mercoledì 28 febbraio 2018


Risultati immagini per piano energetico regionale piemonte

La Regione adotta la nuova pianificazione in materia energetica. L'adozione è un atto propeduetico all'approvazione che avverrà soltanto dopo la  conclusione del processo di valutazione strategica per il quale è stato avviato un procedimento che, nella fase che si è aperta, contempla la raccolta di osservazioni da parte del pubblico. Vi sono circa due mesi di tempo per presentare osservazioni e I.N. non mancherà di esaminare il documento e, nel caso, avanzare proprie proposte a livello delle proprie strutture regionali. Qui nel seguito vi postiamo quanto è pubblicato sul sito della Regione Piemonte e dal quale si può accedere per l'esame del documento e per conoscere le modalità e i termini per la presentazione delle osservazioni. Il tema si inserisce, a tutto titolo, nel dibattito sull'energia idroelettrica che ha avuto un recente momento informativo nel convegno organizzato a Toceno da Valdossola Salviamo il paesaggio e di cui abbiamo dato ampio riscontro.
    

Piano Energetico Ambientale Regionale
La Proposta di nuovo PEAR


La Regione Piemonte con D.G.R. 16 febbraio 2018 n. 10-6480 ha adottato la Proposta di nuovo Piano Energetico Ambientale Regionale unitamente al Rapporto Ambientale e alla Sintesi non Tecnica avviando il processo di VAS sulla nuova pianificazione energetica ambientale finalizzata al conseguimento degli obiettivi della Strategia europea al 2020 e 2030, in coordinamento e raccordo strategico con le altre pianificazioni e programmazioni regionali.


La Proposta di Piano Energetico Ambientale Regionale è stata pubblicata sul sito web della Regione, in modo da consentire a tutti gli interessati di far pervenire le proprie osservazioni entro il 23 aprile 2018 ai seguenti indirizzi di posta elettronica: 

Il Piano vigente

Il Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR) attualmente vigente è un documento di programmazione approvato dalla Giunta Regionale nel 2004, che contiene indirizzi e obiettivi strategici in campo energetico e che specifica le conseguenti linee di intervento. Esso costituisce il quadro di riferimento per chi assume, sul territorio piemontese, iniziative riguardanti l'energia.

sabato 24 febbraio 2018

LA TUTELA DEL DEVERO


Risultati immagini per ALPE DEVERO


Mercoldì 28.02 sera, dalle ore 19 alle 21, presso il Patagonia Store di Milano verrà presentato il Comitato Tutela Devero e le motivazioni per il quale si oppone al progetto del collegamento sciistico San Domenico-Devero via Ciamporino-Bondolero-Monte Cazzola.
Per l'occasione verrà presentato il film Jumbo Wild che testimonia la mobilitazione venticinquennale di cittadini, sciatori e snowboarder a fianco dei nativi Ktunaxa, in difesa di un modello di sviluppo turistico che non comprometta la bellezza di quelle montagne.




giovedì 22 febbraio 2018

LA BONIFICA INQUINATA ?


Riportiamo l'articolo che La Stampa oggi pubblica. Al fondo leggiamo che anche  Agifn Holdin srl è oggetto di accertamento, proprio quella della collina dell'orrore sulla quale avevamo posto la nostra attenzione e che, avvalendoci della convenzione con l'Arma, avevamo segnalato. Vedremo. 

Bonifica Enichem, i carabinieri nella sede della Provincia e al Centro servizi lapideo
Indagine in corso sul maxi intervento a Pieve Vergonte



Pubblicato il 22/02/2018
Ultima modifica il 22/02/2018 alle ore 13:28
CRISTINA PASTORE
PIEVE VERGONTE
I carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) arrivati da Torino ieri mattina - mercoledì 21 - erano in Procura a Verbania. Dopo un briefing con il pm Sveva De Liguoro si sono distribuiti tra l’Ossola e la sede della Provincia, dove hanno acquisito documenti relativi alla bonifica dell’ex sito Enichem di Pieve Vergonte. Attorno alle 10 i militari erano a Bisate di Crevoladossola, al Centro servizi lapidei. Ieri sera, alle 18,30, non avevano ancora terminato di scaricare file dai computer della società consortile a maggioranza pubblica che, con una convenzione sottoscritta nel 2016, fornisce personale e competenze alla Provincia nei compiti di controllo dei cantieri aperti sul sito dello stabilimento chimico ossolano da Syndial. 
La società di Eni sta investendo 160 milioni per ripulire terreni contaminati e spostare il corso del torrente Marmazza, affluente del Toce, dal sito industriale. I Noe avrebbero effettuati verifiche anche in aziende private. L’appalto è stato vinto da Semataf di Matera, Ambienthesis di Grugliasco e Trs Servizi Ambiente di Piacenza, che hanno poi coinvolto imprese locali. Una di queste è Agifin Holding Srl, emanazione della Giacomini di Piedimulera, oggetto di un altro accertamento dei carabinieri forestali del Vco.

martedì 20 febbraio 2018

VOGOGNA: LE NOSTRE PROVVISORIE CONCLUSIONI



In attesa di conoscere le conclusioni degli altri, cioè di tutti i soggetti pubblici  cui ci siamo rivolti, queste che potete leggere sono le conclusioni che abbiamo raggiunto. Sorprende il numero degli abusi che pare siano stati consumati nella realizzazione della collina dell'orrore. Sorprendono più ancora se messi a confronto con le dichiarazioni rassicuranti che, sentito dalla Stampa, l'Onorevole si era affrettato a rilasciare. Per onore del vero poi ci aveva un po' ripensato, mandandoci una letterina più rassicurante circa la propria volontà di approfondire la questione. Sempre a onor del vero, nonostante l'impegno, non ci ha poi fatto sapere più nulla, ma le elezioni incombono e  possiamo giustificarlo. Passato che sarà il 4 di marzo, siamo sicuri che onorerà l'impegno. Sin d'ora lo ringraziamo. 






domenica 18 febbraio 2018

L'ACQUA CHE CORRE






Ieri pomeriggio a Toceno, organizzato dalla Associazione Valdossola Salviamo il Paesaggio, si è svolto il preannunciato convegno sul mini idroelettrico; un nuovo affare industriale che, agevolato in ogni modo dalla normativa vigente, contrabbandando per energia verde e sostenibile, causa la forsennata corsa che è in atto in questa Provincia ad accaparrarsi le residue risorse idriche disponibili e rischia, se non lo ha già fatto, di provocare un danno ambientale crescente al reticolo idraulico minore e non solo. Il convegno, che ha visto la partecipazione di una platea numerosa e attenta, ha fornito, attraverso il contributo di qualificati esperti nella varie discipline, un quadro complessivo della questione, fornendo ai partecipanti una informazione a 360 °. I problemi normativi, quelli tecnici, ambientali ed economici, sono stati ampiamente trattati e adeguatamente sviluppati. Il dato delle liste d'attesa è quello che più preoccupa; ben 72 progetti di impianti per nuove concessioni idroelettriche sono attualmente in corso di istruttoria presso la Provincia e se non sopraggiungeranno fatti nuovi, prima o poi, rischiano di essere tutti approvati. E' dunque una vera e propria corsa all'oro bianco quella che è in atto, spinta da un sistema di incentivi che agevola oltre ogni misura il prezzo di cessione dell'energia prodotta e assicura così rendimenti che non hanno confronto in nessun altro settore di produzione industriale. A farne le spese, oltre che la nostra bolletta elettrica gravata da questi oneri impropri, è l'ambiente, sia inteso come paesaggio, sia come alterazione dei delicati equilibri che presidiano la vita, non solo quella ittica, presente nei corsi d'acqua. Le ricercatrici del CNR di Verbania lo hanno spiegato molto bene. Anche le Associazioni dei Pescatori sportivi hanno fatto sentire la loro voce al convegno, mostrando i danni che pure il grande idroelettrico, quello presente nelle valli dalla prima parte dello scorso secolo, provoca. Sono venuti anche da lontano a illustrare quello che succede un po' su tutto l'arco Alpino e non solo sulle Alpi Lepontine; magra consolazione però in quanto, anche messa a confronto, la nostra Provincia tiene sempre bene i primi posti della classifica dei produttori o aspiranti tali. Ottima la lezione impartita dall'Accademico economista della università Bicocca; ha messo il dito nella piaga, mostrando la relazione impropria tra questo affare e i governi locali o meno locali, che non paiono convinti a contrastare la corsa all'oro. Ed è quindi venuta la volta del Governo, nel caso quello Provinciale presente in aula nella veste del suo Presidente. E' stata tutta una difesa dando la colpa agli altri: ai Governi centrali che non tagliano gli incentivi all'idroelettrico, alla Regione che non regola, alle mani legate che la Provincia avrebbe, senza nessuna possibilità o discrezionalità di agire, se non quella di concedere sino a quel tetto di 352 MW che proprio la Provincia, con un sol voto contrario aggiungiamo noi, aveva fissato quale limite invalicabile, ma che sta provocando danni. Un altro dei responsabili, Assessore Provinciale all'epoca della delibera dei 352 MW , ha detto la sua, difendendo quella decisione. Sta di fatto che se il secondo ha messo questo limite il primo non si era opposto e poi non lo ha cambiato, quindi lasciamoli stare, probabilmente gli va bene così a entrambi. Arriviamo alla fine; c'è la notizia che proprio il giorno prima la Regione avrebbe approvato il nuovo piano energetico regionale e quindi ora la Provincia avrebbe uno strumento da attuare, mettendosi a governare e , forse, saremmo ad una svolta. Andiamoci piano; 21 anni sono passati invano per darsi una regola che avrebbe anche inciso su questa storia dell'idroelettrico, però questi pensano già che sarebbe meglio cambiare di Regione, magari l'altra diventa più facile. A noi ci viene voglia di dire che forse darebbe meglio cambiare Provincia.

venerdì 16 febbraio 2018

La Stampa in un articolo di ieri ci illustra che almeno sta volta una nuova miniera non  aprirà sul fronte, già ampiamente compromesso, del Montorfono. Ci duole questa volta soltanto una cosa; non essere riusciti ad essere tempestivi e non aver così potuto presentare le nostre osservazioni. E' andata bene lo stesso e questo ci assolve un po' per non aver commesso il fatto. Le norme nuove, il PPR in primis correttamente applicate, non hanno consentito di aprire una nuova ferita sui fianchi del monte. Anche il comune buon senso non lo avrebbe capito, eppure vengono registrate voci critiche, contrarie dunque alla decisione presa; quella del Sindaco di Mergozzo innanzitutto. Registriamo il suo motivato dissenso; certo che la situazione del monte ci lascia comunque dubbiosi anche sulle modalità con cui le operazioni minerarie vengono svolte e pensare che a quelle in corso ne avrebbero potuto fare seguito altre non ci pare sarebbe stata la soluzione. Per una che si chiude, un'altra la si attende. E' infatti al momento interrotta la procedura di rinnovo della concessione mineraria Seula sul monte Camoscio di Baveno. L'Azienda si è presa tre mesi di tempo per integrare e modificare il progetto secondo le indicazioni dettate dalla conferenza di valutazione ambientale. Nel merito però nulla sappiamo, ci toccherà aspettare; staremo più attenti.

 Da La Stampa:   
"Bocciata dalla Regione la richiesta per una nuova cava di granito al Montorfano
Il no legato ai vincoli delle zone di protezione speciali e a quelli del piano paesaggistico



Niente nuove cave sulle pendici del Montorfano a Mergozzo perché in contrasto con quanto prevedono il piano paesaggistico e i vincoli delle zone di protezione speciale. Un diniego che riguarda anche le vecchie attività minerarie da riaprire. Nei giorni scorsi infatti, con una delibera della giunta Chiamparino, la Regione ha negato l’autorizzazione alla «Minerali industriali srl». L’atto conclude un iter partito nel dicembre 2016 quando la società con sede a Novara - ma con attività in tutta Italia (nel Vco anche a Verbania e in valle Vigezzo) e in varie parti del mondo - aveva avanzato la richiesta di concessione mineraria decennale. 
Si trattava di riaprire una vecchia cava di granito bianco di Montorfano da cui recuperare detriti per trasformarli in feldspati. L’area interessata sarebbe stata di 13,1 ettari, dei quali 6,1 di intervento minerario; il materiale che si poteva estrarre era stimato in 438 mila metri cubi. «L’attività non è da considerarsi di “coltivazione” in senso stretto ma piuttosto di “pulizia”, cioè di asportazione totale del materiale detritico» era scritto nel procedimento. 
«Confermiamo che la nostra domanda è stata bocciata» si limitano a dire dagli uffici tecnici di Masserano (Biella) della «Minerali industriali» senza aggiungere altre valutazioni. 
Il sindaco deluso
«Sapevamo da tempo che al Montorfano non si possono aprire nuove cave perché, giustamente, sarebbe deleterio per la bellezza dell’abitato e quindi capiamo i vincoli delle zps - spiega il sindaco di Mergozzo Paolo Tognetti -. L’opera di “Minerali industriali” sarebbe però stata diversa, perché andava a bonificare una vecchia cava già esistente, senza scavare ulteriormente la montagna. Avrebbe fatto così un lavoro importante che il Comune non può permettersi. Invece la Regione l’ha equiparata all’avvio di una nuova cava».

giovedì 15 febbraio 2018


Nel Vco sono 200 le centraline idroelettriche autorizzate. Nuovi comitati a tutela dei fiumi
Alcune già completate, altre ancora da realizzare e 70 sono in attesa del via libera. Gli ambientalisti: “Danneggiano territorio e turismo”.


Una delle centraline in fase di realizzazione nel Comune di Crevoladossola

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venerdì 9 febbraio 2018

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mercoledì 7 febbraio 2018

VOGOGNA: LA MONTAGNA INCANTATA


Risultati immagini per la montagna incantata

Dopo una lunga, ma non inutile attesa I.N. ha potuto venire in possesso di tutta la documentazione relativa alla costruzione della collina artificiale di Vogogna. Una delle prime cose che salta all'occhio è l'esistenza di un conflitto di interessi che vede coinvolto lo stesso progettista dell'opera, Vice Sindaco del piccolo Comune, con delega ai lavori pubblici e quindi a lui sarebbe preclusa l'attività professionale in loco. L'articolo 78 del Testo Unico sull'ordinamento degli Enti Locali non lascia a riguardo spazi interpretativi, ma tantè. Il Responsabile del Servizio è invece il medesimo Sindaco, il che sembrerebbe cosa lecita, salvo che poi un qualche problema con il suo Vice avrebbe potuto anche nascere, ma come vedremo non ci hanno fatto molto caso. Nel merito invece della montagna sorta dal nulla, essa è cresciuta sul terreno a destinazione agricola e al proposito nessuna norma, locale o di altra natura che fosse, lo ammette. Quanto poi alla realizzazione in conformità ai disegni, in essi non c'è traccia del profondo scasso scavato nel terreno per far posto alla collina. In altre parole il profondo buco, scavato non si sa a quale scopo, non era previsto, così almeno leggendo con attenzione i disegni prodotti e quotati. Di tanto non c'è traccia che tutto il materiale prelevato pare ora aver formato un'altra collina a fianco di quella prevista, ma inesistente sui disegni, quindi riteniamo abusiva in toto. Evidentemente bisogna dire che nonostante la vigile presenza di un Sindaco e di un Assessore delegato, e nel caso progettista e direttore di quell'opera, abusiva appunto, non si accorgono di ciò che succede nel loro piccolo comune, neppure delle cose che fanno loro stessi. Che dire poi della prescrizione circa la temporaneità della collina che la Soprintendenza ha indicato quale condizione per il rilascio del secondo dei due permessi che abbiamo visionato. Il tempo della durata temporanea non è noto, è indicato come tale, ma  nella istanza dell'Azienda non c'è traccia di data finale. La data finale non la mette neppure l'Onorevole che si limita a riprodurre nel testo prestampato le condizioni generali cui tutte le autorizzazioni di paesaggio sono sottoposte, cioé attuabili in 5 anni. Siccome le autorizzazioni sono due, una datata 2013 e la seconda datata 2017, ciò significa che per almeno 10 anni la montagna sta lì e questa non è certo la temporaneità che forse intendeva la Soprintendenza. Tralasciamo gli svarioni, le imprecisioni, anche i travisamenti che sono contenuti nelle carte, tutta roba molto approssimata, mal scritta e mal fatta tanto che ha alla fine ha generato la montagna che stupisce, ma non incanta. Da quel che abbiamo raccontato manca ancora l'esito degli accertamenti che sulle questioni più strettamente industriali dovrebbe aver avviato l'Ente Provincia e che proprio oggi abbiamo sollecitato. Vedremo.