L’ELEVATO VALORE PAESAGGISTICO DELLE AREE DELL’ALTA VALLE FORMAZZA, DELL’ALPE CRAVARIOLA E DELL’ALTA VALLE ISORNO
Tra i documenti del progetto si nota una notevole carenza nell’analisi dello stato dei luoghi, sia nelle analisi sul terreno e sia nello studio dei documenti a stampa.
Si deve ricordare che:
Area dell’alta Valle Formazza
area, che comprende il territorio dal Passo San Giacomo a nord, al Lago Nero a sud, con le pendici del Monte Basòdino e della Punta del Kastel (entrambe oltre i 3.000 metri di altitudine), i due laghi Boden, il Lago del Toggia e “la zona carsica del Kastel, sita nel comune di Formazza, ha notevole interesse perché la zona è unica nelle Alpi Lepontine per l’estrema varietà di presenze geologiche. Sono presenti tutti i terreni geologici, dai gessi affioranti ai calcescisti agli gneiss.
Ugualmente unico è l’aspetto geo morfologico, di eccezionale varietà. Si nota il passaggio dal predeserto nivale al deserto nivale con un’ampia circolazione ipogea legata al fenomeno carsico e numerose sorgenti che caratterizzano il comprensorio come zona umida.
Di interesse rilevantissimo anche il chimismo del lago Kastel”.
La flora è ampia e correlata alla varietà geologica e allo sfruttamento pastorale del territorio nelle sue parti pianeggianti.
Le attività pastorali con la loro presenza perfettamente inserita nel territorio di mandrie di vacche e stalloni pregiati da centinaia di anni contribuiscono a un equilibrio ecologico difficilmente riscontrabile altrove”[1]
L'area si trova ad una quota molto elevata, tra i 2100 e i 3273 metri di altitudine, ed è pertanto praticamente inaccessibile, salvo che per i praticanti dello sci-alpinismo, per buona parte dell'anno, e come tale più facilmente tutelabile da ogni forma di trasformazione antropica che ne possa modificare le caratteristiche naturali.
Area dell’Alpe Cravariola e del Lago di Matogno
Si trova in parte sullo spartiacque alpino, e in parte (Alpe Cravariola) oltre allo spartiacque stesso, e quindi geograficamente in territorio svizzero, costituendo la testata superiore di una delle valle laterali della ticinese Vallemaggia.
Le aree sono poste ad una quota posta tra i 2200 e i 2900 metri di altitudine, e sono pertanto praticamente inaccessibili per buona parte dell'anno.
Nella stagione estiva è stata frequentata sin dai tempi più antichi come alpeggio d'alta quota; l'accesso avviene tuttora unicamente attraverso sentieri alpini, dal fondovalle nel Canton Ticino oppure, provenendo dall'Italia, scavalcando lo spartiacque alpino al Passo della Fria (mt 2499), sul quale la neve persiste spesso sino al mese di giugno inoltrato, tanto che per far transitare le mandrie si sono scavate per secoli profonde trincee nella neve, mentre più di recente è stata scavata all’uopo una vera e propria galleria nella montagna.
Proprio grazie a questa particolare situazione geografica e geopolitica, oltre che alle oggettive difficoltà di accesso, l'area si è finora conservata integralmente nelle sue caratteristiche naturali e paesaggistiche.
Storicamente, “Cravariola è stato sempre considerato come uno dei migliori pascoli montani dell'Ossola per estensione, esposizione, qualità del cotico erboso, e quindi di singolare valore per l'economia antigoriana, che teneva a cardine non sostituibile le attività zootecniche.
Ancora a metà del XIX secolo la vallata ospita più del quindici per cento del patrimonio bovino dell'Ossola intera ed i suoi allevatori si mostrano, in tutti i tempi, capaci, risoluti e pieni di iniziativa. Cravariola originariamente fa parte del feudo de Rodis: Guido de Rodis ne riceve l'investitura da Ottone IV nel 1210; poi, con l'avvicendarsi delle generazioni, il feudo viene spartito tra gli eredi, che a poco a poco sono costretti ad alienare il patrimonio degli avi” alle comunità dell'alta Valle del Toce.
A partire dal Cinquecento l'Alpe è teatro di ripetuti atti di violenza e abigeato tra alpigiani di Antigorio e uomini di Vallemaggia.
A metà Ottocento la storia di Cravariola registra lo snodo definitivo: un arbitrato internazionale pone fine alle contese, riconoscendo la sovranità italiana sul territorio nonostante l'appartenenza geografica all'area del Canton Ticino.”[2]
LE PREVISIONI DI UTILIZZO DEL TERRITORIO
Il Piano Paesaggistico Regionale Adottato dalla Regione Piemonte con D.G.R. n.53-11975 in data 4 agosto 2009.
Nelle norme tecniche di attuazione, all’art.13 Aree di Montagna – Prescrizioni, si prescrive che la progettazione degli interventi in tali aree per la produzione e la distribuzione dell’energia, dovrà garantire il rispetto dei fattori caratterizzanti la componente montagna quali crinali e vette di elevato valore scenico e panoramico, nonché l’assenza di interferenze rischiose o comunque negative.
Sempre nelle NTA all’art.15 Laghi e territori contermini, tra gli indirizzi, alla lettera a. si indica di preservare l’elevato grado di naturalità dello specchio lacustre e le differenti connotazioni ambientali e paesaggistiche delle aree contermini…, ed alla lettera d. di assicurare l’attenta localizzazione e la corretta contestualizzazione e mitigazione degli interventi sulle infrastrutture, gli impianti, le reti e le strutture per la produzione di energia …
Inoltre, nelle schede degli ambiti di paesaggio, il PPR prende in considerazione tutte le aree citate, in particolare nella scheda dell’ “ambito 1 – Alpe Veglia – Devero – Formazza” e nella scheda dell’ ”ambito 7 – Valle Isorno”.
Nella descrizione degli indirizzi di cui all' ”ambito 1 – Alpe Veglia – Devero – Formazza” il PPR afferma che “l’alta valle Formazza rappresenta una rilevante valenza paesaggistica strettamente connessa … alla potenziale valorizzazione delle attività caratterizzanti la vallata, con particolare attenzione alla presenza connotante della comunità Walser. Nella descrizione delle condizioni di cui all' ”ambito 1” individua la presenza di un “ambiente prevalentemente connotato da un elevato grado di integrità e rarità, con una ricchezza di habitat sensibilmente maggiore di quella riscontrabile in altre aree alpine della regione”.
Nella descrizione degli indirizzi di cui all' ”ambito 7 Valle Isorno” il PPR individua:
- le “emergenze fisico naturalistiche: le forme glaciali (dossi e morene) nei dintorni del lago naturale di Matogno” che “formano un evidente sistema di elevato valore paesaggistico”
- i “fattori caratterizzanti: sistema di pascoli, aree prative e alpeggi in quota storicamente consolidato nella valle”
- i “fattori qualificanti: lago di Matogno”
- le “dinamiche in atto: la presenza di sentieri per raggiungere l'alta valle ha mantenuto una integrità unica nel paesaggio locale, anche associata al fatto che quasi tutto il territorio è di proprietà comunale, e quindi meno soggetto a iniziative private non organiche”
- le “condizioni: la ricchezza degli habitat, insieme al paesaggio dai caratteri spiccatamente “alpini”, si unisce con elevati valori di integrità, rarità e buona stabilità, specialmente per le condizioni di scarsa accessibilità (manca la viabilità carrabile, caso quasi unico in Piemonte)”
- gli “indirizzi e orientamenti strategici: vista la contiguità con altre aree protette, considerato un basso livello di trasformazione sia in atto che previsto, considerata l'alta rilevanza ed integrità della situazione paesaggistico-ambientale, la valle per intero o in parte è adatta ad essere protetta come parco naturale al fine di costituire un importante polo di naturalità alpina, nell'insieme con i parchi degli ambiti limitrofi e transfrontalieri”.
Le nuove aree protette e le iniziative transnazionali: il Parco Nazionale del Locarnese
Con riferimento all’alta Valle Isorno ed all’alpe Cravariola (ma il discorso può essere esteso a tutta l’alta Valle Formazza), il Piano Paesaggistico Regionale ha giustamente posto in evidenza che “la valle per intero o in parte è adatta ad essere protetta come parco naturale al fine di costituire un importante polo di naturalità alpina, nell'insieme con i parchi degli ambiti limitrofi e transfrontalieri”
A tal proposito va segnalato che il progetto del Parco Nazionale del Locarnese è attualmente in fase avanzata di elaborazione: comprende 14 comuni e 13 patriziati del cantone Ticino, ed è volto a valorizzare e tutelare un territorio definito “di straordinaria bellezza e unico nel suo genere, che si estende dalle isole di Brissago, sul Lago Maggiore, fino al villaggio di Bosco Gurin, l’unico insediamento Walser del Ticino”. Il progetto del Parco si pone come obiettivo di “valorizzare tutti i tesori racchiusi in questo territorio, in collaborazione con i vari enti, le associazioni e la popolazione, promuovendo il turismo e i prodotti tipici regionali, in modo da infondere nuovi impulsi allo sviluppo sostenibile di tutta la regione”
Obiettivi che peraltro si possono condividere integralmente anche per il territorio italiano.
Il progetto svizzero prevede la collaborazione con il territorio italiano confinante al fine di favorire la protezione dell’ambiente e del paesaggio.[3]
In questo ambito, in territorio svizzero sono anche in corso iniziative volte a favorire la valorizzazione dei settori agricoli e agrituristici, come il progetto dell’Associazione Paesaggio Bosco Gurin “Walserdorf Bosco Gurin 2011-2015”, iniziativa di interesse regionale che mira in particolare allo sviluppo e alla valorizzazione della filiera agro-alimentare ed alla creazione di attrattive agrituristiche.
Osservazioni Al progetto
Visto quanto sopra accennato, oggetto di una prima lettura della documentazione di progetto, si formulano di seguito le seguenti osservazioni e richieste di modifica del progetto stesso.
Relazione tecnico illustrativa
Al punto 3 “Ubicazione dell’intervento e opere attraversate” (pagina 3), si sostiene che il tracciato in progetto è stato studiato cercando di “minimizzare l’interferenza con le zone di pregio ambientale, naturalistico, paesaggistico …”.
A tal proposito, si osserva invece che il progetto proposto, per le aree in argomento, offre delle soluzioni del tutto insoddisfacenti, o meglio ancora, si può dire che non offra soluzione alcuna!
Se il progetto venisse attuato così come proposto, la gran parte delle aree di pregio ambientale, naturalistico, paesaggistico dell’alta valle d’Ossola ne risulteranno fortemente ed irreparabilmente compromesse.
Se il progetto in corso si propone realmente l’obiettivo della “Razionalizzazione della rete AT nella Valle Formazza”, dovrà prendere in considerazione, in via assolutamente prioritaria, l’opera di ripristino di quei paesaggi, oggi riconosciuti di pregio, che vennero pesantemente compromessi all’epoca dell’”industrializzazione elettrica”, in anni in cui i valori paesaggistici e naturali venivano sostanzialmente sacrificati sull’altare del “progresso” della Nazione, rimuovendo nelle aree più sensibili gli impianti aerei di trasporto dell’energia elettrica, e sostituendoli con soluzioni più adeguate.
Relazione paesaggistica
Al paragrafo 8.1.3
Il progetto e le alternative proposte non tengono conto dell’elevato valore paesaggistico dell’area.
A parere della presente Associazioni non è giustificabile, ad esempio, l’affermazione che un tale tracciato è “mascherato alla vista dall’abitato situato nella conca di Riale e dalla cascata del Toce”.
L’alta Valle Formazza è normalmente e fortemente frequentata tutto l’anno da praticanti l’escursionismo, l’alpinismo, lo scialpinismo, e la vista dei nuovi elettrodotti, così come previsti dal progetto, è di fortissimo impatto proprio nei luoghi di maggiore interesse degli itinerari dell’alta Valle Formazza e dell’alta Valle Isorno – Alpe Cravariola.