martedì 28 aprile 2020

VERBANIA RISPONDE MA NON CAMBIA









E' pervenuta una prima risposta alle contestazioni mosse sulla realizzazione della nuova pista da bmx in località Piano Grande di Fondotoce. La risposta ci viene data dal dirigente dello SUAP del Verbano, peraltro il medesimo dirigente firmatario del Permesso a Costruire che conferma, con una lunga disamina, la regolarità dei provvedimenti rilasciati. Per giusta trasparenza lo pubblicheremo nei prossimi giorni. Che dire dunque ? Intanto non ci saremmo aspettati una risposta diversa; è molto difficile che un' amministrazione pubblica riveda i propri atti, in quanto significherebbe riconoscere degli errori e, ma questo non vuole essere minimamente un riferimento polemico con il caso, un'amministrazione in generale avvezza ad una pratica autoreferenziale, ben difficilmente cambia i suoi comportamenti. Nel merito tuttavia della risposta, al netto della lunga ricostruzione dell'iter procedurale, ciò che viene rimarcato sarebbe l'aver svolta la verifica della compatibilità urbanistica del sito, sicuramemte rispetto allo strumento urbanistico generale del Comune, e su questo non ne avevamo dubbi, mentre sul rapporto con il PPR, qui la risposta dire che è sfuggente non sarebbe esatto, mi verrebbe da dire che è, quantomeno, insoddisfacente. Da un lato sembra trincerarsi dietro la valutazione che Regione e Soprintendenza aveva espresso e quindi, essendo conoscitori del PPR, verrebbero accreditati come fonte di verità incontestabile, dall'altro la risposta si addentra in una tentata disamina del rapporto Piano Regolatore/PPR che sembrerebbe giustificare l'operato svolto, dimenticando però di citare la disposizione dell'articolo 143 comma 9 del Codice dei beni culturali e del paesaggio laddove recita :

"A far data dall'adozione del piano paesaggistico non sono consentiti, sugli immobili e nelle aree di cui all'articolo 134, interventi in contrasto con le prescrizioni di tutela previste nel piano stesso. A far data dalla approvazione del piano le relative previsioni e prescrizioni sono immediatamente cogenti e prevalenti sulle previsioni dei piani territoriali ed urbanistici."

Su questo punto il contrasto con la posizione di questa Associazione rimane pertanto tale e quale esso era. Tralasciando altre considerazioni, una cosa ci viene detta che fa un po' di chiarezza sulle sorti del progetto Malù: quello che era stato oggetto di una conferenza preliminare dei servizi e di cui se ne era poi persa traccia. Ci viene detto che, terminata la fase preliminare, peraltro durata più di un anno, quel progetto non sarebbe stato poi a tutt'ora presentato. Ricordiamo al proposito che le dichiarazioni del Sindaco sembravano andare in altra direzione, ma sicuramente queste sono più sicure. Rimane tuttavia il contrasto tra il procedimento di quel precedente pur avviato progetto e poi ora in attesa... e questo nuovo, svincolato da ogni valutazione di impatto, cosa che non ci pare comunque corretta, anche se nella nota si afferma che tra i due progetti non ci sarebbe alcun rapporto di organicità, il che così proprio non é. Un ultimo riferimento è quella alla "reversabilità" dell'impianto richiamata nell'articolo 6 della Convenzione Comune /Malù. Essa esiste, ma è prevista solo nel caso si dovesse far posto ad una strada: la circonvallazioe di Vernbania, questo non è ricordato nella nota SUAP. Non mancano in conclusione della nota alcuni spunti polemici che, sinceramente, potevano essere evitati, crediamo infatti che il rapporto fiduciario tra la dirigenza e il governo della città non sia minimamente messo in forse, semmai reso ancor più saldo, dalla nostra azione che, giustamente, prosegue. 




lunedì 27 aprile 2020

STRESA : LA CHIAREZZA CHE NON C' E'






La presentazione del nuovo progetto riferito all'ambito vincolato e che per ora chiamiamo " Palma 2" ci ha suggerito di fare il punto presso gli Enti competenti, ricordando gli esatti termini della questione. Vi postiamo quindi qui di seguito quanto oggi abbiamo inoltrato a Comune e Soprintendenza. Ci pare che non necessitino ulteriori commenti.

ITALIA NOSTRA ONLUS

Sezione Verbano Cusio Ossola





27/04/2020

Prot.13 /20

Spett. Ministero dei Beni e delle
attività culturali e del turismo
Soprintendenza Archeologica, belle arti e
paesaggio per le Province di Biella,
Novara Verbano Cusio Ossola e Vercelli
Cso Cavallotti 27
28110 NOVARA

Spett. Comune di Stresa
All’attenzione del Sig. Sindaco
SEDE MUNICIPALE
28838 STRESA


OGG: Comune di Stresa: Edifici tutelati in modo diretto: Villa Marina e Villa Basile di San Rizzo. Progetto per la costruzione di nuovo albergo.



Più volte questa Sezione si è rivolta ai soggetti in indirizzo, sia per lamentare lo stato di conservazione dei beni tutelati, ad oggi assolutamente inadeguato, sia per segnalare, senza peraltro ottenere dal Comune di Stresa mai alcun riscontro, l’utilizzo improprio dell’area di pertinenza dei beni tutelati ed essa stessa oggetto di vincolo indiretto.
E’ notizia recente che la proprietà abbia inoltrato un nuovo progetto al fine di acquisirne il preventivo parere da parte di Codesta Soprintendenza.
Questo non è luogo e neppure intenzione per entrare nel merito della nuova soluzione progettuale, tuttavia ciò che, per certi aspetti, sorprende e per altri aspetti dovrebbe indignare è che, a distanza ormai di molti anni dalla imposizione di quei vincoli di tutela, da parte del Comune di Stresa si persegua un comportamento non solo di insofferenza, e questo è noto, ma persino di sfida rispetto alle regole, sfida che non si è mai fermata in tutti questi anni.
Due varianti urbanistiche sono state approvate in data successiva l’imposizione dei vincoli: la prima finalizzata a localizzare in quell’ambito volumi alberghieri altrove allocati e la seconda, chiamata strutturale stralcio, per incrementare ancora di più le possibilità edificatorie su quel sito. Le quantità edilizie che sono state attribuite con queste due operazioni dovrebbero essere pari a circa equivalenti 13.500 mc..
Inutile ricordare che nelle varie conferenze di co-pianificazione, svolte durante il procedimento delle seconda variante, nessuno aveva sollevato l’incoerenza di quel processo con le prescrizioni di vincolo insistenti sull’area.
Ora tuttavia il quadro è mutato perché non si può ignorare che un autorevole parere del Consiglio di Stato si è espresso nell’ambito del ricorso Straordinario al Capo dello Stato, intentato dalla proprietà, avverso il negativo parere preventivo espresso da Codesta Soprintendenza sul progetto conforme a quelle varianti.
Il Consiglio di Stato ha infatti scritto in modo che più chiaro non si sarebbe potuto, che il Comune di Stresa, con quella variante stralcio ( la precedente “ non variante” evidentemente non gli era nota), ha agito in maniera assolutamente contraria alle disposizioni prescrizionali contenute nei decreti di vincolo, ossia ha ampliato la capacità edificatoria anziché restringerla, cioè ha agito contro la legge.
Crediamo che questo sia un punto fermo dal quale sia impossibile sfuggire e ritenere che ogni ipotesi progettuale possa legittimamente muoversi dal dato della capacità edificatoria formalmente data, ma viziata da ben due consecutive comprovate illegittime assegnazioni, ove lo si ritenesse un valido parametro, sia un errore capitale.
A noi pare che il corretto processo dal quale dovrebbe prendere avvio qualsiasi ipotesi progettuale, sia la obbligatoria per legge, doverosa per trasparenza amministrativa e non più rinviabile riforma della normativa urbanistica che illegittimamente governa l’area , ma persistendo così come essa è e, al peggio, tenuta in considerazione quale conclamato diritto edificatorio, configurerebbe anche ipotesi di più gravi illegalità.
Conosciamo la ritrosia del Comune di Stresa ad allinearsi a normative sovraordinate, constatiamo la sua persistente resistenza in merito ad accertare l’utilizzo improprio delle aree oggetto di vincolo indiretto, tuttavia la corretta riscrittura normativa, anche alla luce del successivo PPR, di quell’ambito si dovrebbe porre quale premessa obbligatoria per ogni ulteriore esame di ipotesi progettuali.
Non dimentichiamo che le stesse modalità attuative dovranno essere ripensate in funzione della possibile capacità edificatoria, coinvolgendo l’utilizzo dell’area anche le problematiche di acquisizione degli standard pubblici che la normativa di variante aveva soluzionato con meccanismi premiali tutt’altro che condivisibili.
Questa Associazione è stata sempre molto vigile su questa annosa questione e intende mantenersi attiva anche nell’immediato e nel futuro, consapevole che ogni scostamento dalla indicazione del corretto processo che ci sembra aver delineato, qualora con esiti non in linea con le prescrizioni poste dai vincoli, potrà trovare una facile linea di resistenza nel contrasto, in sede giurisdizionale o amministrativa, degli atti di assenso a edificare.

Confidiamo dunque nella massima attenzione vorrà essere prestata alla presente.

Il Presidente

Piero Vallenzasca




venerdì 24 aprile 2020


25 aprile: in nome della Costituzione e della Liberazione, il nostro patto d’amore verso i Beni Culturali
La nostra Costituzione è stata la prima al mondo nella quale la tutela del patrimonio storico artistico e del paesaggio sia stata scolpita fra i principi fondamentali dello Stato. L’art. 9 nasce proprio allo scopo di tutelare un bene di ordine pubblico in virtù di una visione volta a sancire l’immanenza del bene culturale nella Repubblica. Un pensiero comune ai nostri Padri Fondatori, impegnati nell’antifascismo, che nel 1955 intesero dar vita ad un’azione di tutela diffusa dei Beni Culturali sul territorio nazionale, fondando Italia Nostra.
Da quel milieu, nacque una visione ambientalista basata sull’azione civile: venne messo in discussione l’assalto incontrollato alle città da parte della speculazione edilizia; si pose con fermezza la tutela di aree naturalistiche di pregio tra le priorità, spingendo per la creazione di importanti Parchi nazionali; si promosse una visione antifascista e inclusiva dell’arte e del Patrimonio, per il riscatto delle classi fino ad allora culturalmente subalterne. Rifacendosi al modello del National Trust inglese, questi intellettuali aprirono la strada a tutte le altre associazione ambientaliste che seguirono (all’epoca la parola ambientalismo non esisteva quasi in Italia).
Oggi, ricordando Umberto Zanotti Bianco, Giorgio Bassani, Elena Croce, noi, eredi della loro tradizione ideale e morale, ci sforziamo quotidianamente di perseguire un’azione quotidiana di difesa del patrimonio collettivo. Nasciamo dalla Liberazione e viviamo di essa, sforzandoci quotidianamente di tradurre in realtà quei principi derivati dall’antifascismo e dalla Resistenza affinché il nostro Paese sia sempre tutelato.
Anche in questo momento di crisi, come allora, in nostri Beni Culturali devono essere messi al centro di ogni progetto di riscatto e rilancio del Paese.
16-04-2020

Giornata Virtuale dei Beni in Pericolo

DI: 




GIORNATA VIRTUALE DEI BENI IN PERICOLO. 2-3 MAGGIO 2020

L’emergenza Coronavirus ci costringe a stare in casa – #iorestoacasa – e quindi anche la campagna di primavera di Italia Nostra, dedicata la recupero del nostro Patrimonio Culturale cambia veste: da realizzazione coordinata di manifestazioni su tutto il territorio nazionale, diventa adesso la GIORNATA VIRTUALE DEI BENI IN PERICOLO: la Lista Rossa, da organizzare congiuntamente con le Sezioni il 2 e 3 maggio.
Per questa campagna non ci limitiamo ad elencare siti in pericolo, ma proponiamo soluzioni per il loro recupero, per contribuire alla ricostruzione non solo materiale ma anche sociale del Paese. In questi giorni in cui si stanno programmando investimenti ed interventi per la ripresa dopo la crisi Covid19, Italia Nostra propone di mettere il Patrimonio Culturale al centro di ogni ipotesi di sviluppo per la crescita del benessere etico e civile dei cittadini italiani, favorendo nelle comunità locali quel senso di appartenenza ai luoghi e ai valori espressi dai siti identitari.
Intraprendere un vasto programma di restauro e recupero del nostro Patrimonio Culturale potrebbe infatti essere spesa pubblica di qualità, capace di sostenere il settore delle PMI edilizie specializzate. I fondi impegnati nei cantieri gestiti dalle Soprintendenze, che impiegano maestranze che sono il fiore all’occhiello dell’edilizia, seppure attualmente contribuiscano in maniera marginale al PIL, sono però investimenti da alto valore aggiunto. Aumentare tale capacità di spesa potrebbe aiutare il settore edilizio e restituire al Paese un Patrimonio Culturale ben curato, restaurato e recuperato alla fruizione che potremmo giocarci in futuro volta finita questa crisi, sul mercato turistico internazionale.
L’Italia ha maestranze nell’edilizia artigianale di altissimo valore e capacità che sarebbe doveroso sostenere e aumentare attraverso il potenziamento dell’offerta formativa degli Istituti d’Arte e delle Scuole di Mestieri artigiani.
Purtroppo i crolli e i problemi di manutenzione del nostro Patrimonio ottengono sempre le prime pagine dei giornali e poco si sa invece delle tante le storie di recuperi splendidi e di ricostruzioni a tempi di record. Basti pensare al Grande Progetto Pompei, finanziato dalla Ue sulla programmazione 2014-2020 da 105 milioni di cui 92 spesi, con tante domus messe in sicurezza e restaurate, tutta la rete viaria percorribile e l’avvio di nuovi scavi vicino alla necropoli. Oppure alla ricostruzione in tempi record della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami al Foro Romano, annunciata in questi giorni e realizzata grazie alle positive sinergie tra il Vicariato, la Soprintendenza e le maestranze qualificate (inaugurazione e apertura saltate a causa del Coronavirus). Non ci mancano le capacità, bisogna solo crederci.
Italia Nostra vuole, come sempre, collaborare al dibattito nazionale indicando un percorso virtuoso e sostenibile, mettendo al centro di ogni azione quello che tutto il mondo ci invidia: la bellezza.
Questi sono i temi principali della nostra campagna nazionale:
“GIORNATA VIRTUALE DEI BENI IN PERICOLO: La Lista Rossa”
Ogni Sezione di Italia Nostra sceglierà uno dei beni che già ha segnalato nella Lista Rossa (beni comuni o paesaggi in abbandono o bisognosi di tutela, siti archeologici meno conosciuti, centri storici, borghi, castelli, singoli monumenti in pericolo) e, raccogliendo tutte le “ultime notizie” sul suo stato di conservazione costruirà un ipotesi/progetto per il suo recupero e valorizzazione.
Verrà realizzata così una mappa nazionale del recupero di Italia Nostra.
Il 2 e 3 maggio seguiteci con gli hashtag
#noicisiamo, #gvbp, #listarossa
su Facebook, Instagram e sul sito www.italianostra.org
Scoprirete non solo una parte del nostro Patrimonio Culturale ma anche il grande lavoro dei volontari di Italia Nostra e magari vi verrà voglia di unirvi a noi.
Iscriversi a Italia Nostra e partecipare alle nostre campagne è un modo per impegnarsi fattivamente per il bene comune.
per contatti:
ufficiostampa@italianostra.org

COMMENTI

Commenti chiusi

mercoledì 22 aprile 2020

PIANO GRANDE NUOVO ATTO







Si allarga su più piani l'azione dell'Associazione per contrastare l'occupazione delle terre ancora libere sul Piano Grande di Fondotoce. Ieri la Sezione ha inoltrato tre nuove richieste di riesame degli atti in autotutela e rilasciati rispetivamente da: Regione Settore Paesaggio, Soprintendenza, area del nord est e Ente aree protette del Lago Maggiore. Tutti i tre Enti si erano espressi in modo favorevole rispetto al progetto presentato dalla Società Malù, demandando peraltro, nei primi due casi almeno, al Comune di Verbania la verifica della compatibilità urbanistica del progetto, con il risultato che abbiamo dovuto constatare. Oggi la Presidente Nazionale di Italia Nostra, nella persona di Ebe Giacometti, ha sottoscritto il ricorso che è stato presentato al Presidente della Giunta Regionale del Piemonte ai sensi dell'articolo 60 della Legge Urbanistica. Tuttavia l'azione di contrasto non si ferma qui ed è già in bozza e in corso di esame presso la nostra Presidenza Nazionale anche il ricorso straordinario al Capo dello Stato, altro rimedio che l'ordinamento attribuisce in questi casi. Con quest'ultimo atto che sarà sorretto peraltro dalla richiesta di sospensiva immediata degli atti in attesa della decisione definitiva, sarebbero stati utilizzati tutti i rimedi giuridici a disposizione. Noi confidiamo nel buon esito e nella validità delle ragioni che abbiamo argomentato, crediamo correttamente, nei ricorsi prodotti e in corso di produzione. Ciò prova che il contrasto non muove da astratte e velleitarie pretese, ma trova il suo fondamento proprio negli atti normativi che, in questo caso, il governo regionale aveva fondato e che in sede attuativa vengono disattesi dalla amministrazione pubblica. In un paese normale questo non dovrebbe accadere, da noi purtroppo accade con troppa frequenza, costringendoci ad attività che mai dovremmo pensare di dover fare quanto già c'è una legge che presiede, ma poi, purtroppo, un ' amministrazione che disattende. Questo è dunque oggi il quadro della situazione, confidando che anche il Sindaco di Verbania possa diversamente ora esprimersi sul caso che abbiamo così sollevato.

giovedì 9 aprile 2020

LA POSTA

 





Dopo l'azione di ieri, oggi ci siamo rivolti direttamente al Sindaco di Verbania, invitandola a dire ciò che ritiene giusto o comunque quale sia il suo pensiero a riguardo, anche riguardo la più generale problematica del Piano Grande, sulla quale è sempre aleggiato il silenzio, forse anche troppo. Vi postiamo qui sotto la lettera che abbiamo inviato.


09/04/2020

Prot. 10/20

Preg.mo Sindaco della città di
VERBANIA
Palazzo Municipale
Verbania-Pallanza
A mezzo posta certificata

Ogg: Piano Grande di Fondo Toce. Permesso a costruire n. 10/2020.

Gentil Sindaco,

Non è la prima volta che l’Associazione che rappresento ha sollevato alcune problematiche legate alla pianificazione e alla gestione del territorio da Lei amministrato, per verità e purtroppo senza riscontro da parte Sua.
Questa volta dobbiamo nuovamente porre La Sua attenzione personale su quell’ambito del territorio di Verbania che, forse perché in parte ancora preservato, sembra diventato un oggetto ambito per investimenti nel settore delle attività turistiche, ludico e sportive.
Non è certo un mistero che, anche se non sappiamo più dove sia finito, da qualche parte dovrebbe trovarsi parcheggiato il progetto della Società Malù riferito al riuso dell’area della Cascina e non solo.
Nel frattempo siamo venuti a conoscenza che recentemente il Suo Comune ha rilasciato un nuovo permesso a costruire, sempre a favore della Società Malù, per la realizzazione di un nuovo impianto ludico/sportivo in un’area che, secondo il nostro esame, le norme prescrizionali dettate dal vigente PPR, non avrebbero consentito.
Ieri abbiamo inoltrato al Dipartimento Programmazione Territoriale della Sua Città, un’argomentata richiesta, che Lei già conosce per altra via, affinché il provvedimento assunto venga riesaminato e annullato in autotutela.
Non possiamo sapere quale sarà l’esito della richiesta, certo è che non sarà l’unico rimedio giuridico che riteniamo utilizzare; a breve ne seguiranno altri in quanto siamo non solo nella convinzione che le ragioni sollevate, essenzialmente di diritto, hanno un solido fondamento e quindi meritevoli di attento esame, ma perché Italia Nostra quale Associazione di protezione Ambientale e non da sola, ritiene la corretta futura programmazione e gestione del territorio del Piano Grande, sia un campo di prova fondamentale per la verifica dei reali intendimenti dei soggetti di Governo che, ai vari livelli, esercitano competenze pianificatorie, programmatiche e gestionali.
Siamo consapevoli che gli orientamenti che sin qui sono stati manifestati non vanno a favore della conservazione di quel territorio, ma della sua trasformazione.
Probabilmente anche gli atti gestionali che in questo momento siamo obbligati a contestare, sono figli illegittimi di un orientamento e di indirizzi, magari non formalizzati, ma ugualmente fatti emergere con evidenza dai soggetti politici del governo del territorio .
Non condivideremmo quindi una Sua risposta che si trincerasse dietro la separazione e l’autonomia dei poteri: quelli di governo da un lato e quelli di gestione dall’altro; questo è un mantra troppo abusato perché possa essere usato in ogni occasione perché, in fondo, la dirigenza pubblica è legata da un rapporto fiduciario ai propri referenti politici. Nel caso concreto poi chi se non il Consiglio Comunale di Verbania aveva approvato la deliberazione n.95/2018 con la quale, in pieno regime prescrizionale del PPR, aveva deciso il convenzionamento con la Società Malù per la realizzazione dell’impianto ludico/sportivo ?
Tutto quanto argomentato e premesso, riteniamo che la voce del Sindaco non possa sottrarsi, vuoi per giustificare e difendere l’attività gestionale qui contestata, vuoi per chiedere un serio approfondimento dei rilievi sollevati, vuoi al fine perché la stessa città di Verbania dica con maggior chiarezza il suo pensiero in ordine al futuro di quel territorio così ambito, ma anche così prezioso per la ragioni della difesa dell’ambiente e quindi anche di un’ economia turistica che oggi scopriamo tanto vulnerabile e fragile nei suoi tradizionali modelli ritenuti sino a ieri vincenti.
Noi, Italia Nostra, come sicuramente Le avranno anticipato, sarà con altri e a breve portatrice di nuove idee e progetti che vorrebbero vedere nell’area del Piano Grande un nuovo convinto protagonismo della Città di Verbania e su quelle idee e su quel progetto saremo a confrontarci anche con Lei, confidando nella adesione Sua e del Consiglio intero.

Cordialità
Il Presidente
Piero Vallenzasca


mercoledì 8 aprile 2020

LA CONTESA PER IL PIANO GRANDE






Ne avevamo già dato un preannuncio, ora che abbiamo esaminato le carte dell'ultimo permesso a costruire rilsciato alla società Malù da parte del Comune di Verbania, riteniamo si debba agire a tutela dei beni comuni. Per questa ragione abbiamo già oggi presentato la richiesta al Comune di Verbania perché in sede di autotutela riesamini la legittimità del permesso rilasciato e pervenga al suo auto annullamento. Nello stesso modo abbiamo chiesto alla nostra sede nazionale di promuovere un ricorso amministrativo per l'annullamento dello stesso atto. L'esame è in corso e appena passata la prossima Pasqua verrà presa la decisione circa la strada migliore da percorrere. Pr ora vi posto, in integrale, la richiesta di autotutela indirizzata al Dipartimento della Programmazione Territoriale del Comune.


Spett. Comune di Verbania
Dipartimento Programmazione Territoriale
Via F.lli Cervi 5
VERBANIA


OGG: Legge 241/90 e s.m. art. 21 nonies. Richiesta di riesame permesso a costruire n. 10/2020.


Il provvedimento che si contesta è ritenuto illegittimo per i seguenti motivi di diritto

a) Viene violata la disposizione legislativa contenuta nell’art. 142 comma 9 del D. Lgs. 42/2004 laddove recita che : “A far data dall'adozione del piano paesaggistico non sono consentiti, sugli immobili e nelle aree di cui all'articolo 134, interventi in contrasto con le prescrizioni di tutela previste nel piano stesso. A far data dalla approvazione del piano le relative previsioni e prescrizioni sono immediatamente cogenti e prevalenti sulle previsioni dei piani territoriali ed urbanistici. “

b) Conseguentemente vengono violate le disposizioni normative, a carattere prescrizionale, contente nel Piano Paesaggistico Regionale approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale 3 ottobre 2017, n. 233-35836.

c) In particolare vengono violate le prescrizioni contenute alle pagine 356/357 del Catalogo I parte dei beni paesaggistici del Piemonte, che riportiamo qui sotto in integrale , scheda A 166, puntualmente riferita all’ambito di paesaggio 12 entro il quale il provvedimento impugnato esercita la sua efficacia:

“Al fine di salvaguardare le aree libere, agricole e prative, poste tra il campeggio esistente lungo la sponda del lago di Mergozzo e la strada Verbania-Gravellona Toce e il campo da golf, identificate come insediamenti rurali m.i. 10 sulla tav. P4, è consentita la sola realizzazione di eventuali ampliamenti delle limitrofe strutture turistiche e sportive purché poste in adiacenza agli edifici esistenti (6). Per evitare la formazione di edificazioni a nastro lungo il tratto della SS 34 e per garantire la continuità paesaggistica, deve essere conservato il varco libero identificato nella tav. P4 (16). Eventuali interventi sul patrimonio edilizio rurale esistente o di nuova realizzazione funzionali alle attività agricole non devono alterare gli elementi scenico-percettivi che compongono il paesaggio agrario circostante. “

La prescrizione prevede dunque che nell’area compresa tra il Campeggio insistente lungo la sponda del Lago di Mergozzo, denominato Continental, il campo da golf esistente e la SS n. 32 Verbania /Gravellona Toce, area identificata nel PPR quale insediamenti rurali tradizionali, riprodotta sulla tavola P4 3 del medesimo PPR, siano consentite le sole realizzazioni di eventuali ampliamenti delle limitrofe strutture turistiche e sportive purché da realizzarsi in adiacenza agli edifici già esistenti e ciò nell’intento dichiarato dal PPR di preservare e salvaguardare le aree libere, agricole e prative, ivi presenti.
Così come descritta la prescrizione risulta chiara circa le motivazioni e gli intenti che l’hanno dettata e indica, con altrettanta chiarezza i limiti e l’estensione degli eventuali ampliamenti possibili delle strutture esistenti.
Con l’atto impugnato detti limiti non vengono rispettati e si pregiudicano le finalità di salvaguardia che il PPR ha indicato per l’ambito di paesaggio 12 e unità di paesaggio 1204 come individuate nel catalogo I parte dei beni di paesaggio tutelati, allegato parte integrante dello strumento di pianificazione paesaggistica sovraordinato.
Non può essere dubbio alcuno che l’area oggetto della indicata prescrizione sia l’estensione intera che risulta racchiusa per tre lati, dai confini individuati nella descrizione riportata nella stessa prescrizione, mentre trova il suo ulteriore limite oggettivo nel confine costituito dal canale naturale nella tratta di esso compresa tra l’abitato di Fondotoce, dall’altezza della intersezione con la SS 32, sino alla sua prossimità con il perimetro del campeggio già citato.
Continuità e identità delle caratteristiche morfologiche e della caratterizzazione agricola dell’ambito non consentono una diversa lettura della identificazione corretta dell’area, che ove lo fosse sarebbe arbitraria, addirittura bizzarra.
Qualora limiti diversi fossero stati voluti, il PPR lo avrebbe indicato con precisione; non lo ha fatto, men che meno ha indicato la strada di penetrazione tra la SS e il campeggio stesso quale possibile confine, mentre a riprova di quanto qui sostenuto, la tavola P4 3 dello stesso PPR individua con specifica campitura proprio anche quell’area interessata dall’autorizzato progetto. La legenda di quella campitura recita: “ Sistemi rurali lungo fiume con radi insediamenti tradizionali e, in particolare, nelle confluenze fluviali”. Ogni diversa lettura ci sembra assolutamente insostenibile.

d) Non risulta rispettata la ulteriore prescrizione richiamata riguardo i possibili ampliamenti di strutture esistenti.
Il progetto autorizzato non è un’ estensione di strutture turistico ricettive e tanto meno sportive esistenti. Trattasi invece di un ampio e del tutto nuovo e prima inesistente impianto ludico/sportivo da dedicarsi ad una pratica per nulla esercitata in nessuna delle strutture, siano esse ricettive o sportive esistenti.
Questo significa che il PPR non aveva voluto contemplare una tale previsione, ma si era limitato a consentire eventuali estensioni delle strutture esistenti, il campo golf e il campeggio appunto, ipotizzando una loro necessità in tal senso, ma comunque tutte da consentirsi solo se previste in adiacenza a quelle esistenti.
In questo caso invece, neppure questo ultimo requisito viene rispettato.
L’ambito entro il quale il progetto è stato autorizzato non è adiacente al campeggio Continental e neppure al campo da golf esistente, con essi non vi è neppure continuità proprietaria riguardo alle aree e non possiede affatto caratteristiche di servizio e di accessorietà all’esistente, ma si pone dichiaratamente quale struttura a servizio non solo degli utenti del campeggio, ma di un pubblico più vasto, prova ne è l’ampio nuovo parcheggio per auto che prevede di realizzare in aderenza ad esso e la stessa convenzione stipulata con il Comune di Verbania .

e) Non rileva a giustificare l’intervenuto assenso, la volontà conforme che il Comune di Verbania aveva espresso con deliberazione del proprio Consiglio n. 95 assunta in data 10/10/2018.
Con tale atto il Consiglio Comunale, ignorando totalmente le prescrizioni intervenute con l’approvazione ed entrata in vigore del PPR, aveva ritenuto dare applicazione all’articolo 16 delle NTA del PRGC che classificava l’area quale destinata ad interventi pubblici, anche su iniziativa di privati, ed aveva ritenuto approvare la convenzione che disciplinava i rapporti tra privato attuatore e Comune affinché quelle finalità previste anche di natura pubbliche si concretizzassero.
A quella data tuttavia la divergenza e la prevalenza della prescrizione di PPR rispetto alla normativa di piano regolatore erano già chiare ed evidenti, addirittura stridenti laddove fossero state sovrapposte e comparate le due normative.
La prima, quella di PPR, chiede la salvaguardia delle aree agricole e prative esistenti proprio in quell’ambito; la seconda, quella Comunale, subordina il mantenimento degli utilizzi agricoli alla loro non conflittualità con le destinazioni d’uso consentite.
Nonostante l’esistenza di tale palese divergenza, il Consiglio Comunale di Verbania, presumiamo sorretto da una istruttoria carente e che successivamente, cioè al momento del rilascio del permesso a costruire si rileverà fatale, non ha colto la divergenza stridente e conflittuale tra le due normative.

f) Non rileva l’intervenuto assenso al progetto sotto il profilo paesaggistico.
Il progetto risulta assentito, sotto il profilo paesaggistico, con atto rilasciato dalla Regione Piemonte, Direzione Del Settore Territorio e Paesaggio.
Tuttavia qualunque siano state le considerazioni svolte in quella sede e che qui non si condividono appieno, esso precisava espressamente che la valutazione compiuta del progetto presentato all’esame era riferita esclusivamente al suo inserimento paesaggistico, e rimarcava che non era stata compiuta alcuna verifica circa la legittimità o conformità con le disposizioni urbanistiche, rimettendo all’Autorità Comunale:“ garantire che l’intervento sia conforme con gli strumenti di pianificazione territoriale e con le disposizioni urbanistiche localmente vigenti.”
Riteniamo dunque che tale valutazione, espressamente richiesta, non sia stata invece compiuta o se lo sia stata non sia stata adeguatamente attenta e puntualmente prudente, ma colpevolmente assente.


g) Illegittimità dell’atto sotto il profilo dell’ eccesso di potere.
La medesima società istante: Malù SRL, ha da tempo aperto, quale promotrice, presso lo sportello delle attività produttive di Verbania, una conferenza di valutazione con l’intento di ottenere l’approvazione di un piano, di più ampia portata, il cui esito positivo, ove mai ci fosse, comporterebbe una variante dello stesso strumento urbanistico.
Il progetto assentito e che qui si contesta non è tra quelli presenti all’interno del più ampio e articolato piano di cui è fatto cenno e che, segnatamente si intitola: “Riqualificazione area per insediamento attività ricettiva e impianti per attività sportive e tempo libero”.
La Conferenza preliminare dei Servizi, svolta presso il Suap di Verbania, indicava la necessità che quel progetto venisse sottoposto alla fase di verifica preliminare di Via di competenza Provinciale in quanto da ricondursi al punto 46 dell’allegato B2 dalla D.C.R. n. 129/35527 che così recita: “ villaggi turistici di superficie superiore a 5 ettari, centri residenziali turistici ed esercizi alberghieri con oltre 300 posti-letto o volume edificato superiore a 25.000 m³ o che occupano una superficie superiore ai 20 ettari, con relative strutture connesse, esclusi quelli ricadenti all’interno dei centri abitati.”
Ipotizzava inoltre la necessità che, implicando la sua approvazione, una variante urbanistica, anche la procedura di VAS dovesse essere attivata.
E’ dunque singolare che, mentre su di un tavolo parallelo, si discute o giaccia un piano di ampia portata, soggetto a verifica preliminare di Via di competenza Provinciale, se non anche da assoggettarsi Vas, venga contestualmente presentato e poi assentito un altro progetto, assolutamente organico alle finalità di quel medesimo piano, ma sganciato da ogni procedura di valutazione.
Attraverso una procedura diversa è stato ottenuto, con percorso semplificato, un assenso che, anche se non sussistessero le ampie e motivare riserve qui sollevate rispetto ad esso, è viziato sotto ben altri, diversi e forse anche più gravi profili, primo fra tutti l’eccesso di potere sotto l’aspetto dello sviamento dalle finalità delle norme di tutela ambientale vigenti.

h) Conseguenze e implicazioni circa il corretto recepimento normativo del PPR.
Mentre le disposizioni a contenuto prescrizionale contenute nel PPR, come più volte ricordato nel corso della stesura del presente ricorso, sono immediatamente cogenti, esse non esauriscono affatto il quadro normativo che il PPR ha individuato e, per molti aspetti, demandato alla sua obbligatoria attuazione da parte delle amministrazioni locali attraverso il coerente recepimento con modiche degli strumenti urbanistici comunali.
Ci riferiamo in particolare a quel complesso di norme a carattere strategico che definite via via quali: “misure/indirizzi/ linee guida/ obiettivi…” costituiranno il quadro normativo completo che a regime dovrà essere il reticolo regolamentare entro il quale tutti gli interventi antropici troveranno il loro obbligatorio sistema di riferimento.
Tuttavia, se questo è il quadro finale di un percorso, non ci sembra possibile che, nelle more della realizzazione, esso possa essere messo a repentaglio da azioni scriteriate che, ignorando, o meglio aggirando, le prescrizioni vincolanti, possano riuscire a mettere in discussione la corretta attuazione finale dello strumento di pianificazione sovraordinato .
Il rilievo che qui solleviamo non è per nulla astratto, esso infatti si basa sull’esame di quel complesso normativo strategico che ricaviamo, per l’ambito di paesaggio interessato, dallo stesso PPR.
A titolo esemplificativo proponiamo all’attenzione alcuni interrogativi che nascono proprio dal confronto tra l’intervento qui osteggiato e quel quadro normativo di cui si è fatto cenno.

1) Come sia possibile coniugare la possibilità dell’ampliamento della riserva speciale, auspicato all’interno degli indirizzi e orientamenti strategici fissati per l’ambito di paesaggio 12, ove e qualora l’ambito di possibile ampliamento sia ad essere compromesso da previsioni con esso contrastanti?
2) Come sia possibile valorizzare il rapporto lago-montagna, anche nell’ottica di un alleggerimento della pressione turistica sulla sponda lacuale ?
3) Come sia possibile la sottoposizione a maggior tutela dell’area del lago di Mergozzo ? La riduzione del traffico lungo la strada litoranea, laddove si prevede invece un nuovo polo di concentrazione e di attrazione con grande parcheggio auto a disposizione ? La tutela e l’incentivazione delle attività agricole attraverso la conservazione del suolo dei caratteri paesaggistici rurali ..” ?
4) Come siano declinati gli indirizzi e le direttive dell’articolo 32 delle NTA del PPR con riferimento all’unità di paesaggio SV4 di Verbania, laddove dovrebbe essere privilegiata le leggibilità del paesaggio agrario e dei contesti rurali, non certo la loro cancellazione?
5) Infine come, in relazione all’articolo 17 delle NTA, sempre del PPR, possano venir declinati e applicati indirizzi e direttive legate alla presenza della riserva speciale ?


Ci sembra che il quadro così delineato sia esaustivo a giustificare un intervento di riesame in autotutela del provvedimento emesso.

Lì 08/04/2020

Associazione Italia Nostra Onlus
Sezione VCO
Il Presidente

Vallenzasca Piero

lunedì 6 aprile 2020


COMUNICATI



LETTERA APERTA

Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Ai Ministri, Deputati, Senatori
Alle Commissioni Camerali
Agli Organi di Stampa

L’emergenza sanitaria mette a dura prova il sistema Italia, peraltro combattivo e capace di determinazione e coerenza, dimostrati meglio che di altri Stati nazionali e potenze mondiali; richiamando alle responsabilità politiche e individuali. Si condivide la tensione verso possibili condizioni di politiche alternative a livello europeo, dall’armonizzazione fiscale a nuovi piani d’investimento pubblico. Si considera la salubrità ambientale come parametro non derogabile.

Affrontare l’oggi mettendo in sicurezza la coesione del tessuto sociale ci proietta verso un domani che va fortificato e riprogettato sulla base degli inalienabili principi democratici – in un probabile scenario di sempre maggiori povertà – facendo tesoro delle peculiarità del nostro territorio; ma anche degli errori commessi. Non solo relativamente al sostenere situazioni di emergenza, quanto al pianificare e gestire le risorse al fine del bene comune. E se, con sguardo attento alla green economy, non possiamo che manifestare il nostro plauso ad una riconversione consapevole dell’accesso alle fonti energetiche nella logica prioritaria di riduzione degli sprechi, altresì manifestiamo le nostre preoccupazioni quando si intenda intervenire con impianti produttivi – se pur da fonti rinnovabili – in paesaggi preziosi e fragili o nel nostro mare chiuso. Beni questi non rinnovabili! E ne è testimonianza la Grecia con le sue isole manomesse di cui ne è stato fatto scempio nel dover corrispondere agli esattori di un pesantissimo debito pubblico.

Si conviene con il Capo del Governo che, indicando le sfide del futuro, ha detto i prossimi provvedimenti dovranno semplificare il sistema, la PA, la burocrazia, per dare impulso a investimenti pubblici e privati. Ma altresì siamo preoccupati sul come e con quali garanzie di certezza del diritto superare le rigidità strutturali che hanno impedito di dispiegare tutto il potenziale del Paese, ad esempio nel settore dell’edilizia e delle opere pubbliche.

La logica del bypassare regole per favorire l’impresa ha già avuto riscontri pesanti, in conflitto con i principi di tutela, di qualità dell’abitare e di sicurezza dell’ambiente. E anche l’impulso post bellico, che ha portato ad un iniziale boom economico, declinato nel tempo ha comportato cementificazione, sprawl urbano, non luoghi, abbandoni del costruito storico per periferie alienanti, deficit dei servizi, carenza di manutenzione delle infrastrutture, rendita urbana in mano ai privati, impoverimento.

Gli elementi distorsivi che hanno connotato le nostre città e il nostro vivere civile possono essere stigmatizzati in: una crescita incontrollata, la carenza di pianificazione, la perdita di paesaggio e di risorse, l’invasività delle urbanizzazioni e territori agricoli infiltrati con modelli edilizi impropri, le villettopoli e l’isolamento sociale, le teorie di capannoni vuoti; il business dei fondi comunitari non gestiti, il degrado della città storica, decontestualizzata, sfregiata da interventi impropri,la perdita del patrimonio di cultura e storia, privatizzazione, alienazione, alterazione del patrimonio storico, la perdita dell’archeologia industriale come sottrazione di identità, il riempimento dei vuoti urbani in carenza di un progetto complessivo, la delocalizzazione delle attività produttive per la più redditizia riconversione edilizia, ed ora gli alloggi vuoti e la carenza di edilizia pubblica, nuove periferie anonime, mal costruite e senza servizi, vecchie periferie con perdita di identità e di poli di socializzazione, il sacrificio del verde con l’impermeabilizzazione del territorio e i conseguenti dissesti, mobilità pubblica carente e congestione da traffico, inquinamento atmosferico, rendita speculativa come matrice della città, servizi ritagliati negli spazi di risulta, marginalizzazione delle persone e dei luoghi, riciclaggio del denaro sporco e imprenditorialità di mafia in ambito edilizio, la debolezza delle Amministrazioni, tra debito pubblico, collusioni, carenza di strumenti e conoscenza, la deregolazione: piani casa, condoni, assenza di controllo, gli inquinamenti e le mancate bonifiche, i grandi centri di vendita e la morte del piccolo commercio, i costi sociali del nuovo urbanizzato a carico della collettività e …altro ancora.

Mettiamocelo alle spalle. Chiediamo oggi per domani l’impegno per una strategia in mano pubblica con apporto dei privati volta a coniugare economia e tutela ambientale. Bisogna risanare la “cosa pubblica”, appoggiando le azioni dei magistrati che cercano di interrompere le reti collusive e mafiose. Occorre formare competenze e implementare il ruolo delle Soprintendenze. Occorre partecipare e allargare la cultura del bene comune. Occorre investire sull’ambiente urbano, sia nella componente fisica che in quella sociale, peraltro fortemente interrelate; investire sul recupero, sul riuso con attenzione ai valori identitari della città, sulla riconversione delle aree dismesse per saturare la domanda pregressa di servizi, senza consumare le ultime risorse di territori ancora disponibili . Disegnare la linea rossa per il non più costruibile.

C’è tanto da fare, tante opportunità di lavoro qualificato, tanto bisogno di competenze amministrative non delegate, ma esercitate, tanto bisogno di trasparenza e di certezza del diritto.

In qualità di Associazione Nazionale per la tutela del Patrimonio Storico, Artistico e Naturale della Nazione – posta la priorità di arrestare il consumo di suolo[i] e di rilanciare l’economia – chiediamo quindi un progetto lungimirante di:

– tutela delle identità storiche dei nostri territori attivando e formando adeguate professionalità;

– pianificazione di recupero dei centri storici e dei borghi in abbandono, favorendo iniziative locali e artigianato;

– supporto e adeguamento delle Soprintendenze a garanzia di apporti adeguati e controlli;

– incentivi per nuove tecnologie volte al recupero, riuso e adeguamento dell’esistente per edilizia sociale, attività produttive e di commercio;

– messa in sicurezza del territorio con tecniche di ingegneria naturalistica;

– valorizzazione dei paesaggi nel rispetto delle diversità fisiche e culturali, in osservanza ai piani paesaggistici;

– salvaguardia dei terreni liberi a favore del comparto agricolo: agricoltura biologica e tutela delle biodiversità;

– incentivi al contrasto dell’abbandono dei territori montani come alternativa alla disoccupazione giovanile e come presidi del territorio;

– controllo pubblico delle amministrazioni e della comunità nella pianificazione degli interventi di rigenerazione urbana;

– alternative di sburocratizzazione: controllo della “comunità” e quindi trasparenza dei processi ante, in itinere e post, nel corretto rapporto pubblico/privato.



Questa per noi è la new economy che può garantire l’indicatore BES- Benessere equo e sostenibile e favorire il PIL, che può garantire il futuro delle nuove generazioni.

Tutto ciò nella consapevolezza dell’unicità del nostro patrimonio storico, ambientale, monumentale, vero tesoro di identità e ricchezza della nostra Nazione.

ITALIA NOSTRA