venerdì 31 marzo 2017

GIORNATA NAZIONALE DEL 14 MAGGIO



COMUNICATI


29-03-2017 


1ª Giornata Nazionale dei Beni Comuni di Italia Nostra 

Il 14 maggio prossimo Italia Nostra lancerà la prima “Giornata nazionale dei Beni Comuni”, dove per beni comuni si intende il patrimonio “condiviso della Nazione”. L’impegno di Italia Nostra nella tutela del patrimonio culturale, storico, paesaggistico e naturale del nostro Paese, continua dunque, dopo oltre 60 anni, e deve essere costantemente messo in atto a causa del grave stato di abbandono, incuria e pericolo in cui numerosissimi Beni Culturali versano ancora oggi. 
Dopo il successo della Lista Rossa, che continua a raccogliere le segnalazioni provenienti da tutta Italia, tutte le sezioni di Italia Nostra sono chiamate a individuare un bene comune pubblico in degrado e/o in pericolo nel loro territorio, che sia un bene culturale, un paesaggio, un monumento. 
Questi “beni” saranno al centro di iniziative di valorizzazione attraverso diverse attività di tutela, pulizia, informazione e recupero, con il coinvolgimento della popolazione locale, la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e degli organi di informazione sul ruolo strategico che i beni culturali ricoprono per la crescita sociale, culturale ed economica del nostro Paese. 
Il tragico terremoto del Centro Italia, oltre alle vittime che ha causato, ha colpito duramente anche monumenti di grande valore storico e identitario. Una perdita gravissima per il patrimonio nazionale e un dolore immenso per il valore affettivo e il legame delle popolazioni a questi beni che, forse, solo in questi casi, emerge in modo tanto evidente. 
La giornata, da ripetersi ogni anno nel mese di maggio (periodo 5×1000), sarà al centro di una campagna di comunicazione che toccherà tutti i livelli di informazione – locale, nazionale e internazionale – con l’obiettivo di raggiungere grande visibilità sia sui media che per il coinvolgimento della popolazione e la sua adesione, attraverso l’iscrizione alle sezioni, a Italia Nostra e le sottoscrizioni del 5×1000.

lunedì 27 marzo 2017

INTERCONNECOR: L'ASSEMBLEA


Risultati immagini per interconnector italia svizzera via


Incontro informativo e cognitivo; così è stato l'appuntamento che il Comitato che si oppone all'Interconnector aveva fissato sabato scorso a Piedimulera. Incontro affollato che ha riempito tutte le file della sala che ospitava l'evento. Sono transitati relatori, sia del Comitato che tecnici esterni che hanno illustrato ampiamente molti aspetti del progetto Interconnector. Pochi sono stati gli aspetti che non sono stati toccati, ma l'informazione è stata certamente esaustiva; dalle questioni generali, allo stato dell'arte del processo di valutazione in corso, alle problematiche tecniche con le ipotesi alternative possibili mai sondate da Terna, alle questioni del finanziamento dell'opera, alla totale assenza di ogni prospettiva occupazionale, all'esposizione del punto di vista della Svizzera, alle questioni dell'inquinamento elettromagnetico, sino alla testimonianza di precedenti in corso in altra parti d'Italia. Un ampio ventaglio di argomenti che non dovrebbero avere lasciato aperto vuoti informativi così da consentire ai partecipanti di farsi un giudizio proprio ed informato. Sono forse questi gli ultimi passi prima del riavvio concreto del processo di valutazione presso il Ministero Ambiente. Da qui ad allora ci sarà ancora l'incontro di fine mese dei rappresentanti degli Enti Locali chiamati a raccolta dal Presidente della Provincia, poi la scadenza dell'invio delle nuove osservazioni. Nessuna illusione si fa qui si scrive circa una qualche clamorosa svolta degli Enti Locali. La politica, nelle sue diverse espressioni , in fondo già si è espressa: L'Ente Regione, le dichiarazioni di parlamentari locali ( nella foto), la presa di posizione del PD provinciale parlano chiaro, tutti non sono stati capaci, non dico a contrastare in toto il progetto, ma neppure negoziare un risarcimento ai territori in termini di mitigazione o di compensazione tali giustificare altri sacrifici. Un miopismo politico o peggio un asservimento acritico a decisioni prese altrove, non importa come, quando e perché; obbediscono tutti, tutti in fila diligenti e appunto obbedienti,

venerdì 24 marzo 2017

15 MOTIVI PER IL NO.


Risultati immagini per interconnector italia svizzera via


Sono quindici i motivi che motivano il contrasto al progetto Interconnector Svizzera-ItaliaA 380 kV All’Acqua-Pallanzeno-Baggio. Il Comitato Salviamo il Paesaggio Valdossola che coordina l'insieme delle sigle ambientaliste che stanno operando e cooperando insieme per contrastare il progetto ha provato ha scriverli tutti e qui di seguito li riportiamo. 

15 BUONI MOTIVI PER DIRE DI NO

Che cos’è: è un nuovo superelettrodotto privato in altissima tensione (380.000 VOLT) che attraverserà l’Ossola per tutta la sua lunghezza, dal Passo di San Giacomo (alta Valle Formazza) a Fondotoce (VB) per proseguire la sua corsa fino a Milano via Lago Maggiore, Parchi del Ticino, campagna novarese e milanese delle risaie e dei fontanili. Sono 218,8 km di nuove linee elettriche con cavi per la trasmissione della corrente di grande sezione, il cui fasciame sarà visibile anche da lontano. Le campate, lunghe da 90 a 900 m, copriranno i nostri cieli e saranno sorrette da 721 nuovi piloni o tralicci bianchi e rossi, fatti di putrelle di ferro e bulloni, alti da 28 a 72 metri (più della Torre di Pisa). 55 km di esse interesseranno aree vergini da elettrodotti e sono previste anche 2 mega-centrali. Poiché in Ossola sono presenti molti altri elettrodotti più piccoli (220.000 VOLT), i progettisti di Terna hanno pensato di far correre Interconnector lungo la linea delle creste e delle vette di alta montagna, oltre i 2000 metri di altitudine. Per loro stessa ammissione, la Valdossola risulterebbe troppo stretta per accogliere altre strutture elettriche così imponenti e a quote inferiori non vi sarebbe abbastanza spazio a disposizione. Avremmo auspicato una maggiore considerazione per l’ipotesi di interramento delle linee, e più accortezza verso i gravi danni che saranno arrecati all’ambiente, al paesaggio, alle bellezze naturali ossolane. Per noi quest’opera si configura come un “ecomostro” che farà scempio del patrimonio di risorse indisponibili, ereditate per essere conservate, godute e fruite ai fini turistici e ricreativi. Quale turista sarà ancora attirato da una destinazione in Valdossola, pur attrezzata con strutture di accoglienza idonee e ospitali, ma brutta da vedere ?

Chi lo vuol costruire: TERNA SpA colosso nazionale della trasmissione della corrente elettrica, partecipato dallo Stato e con rilevante azionariato estero, che attende il via libera all’opera dal MISE (Ministero Sviluppo Economico), già in quest’anno 2017. Terna è una società per azioni quotata in borsa che diverrà proprietaria dell’opera, quale beneficiaria di tutti gli utili d’impresa e di tutti gli interessi derivanti dai mercati azionari, in cui collocare Interconnector Svizzera-Italia 380 kV, linea transfrontaliera, smerciata come di “importanza europea”. Chi sarà dunque il vero beneficiario dell’opera? Ha dunque ancora senso parlare di opera pubblica? Quali vantaggi per chi paga le bollette sempre più care?

Perché lo vogliono: per importare dalla Svizzera energia elettrica a minor prezzo, visto che la Svizzera aveva un surplus di produzione dovuto alle sue centrali nucleari. Purtroppo l’affare sta volgendo a termine, in quanto dei 5 reattori elvetici ancora in funzione, il primo verrà spento tra due anni e gli altri quattro entro il 2034. Interconnector non sarà pronto prima del 2027 (fonte Terna). Non è illusorio dubitare che dietro l’opera si nascondano in verità attrazioni economiche, appetibili al sistema finanziario e a qualche azienda interessata alle forniture. In quali termini, quindi, l’opera può ancora essere considerata utile per la Nazione, vista l’imminente scadenza del vantaggio ?

Quanto costa l’opera: si stima un impegno finanziario di circa 1 miliardo di euro. Un costo talmente elevato che rischia di non essere sufficientemente sorretto per portare a termine un’opera che è privata. In Italia non abbiamo più bisogno di altre cattedrali nel deserto, tanto meno nella nostra terra. Non sarebbe meglio spendere tutti quei soldi per la ricerca energetica e per soluzioni innovative ? La tecnologia HVDC ad esempio da risultati convenienti per tratte oltre i 600 km, mentre in questo progetto interesserà solamente un percorso di circa 100 km su una lunghezza totale praticamente doppia. Perché ?

Chi paga: in virtù della Legge 99/2009 art.32, l’opera verrà finanziata da un elenco di 24 soggetti energivori privati che beneficeranno in esclusiva del minor prezzo dell’energia per vent’anni, quali proprietari dell’opera. Poi Terna dovrà riacquistare l’elettrodotto con tutti gli annessi e connessi (2 mega stazioni di conversione AC/DC/AC – vedi più avanti) non si sa ancora con quali soldi. Di questi 24 clienti finali, alcuni versano già ora in gravi situazioni di crisi industriale con rischio di licenziamenti di massa (per esempio ILVA di Taranto). La beffa, oltre al danno, potrebbe essere che alcuni di questi finanziatori risultino poi insolventi. Con quali precauzioni finanziarie sarà garantita la cordata degli industriali? Sono state previste fin da subito delle coperture assicurative fideiussorie atte a garantire il risarcimento di tutti i danni eventualmente cagionati ai territori e alle comunità?

Chi contribuisce a finanziare l’opera: sono i cittadini italiani che, a loro insaputa, stanno finanziando da 7 anni a questa parte il vantaggio economico di Interconnector alle industrie energivore nazionali, quantunque l’opera ancora non sia stata costruita. Si tratta di uno sconto sul prezzo dell’energia riservato ai 24 soggetti privati individuati dal progetto di Terna come finanziatori dell’opera. Questo sconto è decollato nel 2010 ed è costato a noi cittadini-utenti ben 3 miliardi di euro in 6 anni. Con o senza Interconnector, questa cifra è destinata a raddoppiare perché lo Stato ha deciso di prorogare di altri 6 anni questo prelievo-contributo, attraverso un accantonamento sulle bollette di casa, alla voce costi per il “dispacciamento”. Ma la ripresa economica auspicata grazie alla riduzione dei costi energetici del settore industriale non si è vista, così come non si è vista la crescita dell’occupazione. I giovani restano senza lavoro con o senza Interconnector !

Quanto è vantaggioso l’affare: la Legge 99/2009 faceva riferimento ad un prezzo di acquisto della corrente elettrica generata all’estero scontato di circa il 25%. Così hanno continuato a dirci che Interconnector serve perché all’estero la corrente elettrica costa di meno. Tuttavia, in questi ultimi anni, grazie all’incremento di produzione nazionale da fonti rinnovabili (38% non immaginabile nel 2009), alla riduzione dei consumi, al risparmio energetico e all’efficientamento nell’edilizia e nell’industria, si registra anche una diminuzione della generazione e oggi alcune nostre centrali di produzione alimentate a gas sono ferme. L’importazione energetica dall’estero ha ancora senso dopo 10 anni dalla legge? E tra 10 anni? Quanto di meno pagano i consumatori ?

Quali benefici per le comunità locali: in termini occupazionali e di ricadute economiche, il progetto NON fornisce alcuna indicazione. Le compensazioni annunciate da alcune persone sono puro frutto di fantasie e non trovano alcun riscontro nei documenti depositati. Interconnector passa e va sopra le teste dei residenti senza cedere energia elettrica a buon prezzo, né alle industrie locali, né alle imprese artigianali, né a quelle commerciali, né alle utenze domestiche. Pagheremo cioè la corrente sempre alle stesse tariffe. Il Piemonte e l’Ossola saranno solamente terra di transito, ma le comunità locali interessate dall’opera se ne accolleranno tutto il sacrificio. Possiamo scegliere quello che vogliamo seminare, ma siamo obbligati a mietere quello che abbiamo piantato (cit. anonimo).

Che cosa sono le “centrali di conversione”: sono innanzitutto 2 stazioni elettriche che insieme sono grandi come 24 campi da calcio (115.000 metri quadri ciascuna). Una è sita a Settimo Milanese all’arrivo della linea elettrica e l’altra è posta nella piana alluvionale ossolana, tra Villadossola e Pallanzeno. Le varianti di Piedimulera, Vogogna e Beura (scalo Domo 2) sono in buona sostanza meno appetibili. La prima centrale serve per trasformare la corrente elettrica alternata (AC) generata in Svizzera in corrente continua (DC). E’ collocata a Pallanzeno a circa metà del percorso dopo l’ingresso dal confine. La seconda centrale è prevista vicino a Baggio, in pieno Parco Agricolo Sud Milano, perché dopo l’invio della corrente continua fino in Lombardia in tecnologia HVDC, occorre ritrasformarla in corrente alternata (AC), per la distribuzione in rete. Nei capannoni industriali di queste “centrali”, alti fino a 20 metri, troveranno posto dei trasformatori e dei convertitori giganteschi (mai visti da queste parti) per dimensioni e per potenze elettriche installate. Oltre all’enorme consumo di suolo agrario, queste imponenti strutture di conversione elettrica dovranno essere opportunamente valutate per i campi elettromagnetici che si creeranno nelle aree abitate o produttive in vicinanza. Cosa si aspetta a dire pubblicamente se le preoccupazioni delle persone sono legittimate o meno? Chi garantisce sulla salute dei residenti? E su quella dei lavoratori delle aziende confinanti con le nuove centrali? E l’inquinamento acustico dell’effetto corona delle linee elettriche?

Che cosa è la Razionalizzazione: è un progetto precedente ad Interconnector, disgiunto anche per diverso numero di protocollo (EL275). Prevedeva la rimozione dal fondovalle formazzino delle vecchie linee AT degli anni ’50, che attualmente passano per 11 km sopra le case del Comune di Formazza, cioè fino in località “Le Casse”. Occorre ricordare per chiarezza e per correttezza che la “Razionalizzazione della rete esistente in Val Formazza” (D.G.R. n°60/11982) è un atto dovuto per via di un accordo del 28.05.2009 tra Terna e la Regione Piemonte, quale opera compensativa di un altro danno ambientale, arrecato alla campagna vercellese con il nuovo elettrodotto “Trino-Lacchiarella 380 kV”. Lo spostamento delle vecchie linee elettriche di Formazza doveva cioè essere realizzato subito e a prescindere da Interconnector (EL330). Invece nel 2014 è stato scelto di unire i 2 progetti, vincolandoli uno all’altro. Il dubbio è che questa operazione strategica sia servita come ricatto morale nei confronti degli abitanti di Formazza prima, e della Valle Antigorio poi, tanto che oggi si sente dire che se non sarà realizzato Interconnector non verrà fatta la Razionalizzazione. La variante aerea in alta quota, preludio di Interconnector, è invece equivalente secondo noi ad un furto delle nostre ricchezze, inestimabili e invendibili. Perché in luogo della variante aerea in alta quota non è stato valutato un passaggio sotterraneo, ad esempio all’interno del vecchio metanodotto SNAM abbandonato o il transito dei cavi lungo le strade o in galleria, come avviene in Val di Susa per un'altra interconnessione elettrica con la Francia? Perché non vengono proposte le moderne tecnologie di trasporto delle altissime tensioni in corrente continua (DC) come è stato prospettato per il progetto “Greenconnector Svizzera-Italia 380 kV” Thusis- Verderio (LC) ?

Cosa dice la politica: Interconnector è un’opera calata dall’alto, prevista fin dal 2009 come opera strategica di importanza nazionale, portata avanti congruentemente dall’attuale partito di Governo il PD, senza modifiche sostanziali né ripensamenti, e senza una comprensibile spiegazione sul significato di “strategico”. I cittadini non sono mai stati informati e coinvolti nelle scelte progettuali, né i Comitati e le Associazioni ambientaliste sono stati concretamente ascoltati dal proponente l’opera e dalla Regione Piemonte. Essi sono in lotta contro questo elettromostro almeno fin dal 2012, da quando cioè hanno saputo casualmente delle trattative già avviate nel silenzio generale da diversi anni. I 5 Sindaci della Valdossola superiore che hanno sottoscritto alcuni verbali di intesa con Terna, ponendosi di fatto dalla parte di Interconnector, potevano vantare un mandato elettorale specifico per prendere decisioni così importanti, in nome e per conto della cittadinanza? Inoltre, una scelta di così grande importanza andrebbe condivisa con tutto il Consiglio Comunale: ciò è stato fatto? Non ci risulta che i cittadini di quei Comuni siano stati opportunamente informati dalle loro Amministrazioni sull’opera e sulle sue conseguenze. Sono scelte secolari che andrebbero in buona misura concordate con tutti i residenti l’intera Valdossola e con tutti i frequentatori per turismo o per soggiorno dei luoghi interessati da Interconnector. Quale coerenza esiste tra l’opera ed una nuova epopea industriale ?

L’inganno delle prospettive occupazionali: vi è anche una valutazione economica che contrasta con un progetto come quello dell'Interconnector. E' una valutazione a riguardo delle prospettive di reddito di un territorio che negli ultimi decenni ha visto la contrazione di buona parte dell'economia, fonte primaria del suo sostegno sociale. Parliamo in particolare del territorio ossolano che sarà interessato dall’opera di Terna SpA per tutta l’estensione geografica della Valle del Toce, dal confine nord con la Svizzera al confine sud del Lago Maggiore. Si pensi ad esempio al drastico ridimensionamento occupazionale operato nel settore idroelettrico, che ha visto quali prime vittime proprio le alte vallate della Formazza e di Antigorio, dove il ricambio occupazionale dei dipendenti Enel non c’è stato. Per non parlare dell'esaurirsi pressoché totale dell'occupazione nei settori della industria siderurgica e metalmeccanica, e di quella chimica, che hanno interessato una larga fetta della popolazione residente in Valdossola. Si faccia infine riferimento all'illusione occupazionale creata dal progetto dello scalo ferroviario di Domo 2, che avrebbe dovuto creare centinaia di posti di lavoro, secondo le promesse delle parti politiche e sindacali del tempo. Infine, negli anni a cavallo dei due secoli, quasi tutti i Comuni della Valdossola hanno assistito al proliferarsi delle così dette “zone industriali”: aree attrezzate fatte di capannoni prefabbricati in grigio cemento, dalle forme squadrate e anonime, inseriti in un sistema urbano moderno, ma banale, impersonale, desolato e misero, tanto da meritarsi l’appellativo di “non luoghi”. Secondo gli intenti dei piani di sviluppo, promossi dalla Regione con investimenti pubblico-privati e contributi comunitari, queste strutture avrebbero dovuto favorire una nuova stagione produttiva, con la nascita di nuove imprese commerciali, artigianali e industrie manifatturiere medio-piccole. Il fallimento dell’operazione è testimoniato da percentuali asfittiche di disoccupazione e dalla chiusura e dall’abbandono degli immobili, al punto che oggi quelle aree industriali vengono citate come esempio di zone già degradate, disponibili per essere ulteriormente manomesse. Ma per quel sogno proibito sono stati sacrificati ettari ed ettari di campi coltivati e di zone agricole, con consumo irreversibile di suolo fertile e con un abbruttimento delle scenografie di fondovalle, per cui oggi spariscono dalla vista anche i paesi ed i centri abitati. Ci manca solo una mega stazione di conversione da 115.000 mq.
A fronte di questa caduta verticale dell'economia e dell'occupazione molto poco ha fatto seguito: sono nate pressoché miracolosamente nuove aziende, cresciute esponenzialmente in pochi anni, ma dissolte in un attimo come neve al sole. In tutt’altro settore, da anni, si profila invece come una prospettiva credibile la carta del turismo sostenibile e di quel turismo che si muove alla riscoperta di territori vergini, di paesaggi primordiali, di natura integra, della genuinità, dell’originalità, della tranquillità dei luoghi, unitamente alla possibilità di diffondere una nuova offerta ricettiva e non solo. Essa è sostenuta da una domanda in rapida crescita, supportata dall'accesso ad una rete promozionale impensabile sino a pochi anni fa.
Al contrario, il progetto Interconnector ripropone modelli economici industriali che nel territorio sono già superati. Lo graverebbe invece di una servitù pesante, asservendolo senza produrre né PIL, né occupazione locale, tanto da non esservi traccia negli stessi documenti di Terna. A fronte di questo forzoso asservimento, le prospettive di una nuova economia turistica locale subirà piuttosto una perdita di crescita potenziale di PIL. Con la trasformazione del Paesaggio verrebbe colpita un’economia giovane, fresca, in grado di generare un reddito diffuso, esteso in maniera equa e democratica, posto al riparo dalla variabilità dei mercati, capace di integrare competenze e professionalità innovative, tale da legare la popolazione al territorio, contrastandone l'abbandono. E' eccessivo citare qui tutte le nuove forme e le modalità di accoglienza e di servizi che un territorio salvaguardato può offrire; sono innumerevoli e, se diffuse, promosse e valorizzate con competenza, possono diventare un vettore importante di una diversa crescita economica.
A corollario di tutto questo, assistiamo proprio in questi frangenti all’intervento a gamba tesa della politica, locale e regionale, che rigetta l’approccio turistico cavalcato fino a ieri per il rilancio economico della Valle, sposando acriticamente Interconnector. Questi inspiegabili, repentini e unilaterali cambiamenti di rotta non fanno gli interessi dei cittadini, ma della grande economia, quella che, magari, genera dividendi che poi però non tornano ai territori che li hanno consentiti, ma vanno a beneficiare altri lidi.

Interferenza con le aree protette: Interconnector attraverserà alcune delle più esclusive zone di natura integra della Valdossola, del Lago Maggiore e del bacino fluviale del Ticino. Queste aree sono state sottoposte a vincolo di tutela e valorizzazione, grazie a politiche ambientali lungimiranti e razionali, specificate secondo le Direttive comunitarie Habitat e Uccelli. L’elenco inizia da settentrione con la ZPS (zona di protezione speciale) “Valle Formazza” istituita con il progetto Rete Natura 2000, per salvaguardare ambiti alpini di alta quota con forme di paesaggio straordinarie ed invidiabili. Marginalmente, il progetto interessa anche la Riserva naturale del Sacro Monte Calvario di Domodossola, patrimonio UNESCO ed il Parco Nazionale della Val Grande, l’area wilderness più grande d’Italia, Geoparco Unesco, recentemente inserito nella rete “Carta Europea Turismo Sostenibile”. Nella media Valdossola le linee elettriche in altissima tensione dell’opera di Terna percorreranno anche il SIC (sito interesse comunitario) “Greto del Toce” posto a protezione di ambienti di alveo delicati e importanti per l’avifauna migratoria, i pesci di acqua dolce e la vegetazione ripariale. Anche la Riserva naturale di Fondotoce, l’area protetta dei Lagoni di Mercurago, in precedenza facenti parte del Parco regionale del Lago Maggiore, oggi Parco del Ticino saranno interessati dall’opera Interconnector. Per ultimo, ma non ultimo, il Parco Agricolo Sud Milano che dovrà accogliere la stazione di conversione di Settimo milanese (Baggio). Numerose le aree archeologiche compromesse, tra le quali si cita a titolo di sconforto totale la zona delle pitture rupestri della Balma dei Cervi.

Stato dell’arte: il progetto è depositato insieme alle sue integrazioni presso il Ministero dell’Ambiente, per lo Studio di Impatto Ambientale, ed è disponibile per la consultazione pubblica su internet. Chiunque ha la possibilità di esaminarlo e di esprimere per iscritto le proprie Osservazioni di rito, inviandole a Roma entro il 4 aprile 2017. Se ammissibili, saranno prese in considerazioni dalle commissioni esaminatrici il progetto, per una più che auspicabile valutazione serena e responsabile dei pro e dei contro. Così come 9 Sindaci della Valdossola si sono rifiutati di sottoscrivere i verbali di intesa con Terna, anche gli altri Enti locali territoriali hanno il diritto e il dovere di far sentire la loro voce su Interconnector, meglio se condivisa con tutta la Comunità di Valle e, perché no, con tutta la Provincia del VCO. L’obiettivo sia quello di raccogliere le aspettative del nostro territorio che è unico e indivisibile, soprattutto quando in gioco c’è il futuro delle generazioni a venire, vale a dire lo sviluppo turistico locale, così tanto e continuamente promosso in tutte le sedi di dibattito politico e pubblico. Si ricorda che la OPZIONE ZERO è ammessa anche dalla legge (Tar Veneto 8.3.2012, n.333).

Coordinamento NO Interconnector Svizzera-Italia: Salviamo il Paesaggio VALDOSSOLA, il Comitato Mo.N.Te, Italia Nostra VCO, Italia Nostra MILANO N-W, il Comitato NO ecomostro Settimo, il FAI Novara, Mountain Wilderness Italia, Cor.Di.Te, altre associazioni e liberi cittadini hanno unito le loro forze e stanno “esportando” la battaglia al di fuori dei propri confini locali e regionali. Un sentimento comune di opposizione al progetto ci lega a doppio filo, anche se abitiamo a chilometri di distanza. Vogliamo mettere sul piatto della bilancia il valore inestimabile delle belle montagne ossolane, in particolare delle aree tutelate e protette di grande pregio naturalistico, ambientale e paesaggistico, interessate dall’opera di Terna. La dorsale delle Alpi Lepontine che va dal Basodino a Matogno è tutta ancora pressoché integra nella sua naturalità primordiale. Chi è stato ai laghetti del Boden, al Castel, al Lago Nero, al Lago Superiore, in Cravariola, in alta Agarina o lungo le pendici occidentali del Parco nazionale della Val Grande sa perfettamente che si tratta di alcune tra le ultime aree incontaminate dell’Ossola, ancora rimaste vergini, così come sono state create. Esse rappresentano il patrimonio ambientale su cui si erge tutta l’impalcatura del turismo sostenibile. Una volta perdute queste risorse, le politiche turistiche che ogni giorno vengono invocate a gran voce saranno solamente parole vuote. Anche tutti gli altri territori turistici, agricoli e residenziali, piemontesi e lombardi, che subiranno delle radicali alterazioni a causa di questo progetto, hanno per noi un valore che supera quello dell’opera. Per colpa di Interconnector, chi risiede nelle periferie delle città di pianura perderà ulteriori lembi preziosi di suolo verde e di campagna coltivata. Dove verranno compensati i danni perpetui di quest’opera? Chi ne beneficerà stavolta? A quali condizioni? Quando verranno finalmente avviate le politiche di salvaguardia dei suoli, dei territori, del Paesaggio che vengono declamate ad ogni occasione mediatica? Perché il territorio del VCO non riesce ad esprimere una linea comune su quest’opera ?

Noi continueremo a lottare per impedire di perdere i nostri invidiati scenari alpini o di pianura, che amiamo e che vorremmo conservare incontaminati più di ogni altra cosa.
Per questo, lanciamo un appello a tutti i cittadini a sottoscrive la nostra petizione on-line https://www.change.org/p/minsitero-sviluppo-economico-no-interconnector-italia-svizzera-380-kw
oppure a firmare la nostra sottoscrizione cartacea.
Ci trovate su Facebook alla pagina: Interconnector Svizzera-Italia 380 kV
DoNessun testo alternativo automatico disponibile.modossola, 18 marzo 2017

giovedì 16 marzo 2017

PPR-SIGLATO L'ACCORDO


Risultati immagini per PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE PIEMONTE



Il 14 marzo appena trascorso è stato il giorno in cui tra il Ministro ai beni culturali ed il Presidente della Giunta Regionale Piemontese si è siglato l'accordo sul Piano Territoriale Regionale. Che cosa vuol dire ? Significa che tra Regione e Ministero è stata raggiunta la condivisione sul contenuto del Piano. Tale condivisione è voluta dalla legge ed è un passaggio importante perché, da un lato, mette in sicurezza il Piano da possibili modifiche non condivise e, dall'altro, apre l'ultima fase della procedura che dovrà concludersi con l'approvazione definitiva del documento da parte del Consiglio Regionale. Quando ? Crediamo entro l'anno in corso se tutto procederà come previsto, nonostante la mai sopita opposizione dei Comuni alla approvazione del Piano. Proprio i Comuni, almeno nelle prese di posizione dei loro organi rappresentativi, sono stati infatti i soggetti più agguerriti, o tra i più agguerriti nel tentare di contrastare l'avanzare del Piano, sensibili alle spinte localistiche o elettoralistiche che dir si voglia. Comunque sin qui è fatta e tutti possono già ora, se lo desiderano, entrare nel sito regionale e consultare tutto il Piano Paesaggistico. Sotto questo profilo un encomiabile sforzo di trasparenza è stato fatto e se ne possono apprezzare i risultati. L'Associazione pensa che certamente il Piano avrebbe potuto fare di più e di meglio, ma tra l'esserci questo Piano o il non esserci, la scelta è perché vi sia e questo è un risultato di cui si può dare atto. Poi le pecche ci sono; come Sezione Provinciale le vediamo, anzi siamo anche in grado di leggerle proprio grazie alla trasparenza di cui abbiamo appena ora fatto cenno. Come non vedere le risposte elusive, a volte ambigue, a volte pure confuse con cui sono state contro dedotte le osservazioni che avevamo prodotto: l'arrampicarsi sugli specchi a proposito della normativa sull'area originaria del Grand Hotel Borromeè, la confusione nel cercare di contrastare l'osservazione sulla miniera di Baveno, la evanescenza sulle aree di passaggio dell'Interconnector. Potremmo continuare e chissà quanti casi si potrebbero trovare navigando sul vasto territorio regionale, ma non sempre i tentativi di cambiare le carte hanno avuto buon fine. Ne citiamo uno, il caso della punta della " Castagnola". Fu fatto persino oggetto di un convegno combinato dalla Sindaco di Verbania nel giugno dello scorso anno. Non approdò a nulla è vero, ma ci provarono. Lo scrivemmo pure a quel Sindaco, non ci ha mai risposto, ma non gli avevamo chiesto la risposta, a noi interessava farle sapere che qualche volta eravamo più " informati" di lei.

lunedì 6 marzo 2017

STRESA: L'INVASIONE DELLE PALANCOLE

                                                Risultati immagini per PALANCOLE                                                                                                                                                                


Risultati immagini per italia nostra vco

  Sezione Verbano Cusio Ossola
Prot. 1517

06/03/2017 

Al Sindaco della città di
STRESA 
P.za Matteotti
STRESA

Spett. Comune di Stresa
Servizio opere pubbliche
SEDE

e p.c.

Spett. Regione Piemonte 
Direzione Ambiente Governo e Tutela del Territorio
Settore Territorio e paesaggio
C.so Bolzano 44
10121 T O R I N O

Spett. Ministero dei Beni e delle 
attività culturali e del turismo
Soprintendenza Archeologica, belle arti e
paesaggio per le Province di Biella, 
Novara, Verbano Cusio Ossola e Vercelli
P.zo Chiablese P. za S.Giovanni 2
10122 TORINO


Ogg: Opere di sistemazione del demanio lacuale. Piano Paesaggistico Regionale- non conformità.


Codesto Comune ha recentemente eseguito alcune opere di consolidamento e rifacimento di mura esistenti lungo la passeggiata del lago, danneggiati per effetto di piene.
Le opere sono state, anche in questa occasione, eseguite con la tecnica delle "palancole", ossia con la formazione di barriere di acciaio a contenimento delle fondazioni e che, unite tra loro, costituiscono una sequenza continua, ossia una palancolata.
La quota di imposta di queste palancolate viene fissata ad un'altezza ben superiore a quella del livello della minima magra di lago con l'effetto che durante le numerose escursioni lacustri, esse rimangono, in tutto o in parte, allo scoperto, deturpando irrimediabilmente le antiche murature d'argine costruite con pietre a vista di granito.
Si aggiunge che neppure si comprende quale esigenza tecnica vi sia di impostare le palancole ad un 'altezza tanto elevata se è vero che esse dovrebbero consolidare le fondazioni e non le parti in elevazione dei muri, il cui deterioramento dipende peraltro, per lo più, da scarsa o nulla manutenzione e non dall'assenza di palancolate di acciaio.
Sin qui dunque il dato tecnico ed estetico, ma il problema assume anche un rilievo giuridico in quanto alla luce delle prescrizioni, già vigenti, dell'adottato PPR, le opere siffatte contrastano con norme e quindi non rispondono da un lato alla normativa tecnico/paesaggistico e dall'altro se autorizzate sotto il profilo paesaggistico, le autorizzazioni sarebbero pure illegittime. 
Riportiamo qui l'estratto delle prescrizioni contenute nel PPR e riferite alla scheda A173 interessata dalle opere i argomento: 

"Eventuali interventi di consolidamento spondale devono privilegiare l’utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica e conformarsi alla morfologia naturale del terreno, ponendo attenzione all’eventuale presenza di muri a secco esistenti......."

Ora si obietterà invocando "insuperabili" ragioni tecniche; peccato che palancolate simili sono già rovinate clamorosamente dopo solo un qualche lustro dallo loro edificazione; peccato che le antiche palancolate originarie in legno, e quindi realizzate sin dai primi decenni dell'altro secolo, ben impostate a quote corrette, ancora resistono al passare del tempo, e potremmo continuare.
Con la presente si vuole perciò richiamare la responsabilità di Codesto Comune che non può ignorare regole, ma non deve ignorare il valore della conservazione dei suoi beni secondi canoni che non ne alterino la qualità.
Purtroppo dobbiamo constatare che la direzione di marcia sembra un'altra e neppure le norme paiono costituire un argine ad una deriva. Non è la prima volta e non solo su di un argomento come questo che può sembrare di minor peso.


Distintamente 

Il Presidente
Piero Vallenzasca

sabato 4 marzo 2017


ISCRIZIONI E RINNOVI 2017*

(con l’invio gratuito del bollettino)
Quota annuale (Euro) Quota triennale (Euro)
Socio Ordinario 35,00 90,00
Socio Familiare (di un socio ordinario) 20,00 50,00
Socio Giovane (meno di 18 anni) 10,00 25,00
Socio Ordinario Studente (18-26 anni) 15,00 40,00
Socio Sostenitore 100,00 270,00
Ente sostenitore 250,00 –
Socio Benemerito 1000,00 –
Socio Vitalizio 2000,00 (una tantum) –
Socio Estero 60,00 (35,00€ + 25,00€ sp. di spedizione da versare per intero a sede centrale) 
Classe Scolastica** 25,00 (con spedizione di 3 copie della rivista) –


*N.B. LA QUOTA DI ISCRIZIONE È COMPRENSIVA DELLE SPESE DI SPEDIZIONE DELLA RIVISTA. L’ISCRIZIONE AD ITALIA NOSTRA È DA CONSIDERARSI PER ANNO SOLARE (DA GENNAIO A DICEMBRE)

** LA “CLASSE SCOLASTICA” VA ISCRITTA ALLA SEDE CENTRALE, NON PUÒ QUINDI ESSERE CONSIDERATA SOCIO DI UNA SEZIONE. LE SEZIONI PRESSO CUI SI ISCRIVONO LE “CLASSI SCOLASTICHE” SONO QUINDI PREGATE DI INVIARE I DATI ALLA SEDE CENTRALE
MODALITÀ DI ISCRIZIONE
Bonifico bancario: Italia Nostra onlus Unicredit Banca Viale Liegi 18/D Iban:

IT 16 D 02008 05283 000400039817
Codice BIC SWIFT: UNCRITM1N90
Versamento sul ccp 48008007 intestato a Italia Nostra onlus
Iscrizione tramite modulo online (PayPal)



I campi contrassegnati da * sono obbligatori.

** Le classi possono inserire come data di nascita quella di inizio anno scolastico.
Nome* 
Cognome* 

Sei già iscritto a Italia Nostra? 
Sì No Data di nascita* ** 

Indirizzo* 
N° * 

Città* 
CAP 

Provincia 
Nazione 

c/o 
Telefono 

Fax 
Cellulare 

E-mail* 
Professione 

Scegli tipologia iscrizione 



Per informazioni telefonare al numero 06/85372723 o scrivere a soci@italianostra.org oppure amministrazione@italianostra.org

mercoledì 1 marzo 2017

MONTE CAMOSCIO



Risultati immagini per monte camoscio baveno



Con la lettera che pubblichiamo, l'Associazione chiede un deciso cambio di passo riguardo la gestione del territorio che non può essere terreno di conquista da parte di imprenditori "coraggiosi", ma invece valore da mettere sulla bilancia di una economia che fa del turismo il suo pil più diffuso, ma anche più equo. Leggetela attentamente e aspettiamo insieme la risposta. 




Sezione Verbano Cusio Ossola

Spett. Comune di Baveno
All'attenzione del Sindaco

S E D E 

Prot. n. 1417

01/03/2017

OGG: Monte Camoscio: Concessione mineraria "Seula".

Codesto Comune sarà, fra circa un anno, interessato dalla scadenza della concessione mineraria ventennale denominata "Seula".
E' verosimile che l'attuale concessionario rinnovi la richiesta, così come è verosimile che la relativa concessione gli verrà rinnovata, probabilmente, per un periodo di tempo non inferiore ad un ulteriore ventennio. 
E' noto che la legislazione in materia mineraria non è particolarmente restrittiva, ma disciplina con favore il rilascio delle concessioni superando anche vincoli proprietari o altro.
Codesto Comune si vedrà quindi interessato in più vesti dal presumibile rinnovo; sia in quanto proprietario di buona parte della vasta area di concessione che è gravata da diritti di uso civico, sia in quanto titolare di deleghe in materia di autorizzazione in ambiti di vincolo paesaggistico, come è quello su cui opera la concessione, e comunque quale soggetto parte della Conferenza dei Servizi che dovrà svolgersi.
Quanto premesso non può sfuggire a nessuno che l'esercizio minerario attuato negli ultimi decenni non ha affatto migliorato la situazione di complessivo degrado ambientale in cui il versa il versante verso il lago del monte Camoscio, impedendone la spontanea rinaturalizzazione che la cessazione o la riduzione o anche una miglior conduzione delle precedenti attività di cava avrebbero consentito.
A fronte della intervenuta modifica della destinazione produttiva del versante, da cava a miniera, sostenuta dalla motivazione o meglio dall'interesse ad intervenire sulle vecchie discariche di cave, si è venuta così ad esercitarsi un'attività anche molto più invasiva delle precedenti, ma quel che più preoccupa, di cui non se ne vede né la conclusione, né la progressiva mitigazione. 
Paradossalmente i titoli autorizzativi in materia di vincolo di paesaggio che supportano l'attuale attività risultano delle scatole vuote e il quadro di recupero ambientale prospettato viene, di fatto, a configurarsi soltanto come un'ipotesi possibile, ma non certo una certezza, men che meno prossima. 
Quanto poi alla legittimità giuridica di tali titoli e della loro valenza, si possono anche esprimere dubbi e perplessità.
Sta di fatto comunque che stante il contenuto della relazione paesaggistica prodotta per l'area " Seula", che pur definisce un quadro di recupero ambientale, si afferma, con certezza, che a fronte di una valenza produttiva di 900.000 mc. di materiali ancora estraibili, la capacità produttività aziendale è di "soli" 40.000 mc. annui. Considerata la data dell'affermazione, almeno tre e più lustri prossimi saranno ancora impegnati in attività paesaggisticamente devastanti, con rinvio sine die delle attività di recupero ambientale, già da ora autorizzate e quindi parrebbero obbligatorie, ma, paradossalmente, entro la prossima scadenza di concessione non certamente realizzate o realizzabili.
La conseguenza e l'effetto che un tal rinvio comporterà sul sistema paesaggio è evidente. 
Già si può ritenere che al presunto defunto dossier per l'inserimento del golfo tra i siti Unesco non sia estranea la situazione dei versanti collinari "produttivi" cui sia Baveno che Mergozzo contribuiscono, e quanto possa valere in termini di perdita di Pil turistico locale questo mancato obiettivo, non lo si può valutare con certezza. Sicuramente però, quale sia il suo peso, esso si spalmerebbe in maniera molto più diffusa ed equa sull'economia piuttosto che non su di una singola attività mineraria dai volumi di affari anche rilevanti ad un, si presume, elevato saggio di profitto, ma con un unico soggetto beneficiario. 
A fronte di un quadro così delineato, per nulla esaltante, i soggetti pubblici che in qualche modo hanno parte in tutto ciò, non possono sottrarsi dall'assumere una scelta, schermandosi dietro competenze non proprie o decisioni altrui.
Codesto Comune non si è mai opposto, semmai lo avesse potuto, a che i suoi beni, fossero concessi all'uso minerario.
Tali concessioni, perché di ciò si tratta, configurano quindi un vero e proprio contratto cui Codesto Ente, solo lo volesse, potrebbe, nel futuro, senza difficoltà inserire clausole, condizioni e garanzie adeguate che avrebbero il merito di assicurare con maggior certezza un recupero ambientale progressivo che sin qui è mancato. Adeguate garanzie finanziarie e penali contrattuali potrebbero colmare l'assenza di efficaci o insufficienti strumenti sostitutivi a fronte degli inadempimenti, sempre possibili da parte di un concessionario, o di insolvenze derivanti da mutate situazioni di mercato. 
Le attuali conduzioni della miniera non garantiranno nel medio termine, se non minimamente, un recupero ambientale, differendolo a fine vita produttiva, decisamente oltre ogni ragionevole aspettativa, mentre la proprietà, cioè proprio il Comune, potrebbe nel prossimo futuro, nell'ambito di un nuovo e diverso rapporto contrattuale, far valere un diverso peso, imponendo la ricerca di una modalità di coltivazione mineraria, per soglie ad esempio, tale da garantire recuperi progressivi nel corso di vita della miniera e non solo ad un fine vita sempre procrastinato nel tempo. 
La stessa titolarità della delega paesaggistica dovrebbe essere fatta valere con più attenzione e decisione, evitando il confezionamento di scatole vuote, giuridicamente opinabili.
Le stesse norme del PPR, ove andassero a regime, dovrebbero imporre scelte diverse e più consapevoli rispetto a quelle sin qui tenute da parte dei soggetti decisori, cui si confida che, stante anche la valenza di norme sovra ordinate, non possa evitarsi l' osservanza.
Questa Associazione valuta dunque che la scadenza prossima della concessione non vedrà la fine della devastazione ambientale in corso o la conclusione di un'attività produttiva comunque non più coerente con l'economia turistica prevalente di un territorio intero. Tuttavia ritiene che tale fatto possa costituire ed essere l'occasione per un deciso cambio di passo.
La tutela di un paesaggio pregiato quale è quello dei laghi, cui non sembra che un generico richiamo ad una storicizzazione dei siti di cava, non più tali peraltro, possa essere argomentazione convincente e contraria, dovrebbe avere prevalenza. 
La valenza economica della risorsa paesaggio entro un'economia fortemente se non esclusivamente turistica, dovrebbe quindi essere l'obiettivo primo cui i soggetti pubblici dovrebbero dedicarsi. 
Per questo però occorrerebbero decisioni coerenti e conseguenti che spostino consolidate argomentazioni non più attuali, che sottraggono le decisioni pubbliche alle pressioni di singoli, più o meno organizzati, che rimettano al centro l'attenzione alla conservazione piuttosto che quello dell'uso indiscriminato delle risorse comuni come il paesaggio e, in questa ottica aver convertito l'economia della cava in economia della miniera non pare sia stato un grande risultato.
Ci sembra dunque di aver fornito spunti critici e costruttivi per affrontare un problema di prossima scadenza.
Codesto Comune ha una responsabilità che va oltre i suoi confini amministrativi, gestendo una parte delle decisioni legate ad un territorio il cui uso ha ricadute su un ambito molto più ampio e rilevanti effetti su di una economia prevalentemente turistica.
Confidiamo dunque che a questa nostra prima riflessione venga data massima attenzione e che sia oggetto di un'adeguata valutazione affinché abbia a instaurarsi un approccio al problema diverso rispetto al passato, instaurando un modello positivo tale da diventare anche esempio virtuoso per analoghe e diffuse critiche situazioni.

Nell'occasione distinte cordialità 

Il Presidente
Piero Vallenzasca