le sue qualità paesaggistiche e ambientali che, nel rispetto e nella ricostruzione e restauro dell'esistente, la faccià comunità accogliente non solo per residenti, ma anche per un'ospitalità diffusa e sostenibile, fonte di reddito aggiuntivo e integrativo per i proprietari del patrimonio immobiliare in surplus e in disuso, e per nuove attività commerciali e artigianali insediabili. Questo e non altro dovrebbe oggi essere l'interesse, mirato al bene pubblico, di un' amministrazione comunale che lavorasse in sinergia con l'Ente Parco, senza pregiudicare con gli arditi investimenti promessi dai privati, quel Piano del Parco che dovrà offrire il quadro di riferimento per il futuro. Spiace che quando giungano notizie di possibili arrivi di investimenti privati, si assista ad una sorta di agitazione compulsiva per cui o si prendono e va bene a prescindere o chi non è in accordo lo si taccia. C'è una programmazione pubblica che dovrebbe essere la via maestra di ogni percorso. In questo caso c'era la scelta di insediare un Parco che si fregia Nazionale e che va privilegiata su ogni altra perché sia la guida delle successive scelte pubbliche ad essa conformi. In questo contesto la proposta di trasformazione della vetta del Monte Rosso non ci sembra coerente a tutto il resto. Ne riparleremo ancora.