lunedì 27 agosto 2018

VOGOGNA - L'ORDINANZA



Come era ampiamente prevedibile, alla scadenza della prima delle due "autorizzazioni temporanee" improvvidamente rilasciate dal Comune di Vogogna, è lo stesso Comune, o meglio lo stesso Onorevole, che pressato ci informa di aver dovuto emettere un' ordinanza per ristabilire l'ordine, appunto, violato. Per la verità l'ordine era stato leso proprio dal Comune, consentendo che terreni agricoli potessero essere utilizzati per ammassarvi, per complessivamente una decina di anni, una quantità di materiali tali da realizzarvi una vera e propria collina artificiale. Ora l'Onorevole Sindaco ha dato sei mesi di tempo per sgomberare il primo dei due ammassi e ridurne il secondo secondo progetto autorizzato. Il tempo sta già correndo e passerà presto. Dove poi andrà a finire tutta quella quantità, questa è una domanda che attende una risposta e vedremo se non ci scapperanno proroghe o qualche altra diavoleria. Certo che tutto era prevedibile vista la grande capacità dimostrata dall'azienda interessata di edificare la collina e la minor propensione a smaltirla, ma di questo prevedibile esito sembra che l'unico che non se accorgesse fosse proprio il Comune che mai si era preoccupato di tutelarsi facendo sottoscrivere, ad esempio, impegni unilaterali che definissero tempi e modi di smaltimento e quindi di rimessa in pristino dell'area. Non dimentichiamo che la vicenda nascondeva anche un oggettivo conflitto di interessi poiché gli atti di progetto portano la firma di un assessore delegato ai lavori pubbliche che, per legge, non certo perché lo scriviamo noi, non avrebbe potuto svolgere attività professionale nel Comune in cui era titolare di delega assessorile. Acqua passata, peccato veniale che non sta a noi censurare; a noi interessa di più la questione ambientale , ma anche qui le cose non sono andate per il verso giusto. Dopo un'infinità di mesi da quando abbiamo portato la questione all'attenzione di altri Enti deputati a controlli, alcuni giorni fa ci è stata recapitata una letterina, si compone di unico rigo, in cui un impeccabile funzionario della Provincia del VCO ci informa che : "sono in corso approfondimenti". Evviva.

giovedì 23 agosto 2018

INTERCONNECTOR ITALIA/SVIZZERA. UNA STORIA INFINITA



Risultati immagini per interconnector italia svizzera avviso




Si apre o, meglio dire, si riapre un nuovo capitolo intorno alla vicenda del progetto Interconnector. Terna, recenti dichiarazioni pubbliche a parte, ha calato nuove carte, con l'intento dichiarato di dare una risposta alle richieste che alcuni Enti, coinvolti nel processo autorizzatorio, avevano posto. Queste nuove carte sono conosciute e fatte oggetto di una nuova fase di consultazione pubblica. Domani scadono i termini per presentare osservazioni. Italia Nostra si è presa in carico l'esame delle nuove proposte riguardo la localizzazione della stazione di conversione. Per vero non ci pare ci siano molte novità, anzi quasi nessuna. Comunque vi postiamo qui sotto quanto è in corso di spedizione al Ministero Ambiente che sta svolgendo l'esame di valutazione del progetto e delle sue integrazioni.




Sezione Verbano Cusio Ossola 


23/08/2018 

Prot. 2618 


Spett. Ministero Ambiente e della 
difesa del mare e del territorio 
Direzione Generale Valutazioni Ambientali 

pec: dgsalvaguardia.ambientale@pec.minambiente.it 


OGG: Valutazione di impatto ambientale - Progetto Interconnector Italia/Svizzera- All'acqua/Baggio. 
Integrazioni volontarie prodotte da Terna. 
Osservazioni di Italia nostra VCO . 

In qualità di Sezione Locale Provinciale del VCO della Associazione Nazionale Italia Nostra onlus, a seguito di avviso pubblicato da Codesto Ministero inoltriamo nostre osservazioni relative alle integrazioni volontarie prodotte da Terna e riferite alla stazione di conversione di Pallanzeno/Piedimulera/Vogogna. 

Il Presidente 

Piero Vallenzasca 



LA STAZIONE DI CONVERSIONE 


Le integrazioni volontarie prodotte da Terna, avrebbero dovuto rispondere ad alcuni quesiti fondamentali posti da Mattm , Reg. Piemonte e Mibact e che, nell’ordine si riportano integralmente: 

"Per quanto riguarda la scelta della localizzazione delle SE di conversione la metodologia proposta nel SIA non appare idonea, in quanto: 

 si assegna, di fatto, un peso complessivo del 60 % alle componenti di urbanizzazione del territorio (distanze da strade, linee elettriche, pendenze), mentre ai criteri ERPA, che definiscono in maniera complessa i vincoli ambientali, viene assegnato solo un peso pari al 20%; 

 le varie componenti agiscono nel definire il valore di localizzazione in parallelo (somma), con il risultato che la presenza di un vincolo ambientale e normativo (ad esempio la presenza di una fascia di esondazione fluviale) non rappresenta un reale ostacolo alla definizione di un valore calcolato alto, che può essere ottenuto sulla base delle altre componenti, aventi un peso elevato. 

Pertanto, si chiede una sostanziale modifica della metodologia utilizzata per la valutazione delle aree da destinare alla localizzazione delle SE di conversione AC/DC, che preveda una sostanziale ridefinizione dei pesi delle componenti, con una rivalutazione del peso di ERPA e della funzione utilizzata per ottenere il valore finale ("produttoria" dei pesi invece della sommatoria). 

Al fine di ridurre l'impatto paesaggistico ed ambientale della stazione di conversione elettrica di Pallanzeno, dovrà verificare l'esistenza di alternative localizzative della stessa, considerando eventuali aree industriali dismesse esistenti in loco o più in generale aree già compromesse dall'impermeabilizzazione, che siano inutilizzate o sottoutilizzate, in modo da contenere il più possibile il consumo di suolo libero e l'impatto paesaggistico e ambientale dell'opera. Nel caso in cui non fosse possibile trovare alternative localizzative, dovranno essere illustrate modalità di mitigazione dell'impatto visivo-ambientale della stazione elettrica, tenendo conto anche della vicinanza del SIC IT 1140006 "Greto Torrente Toce tra Domodossola e Villadossola" e della ZPS 1T1140017 "Fiume Toce. La progettazione dovrà altresì prevedere specifiche misure di mitigazione e compensazione di tipo paesaggistico da realizzarsi nei medesimi siti d'intervento, da eseguire contestualmente alla realizzazione degli interventi stessi; 

Dovranno quindi essere valutate alternative progettuali e di tracciato per i tratti di elettrodotto ricadenti nei Siti Natura 2000, che prendano in considerazione lo spostamento del tracciato e/o l'interramento della linea ai sensi dell'art. 4 comma 1, lettera e, delle Misure di Conservazione per la tutela dei siti della Rete Natura 2000 del Piemonte in attuazione dell'art. 40 della I. r. 19/2009, delle Direttive 92/43/CEE e 2009/147/CE, del DPR 357/1997 e s.m.i. e del DM 17/10/2007 e s.m.i. ed in coerenza con i piani dì gestione ed area dei SIC del Parco del Ticino e del Lago Maggiore, con particolare riferimento ai SIC/ZPS "Fondo Toce - IT 1140001, Lagoni di Mercurago =171150002; nei medesimi Siti Natura 2000 analizzare l'interferenza dell'attuale soluzione progettuale con l'habitat prioritario 91E0 "Foreste alluvionali di ALNUS glutinosa e Fraxinus excelsior tra i piloni 4 e 5 poco a valle della stazione di Pallanzeno e valutare alternative progettuali finalizzate ad evitare il contatto con tale habitat o la sua alterazione, garantendone la salvaguardia con idonee soluzioni.

Dislocazione alternativa della S.E. prevista a Pallanzeno presso esistenti ambiti industrializzati, già compromessi, andando a saturare zone intercluse a destinazione produttiva, come ad esempio presso gli ambiti produttivi di Villadossola o l'"area industriale dell'Ossola", in prossimità di Piedimulera, da approfondirsi previa analisi multicriteria e indagini di Valutazione di Impatto Ambientale, e individuando comunque soluzioni progettuali più idonee ai fini di un inserimento paesaggistico accettabile, stante la dimensione del complesso della S.E. che si configura come elemento fuori scala."


Occorreva dunque che Terna rispondesse ad una richiesta fondamentale, mossa da più enti che chiedevano che individuasse un’alternativa radicale rispetto alla localizzazione della stazione di conversione di progetto: quella di Pallanzeno. 
L’alternativa avrebbe dovuto rispondere a due fondamentali requisiti: evitasse nuovo consumo di suolo da un lato e dall’altro individuasse un sito che, preferibilmente, ricadesse in ambiti industriali già compromessi, saturandone zone intercluse o riutilizzando ambiti industriali dismessi. 
Era stata dunque espressa questa esigenza primaria e fondamentale collegandola comunque alla necessità di ridurre l’impatto sul territorio della progettata struttura, anche attraverso la previsione di un inserimento paesaggistico più accettabile e la previsione di misure di mitigazione e compensazione di tipo paesaggistico da realizzarsi contestualmente alla costruzione dell’opera. 
Vi era poi una richiesta che riguardava la metodologia di valutazione utilizzata, con una rimodulazione dei pesi usati ed in particolare con il riequilibrio tra quelli assegnati alle componenti di urbanizzazione del territorio e quelli che definiscono in maniera complessiva i vincoli ambientali. 
Infine vi era una ulteriore richiesta che riguardava più in generale i tracciati degli elettrodotti nelle tratte in uscita dalla stazione di conversione, in particolare per evitare l’interferenza con il Parco Val Grande. 
A nostro giudizio Terna non ha dato risposta alla maggior parte delle richieste formulate; in particolare, nonostante gli approfondimenti forniti, è rimasta senza alcun esito la domanda fondamentale della ricerca di una nuova localizzazione della stazione di conversione, rispondente ai requisiti indicati dagli Enti coinvolti. 
Le alternative proposte, quella di Piedimulera e quella di Vogogna, non possono infatti considerarsi tali e ciò perché queste due “alternative” erano già state indicate nella prima integrazione di progetto. Ove fossero state considerate reali “alternative” non avrebbero avuto alcun senso le ulteriori richieste che gli Enti hanno invece posto. 
Terna ha tuttavia ribadito le precedenti soluzioni, ignorando così le richieste, ma dato per acquisito che la soluzione di progetto non li possedeva, nessuna delle due “alternative” presenta i requisiti localizzativi di non consumo di nuovo suolo e di saturazione di aree industriali esistenti o dismesse. Semmai le due “soluzioni alternative”, stando anche alle sole risultanze che emergono nella valutazione prodotta da Terna stessa, risultano, peggiorative rispetto alla soluzione di progetto. E allora perché riproporle ? 
Scartata forse troppo velocemente, senza motivazione, né tanto meno alcuna valutazione la soluzione Domo 2, nessuna ipotesi di localizzare la stazione in ambiti produttivi esistenti o dismessi è stata presa in considerazione. 
Gli unici elementi di novità sembra riguardino la metodologia di valutazione che, peraltro, anche perché inficiata da errori eclatanti riguardo l’alternativa di Vogogna e non solo, (ne tratteremo più avanti) non pare abbia fornito un esito molto diverso rispetto a quello già conosciuto nella prima integrazione di progetto. 
Se dunque Terna ha ignorato le alternative che, a titolo indicativo, erano state fornite dagli Enti coinvolti nel procedimento autorizzatorio, rimangono ignoti i motivi per i quali non abbia fornito alcuna indicazione riguardo l’impossibilità di localizzarvi lì la stazione, sia perché non abbia la stessa Terna formulato altre soluzioni che rispondessero ai medesimi requisiti. 
Se l’alternativa “internazionale”, quella che poteva vedere localizzata oltralpe la stazione di conversione e che pure era stata indicata da più soggetti coinvolti nel procedimento pubblico, e che tante problematiche nazionali avrebbe potuto risolvere, non da ultimo l’interramento di estese parti di linea in corrente continua, se dunque tale alternativa avrebbe potuto presentare ostacoli non dipendenti dalla volontà di Terna, non si comprende invece perché mai le reali alternative “locali” non siano state non solo indagate, ma neppure forse prese in considerazione. 
Terna avrebbe dovuto rispondere alla domanda rimasta invece inevasa e quanto ha, invece, volontariamente prodotto è il segno dell’intenzione di non recedere, per nulla, dalla soluzione originaria di progetto, pur in presenza di richieste autorevoli e convergenti sul medesimo tema. 
In altra ipotesi, la mancata indicazione di un sito alternativo sarebbe invece il segno di un’ impossibilità, seppur non dichiarata, di poterlo in concreto individuare. 
In tale ultima ipotesi verrebbe confermata la tesi, sostenuta da questa stessa associazione circa l’impossibilità del territorio di ospitare, con un impatto sostenibile, la stazione di conversione. 
Ove però la mancanza di soluzioni alternative, fosse dipesa da un’ effettiva impossibilità di perseguirle e praticarle, ancorché non dichiarato, Terna avrebbe dovuto, ma si trattava di una richiesta subordinata, individuare soluzioni mitiganti e compensative. 
Queste erano richieste esplicite avanzate da Mibact che giudicava la stazione di conversione comunque un intervento “ fuori scala”. 
Orbene, a prescindere dalla questione delle linee a valle della stazione di conversione che ha trovato da parte di Terna una parziale e locale alternativa di tracciato e di tecnologia, a riprova che ove lo si voglia è possibile, non ci pare che rispetto alla stazione di conversione, comunque localizzata, vi sia traccia di significative modifiche mitigative, salvo ritenere, come sembra leggendo la relazione di Terna, che una recinzione con pannelli ciechi di mt. 2,50 di altezza e a motivi variabili, sia una soluzione mitigante. Per il resto, peraltro, tutto viene affidato, in assenza di un progetto di livello adeguato, a simulazioni fotografiche, con tutta l’approssimazione del caso. 
Quanto poi alle soluzioni compensative, da realizzarsi, secondo la richieste di Mibact, nel corso stesso di costruzione degli impianti, non ci pare di averne trovata alcuna traccia. 
Per terminare poi sul punto siti alternativi, rimane inevasa la domanda domanda perché mai le aree industriali ex Sisma di Villadossola non possano essere riconvertite per insediarvi la stazione di conversione; perché mai l’area artigianale di Piedimulera, ora parzialmente inutilizzata, non lo possa essere, senza intaccare aree totalmente libere come vorrebbe Terna e perché mai, altro esempio, l’area industriale del basso Toce, in esteso stato di dismissione industriale, non sia stata individuata come idonea. Tutte domande legittime a cui Terna avrebbe dovuto dare una risposta e che invece sono rimaste, inspiegabilmente, inevase. 
Occorre anche segnalare una serie di “errori” compiuti nel corso della valutazione delle diverse soluzioni. 
Dato per scontato, ma non provato da parte nostra, che la metodologia utilizzata abbia risposto correttamente alle richieste formulate da Mattm, una serie di errori ed omissioni hanno sicuramente influito sul risultato finale della valutazione comparativa eseguita tra le tre diverse soluzioni. 
Occorre infatti precisare che, nonostante alcune affermazioni contrarie e contraddittorie contenute nella relazione di valutazione, specie riguardo il sito di Vogogna, tutte tre le alternative non presentano conformità urbanistica rispetto al progetto della stazione di conversione. Questo significa che l’approvazione, eventuale, di una delle soluzioni determinerà una variante automatica di piano. 
In tutte le alternative proposte gran parte delle aree è però classificata a destinazione agricola. 
Nella soluzione di progetto l’area di competenza del Comune di Villadossola è classata E1 ad elevata produttività agricola, mentre l’area di competenza del Comune di Pallanzeno è classificata agricola per insediamenti florovivaistici. 
L’alternativa di Piedimulera, caduta e decaduta anche ex lege la previsione ospedaliera, è in gran parte, di fatto, a destinazione a verde agricolo, mentre quella di Vogogna è, anche questa in gran parte, classificata E ad elevata produttività. 
Ciò premesso si osserva che la relazione di Terna non prende in considerazione lo strumento di pianificazione sovraordinata che è costituito dal Piano Territoriale Regionale ( P.t.r.) . 
Detto strumento costituisce un atto di indirizzo per la pianificazione anche locale. 
In particolare esso detta indirizzi, cioé previsioni di orientamento e criteri per il governo del territorio e del paesaggio rivolti alla pianificazione settoriale, territoriale e urbanistica alle diverse scale; agli enti territoriali competenti è riconosciuta la potestà, nel rispetto degli indirizzi stessi, di esercitare una motivata discrezionalità nelle modalità di recepimento, purché in coerenza con le finalità e gli obiettivi individuati dal Ppr. 
Inoltre il Ptr contiene direttive che sono previsioni che devono essere obbligatoriamente osservate nella elaborazione dei piani settoriali, dei piani territoriali e dei piani urbanistici alle diverse scale, previa puntuale verifica; eventuali scostamenti devono essere argomentati e motivati tecnicamente. 
Per quanto attiene l’uso del suolo agricolo si sottolinea che già il Piano Territoriale Regionale del 1997 relativamente ai suoli ad eccellente produttività, ascrivibili alla prima e seconda classe di capacità d’uso, evidenziava che: 
“le politiche territoriali regionali e locali devono confermare gli usi agricoli specializzati e scoraggiare variazioni di destinazione d’uso suscettibili di compromettere o ridurre l’efficiente utilizzazione produttiva dei suoli”. 
Il nuovo PTR (approvato con D.C.R. n. 122-29783 del 21 luglio 2011), oltre a porsi come obiettivo strategico la limitazione del consumo di suolo (art. 31), tutela i territori vocati allo sviluppo dell’agricoltura (artt. 24-26), in particolare se ricadenti nella prima e nella seconda classe di capacità d’uso dei suoli. Il comma 2 dell’art. 26 precisa che la tutela si applica anche ai territori ricadenti in terza classe di capacità d’uso dei suoli, qualora i territori in prima classe siano assenti o inferiori al 10% del territorio comunale.” 
A noi non pare che la normativa richiamata sia stata posta in evidenza da Terna e quindi manco preso in considerazione il problema di un eventuale possibile o meno superamento dei vincoli posti dal Ptr. 
Questa omissione ha, a nostro giudizio, determinato un’ attribuzione erronea dei valori numerici di sintesi della valutazione. Ad esempio occorrerebbe spiegare perché mai alla destinazione d’uso della soluzione di progetto, quella di Pallanzeno, venga attribuito il valore 2 e non 3 come più correttamente viene attribuito all’area di Piedimulera. 
Tuttavia l’esame della relazione di Terna non presenta soltanto una così vistosa omissione, su di una problematica quale quella del consumo del suolo che invece è stata proprio l’oggetto delle richieste degli Enti coinvolti. 
Vi sono anche evidenti errori di analisi, non riconducibili a semplici refusi. 
Ci riferiamo in particolare all’esame dei vincoli posti sull’area dell’alternativa di Vogogna. 
Trattasi di un ambito in gran parte compreso nella fascia di mt. 150 dalla sponda dx del fiume Toce, quindi soggetto a vincolo paesaggistico per legge. Ebbene Terna afferma l’inesistenza del vincolo. 
E’ evidente che, errata l’analisi, errate risultano poi le conclusioni contenute nella scheda di sintesi. 
Sempre riguardo il medesimo sito, Terna afferma l’inesistenza di altri vincoli amministrativi. 
Essa ignora totalmente il vincolo di rispetto stradale di mt. 40 dal ciglio della SS 33. Anche in questo caso, errata l’analisi, errate risultano le conclusioni contenute nella scheda di sintesi. 
Ma anche riguardo le altre due alternative, pur rilevata la presenza delle fasce di rispetto stradali, sembra che tale elemento non venga considerato un vincolo. Come infatti interpretare l’affermazione che: “non esistono vincoli amministrativi, fatte salve le fasce stradali” ? Crediamo che i vincoli esistono o non esistono, mentre affermazioni sibilline e confuse non debbano essere contenute in relazioni che hanno la pretesa della correttezza metodologica e non solo. 
Anche per l’area di Piedimulera permangono indeterminatezze di analisi che non aiutano a chiarire il quadro di riferimento, ma lo rendono confuso e opaco. 
L’affermazione che trattasi di area per attrezzature sanitarie ed ospedaliere è comunque del tutto imprecisa e non tanto, come si afferma in altra parte della relazione, per localizzazioni sanitarie successivamente e altrove individuate, ma quanto piuttosto per intervenuta decadenza quinquennale del vincolo lì posto, se è vero che esso risalga al 18/07/2005, data di approvazione dello strumento urbanistico. 
Considerato il decorso quinquennio, tale vincolo sarebbe infatti decaduto ex lege, con attribuzione semmai di una zona ora “bianca” di PRGC. Di fatto trattasi di area agricola con tutte le problematiche di tutela e di limitazione delle trasformazioni d’uso che la normativa sovraordinata, più sopra richiamata, reclama e che Terna HA ignorato. 


Conclusioni: 

Tutto quanto da noi esposto, l’analisi che abbiamo condotto è certamente parziale, ma crediamo sufficiente a dimostrare che le integrazioni volontarie prodotte da Terna non possano non essere sottoposte ad un severo vaglio critico da parte dei soggetti valutatori. 

Esse non hanno risposto alle richieste fondamentali, plurime e convergenti, che gli Enti coinvolti nel processo autorizzatorio avevano posto. Le hanno, semplicemente, ignorate. 
Di più Terna ha compiuto analisi inadeguate e insufficienti, omettendo di prendere in considerazione elementi fondamentali di valutazione, quale l’esistenza della pianificazione sovraordinata di livello regionale. 
Inoltre ha compiuto errori eclatanti di analisi nell’esame delle condizioni di fatto e di diritto dei singoli siti presi in considerazione. 
Il complesso delle carenze ed errori rilevati nell’analisi compiuta da Terna, ha comportato la distorsione delle conclusioni e delle valutazioni comparative di sintesi contenute nella relazione integrativa, inficiandone le risultanze. 
Chiediamo pertanto che queste integrazioni volontarie siano dichiarate irricevibili perché non rispondenti alle richieste poste e inficiate da errori oggettivi di analisi e di giudizio. 

23/08/2018 

Italia Nostra onlus 
sezione provinciale del VCO 

Il Presidente


domenica 12 agosto 2018

ALPE DEVERO-L'OPINIONE DEL CAI



Alpe Devero (foto Paolo Pirocchi)

25 giugno 2018 - Il Club alpino italiano esprime preoccupazione e disappunto relativamente al progetto "Avvicinare le montagne, proposta di accordo territoriale", presentata dalla società San Domenico per la riqualificazione e razionalizzazione del sistema delle Valli Divedro e Antigorio, all’Alpe Devero (VCO). E’ questo il contenuto dellamozione approvata all’unanimità dal Comitato Centrale dell’associazione.

Si tratta di un progetto che, come sottolinea la Commissione Interregionale Tutela Ambiente Montano Piemonte Valle D’Aosta del CAI, prevede una profonda infrastrutturazione dell’area, attraverso la costruzione di nuovi impianti a fune, che interesserebbe buona parte dell’Area SIC Veglia-Devero-Monte Giove e causerebbeun diffuso impatto ambientale, frammentando habitat già di per sé in equilibrio precario.

Nonostante la dichiarata volontà di perseguire la "ecosostenibilità", il Club alpino italianosottolinea come, allo stato attuale della documentazione resa pubblica, il progetto "Avvicinare le montagne" confligga in maniera evidente con alcuni target della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, approvata dal Governo il 2 ottobre 2017 in ottemperanza della Agenda 2030 sottoscritta dallo Stato Italiano. In particolare il 15.1 (Entro il 2020, garantire la conservazione, il ripristino e l’utilizzo sostenibile degli ecosistemi di acqua dolce terrestri e dell’entroterra nonché dei loro servizi, in modo particolare delle foreste, delle paludi, delle montagne e delle zone aride, in linea con gli obblighi derivanti dagli accordi internazionali)e il 15.4 (Entro il 2030, garantire la conservazione degli ecosistemi montuosi, incluse le loro biodiversità, al fine di migliorarne la capacità di produrre benefici essenziali per uno sviluppo sostenibile).

"Il CAI è impegnato a contrastare la realizzazione di nuove opere a fune e a impedire la realizzazione di nuove stazioni sciistiche sotto i 2000 metri (e a ridurre l’impatto sino a prevederne la crescita zero sopra i 2000 metri)", ricorda il Vicepresidente generale Erminio Quartiani. "Appoggiamo e appoggeremo tutte le iniziative di sostituzione dell’attività sciistica con il turismo dolce e ambientalmente orientato alla sostenibilità. Così come sosterremo ogni forma di collaborazione tra istituzioni, enti pubblici e privati che intendano mettersi in rete per valorizzare le specificità locali, la tipicità ambientale e le tradizioni dell’accoglienza, potenziando così anche servizi tra loro complementari all’offerta sciistica".

Il CAI ribadisce dunque la piena disponibilità all’approfondimento dell’analisi progettuale, congiuntamente all’auspicio di poter verificare altrettanta disponibilità all’ascolto e alla eventuale accettazione delle aspirazioni provenienti dal variegato e rappresentativo corpo sociale degli oltre 316.000 Soci.

Comunicato Club alpino italiano

sabato 11 agosto 2018

ALPE DEVERO: SI AVVICINANO LE DECISIONI




Ieri sera una bella serata in Devero!
Dal Comitato Tutela Devero: "Ieri sera al Museo dell'Alpeggio di Devero più di 100 persone si sono raccolte per ascoltare le riflessioni su quale futuro per l'Alpe Devero, una serata organizzata da Legambiente e dal Comitato Tutela Devero.
Ha condotto l'incontro Luca Vanini, storica presenza del Devero e tra i fondatori del Comitato, sottolineando come si trattasse di un incontro di carattere informativo e introducendo i temi. Il presidente dell'Ente Aree Protette dell' Ossola Paolo Crosa Lenz ha ribadito con energia la posizione di contrarietà al Progetto Avvicinare le montagne. Michele Galmarini, nato e vissuto all'Alpe Devero a sua volta fondatore del Comitato, ha raccontato il valore irrinunciabile dell'unicità di questo meraviglioso angolo delle Alpi . Molto dettagliato l'intervento di Raffaele Marini rappresentante della Citam, organo tecnico del Cai, che ha puntigliosamente spiegato la posizione dal Cai, di "preoccupazione e disappunto" nei confronti del Piano Strategico, evidenziando tutta la legislazione che osta a uno sviluppo basato sulla costruzione di impianti a fune, sul turismo di massa, rimarcando l'irrinunciabile valore dell'ambiente naturale non sacrificabile ad interessi economici. Vanda Bonardo, Responsabile Nazionale Alpi e Presidenza Nazionale Comitato Scientifico di Legambiente, ha ricordato le numerose esperienze di turismo sostenibile che stanno sviluppandosi nelle Alpi, indicandole come la strada da percorrere per una area così preziosa come l'Alpe Devero. Ha chiuso la serata la lettura di una lettera inviata al Comitato dallo scrittore Paolo Cognetti, vincitore del premio Strega 2017: "la conservazione della vostra montagna non è solo ecologia: è anche il vostro futuro economico, un paesaggio integro varrà sempre più nei prossimi anni e ancora di più per i vostri figli. Varrà oro".

martedì 7 agosto 2018

STRESA- MACHERE



Con infinita pazienza, abbiamo finalmente ricevuto una prima risposta da parte della Regione in merito alla controversa questione del rio Machere. Per chi non ricorda la questione invitiamo ad andare alla ricerca di un nostro precedente articolo a proposito. Ora pubblichiamo questa risposta che , se non ci soddisfa pienamente, almeno ci consente di non ritenere chiuso l 'argomento. Infatti produrremo presto nuovi documenti per dimostrare che la esatta identificazione del rio non è cosa impossibile. Tace ancora, invece, il Comun e di Stresa, gestore poco consapevole dei vincoli di paesaggio che ora si trincera dietro un improponibile: " non abbiamo tempo".