mercoledì 1 marzo 2017

MONTE CAMOSCIO



Risultati immagini per monte camoscio baveno



Con la lettera che pubblichiamo, l'Associazione chiede un deciso cambio di passo riguardo la gestione del territorio che non può essere terreno di conquista da parte di imprenditori "coraggiosi", ma invece valore da mettere sulla bilancia di una economia che fa del turismo il suo pil più diffuso, ma anche più equo. Leggetela attentamente e aspettiamo insieme la risposta. 




Sezione Verbano Cusio Ossola

Spett. Comune di Baveno
All'attenzione del Sindaco

S E D E 

Prot. n. 1417

01/03/2017

OGG: Monte Camoscio: Concessione mineraria "Seula".

Codesto Comune sarà, fra circa un anno, interessato dalla scadenza della concessione mineraria ventennale denominata "Seula".
E' verosimile che l'attuale concessionario rinnovi la richiesta, così come è verosimile che la relativa concessione gli verrà rinnovata, probabilmente, per un periodo di tempo non inferiore ad un ulteriore ventennio. 
E' noto che la legislazione in materia mineraria non è particolarmente restrittiva, ma disciplina con favore il rilascio delle concessioni superando anche vincoli proprietari o altro.
Codesto Comune si vedrà quindi interessato in più vesti dal presumibile rinnovo; sia in quanto proprietario di buona parte della vasta area di concessione che è gravata da diritti di uso civico, sia in quanto titolare di deleghe in materia di autorizzazione in ambiti di vincolo paesaggistico, come è quello su cui opera la concessione, e comunque quale soggetto parte della Conferenza dei Servizi che dovrà svolgersi.
Quanto premesso non può sfuggire a nessuno che l'esercizio minerario attuato negli ultimi decenni non ha affatto migliorato la situazione di complessivo degrado ambientale in cui il versa il versante verso il lago del monte Camoscio, impedendone la spontanea rinaturalizzazione che la cessazione o la riduzione o anche una miglior conduzione delle precedenti attività di cava avrebbero consentito.
A fronte della intervenuta modifica della destinazione produttiva del versante, da cava a miniera, sostenuta dalla motivazione o meglio dall'interesse ad intervenire sulle vecchie discariche di cave, si è venuta così ad esercitarsi un'attività anche molto più invasiva delle precedenti, ma quel che più preoccupa, di cui non se ne vede né la conclusione, né la progressiva mitigazione. 
Paradossalmente i titoli autorizzativi in materia di vincolo di paesaggio che supportano l'attuale attività risultano delle scatole vuote e il quadro di recupero ambientale prospettato viene, di fatto, a configurarsi soltanto come un'ipotesi possibile, ma non certo una certezza, men che meno prossima. 
Quanto poi alla legittimità giuridica di tali titoli e della loro valenza, si possono anche esprimere dubbi e perplessità.
Sta di fatto comunque che stante il contenuto della relazione paesaggistica prodotta per l'area " Seula", che pur definisce un quadro di recupero ambientale, si afferma, con certezza, che a fronte di una valenza produttiva di 900.000 mc. di materiali ancora estraibili, la capacità produttività aziendale è di "soli" 40.000 mc. annui. Considerata la data dell'affermazione, almeno tre e più lustri prossimi saranno ancora impegnati in attività paesaggisticamente devastanti, con rinvio sine die delle attività di recupero ambientale, già da ora autorizzate e quindi parrebbero obbligatorie, ma, paradossalmente, entro la prossima scadenza di concessione non certamente realizzate o realizzabili.
La conseguenza e l'effetto che un tal rinvio comporterà sul sistema paesaggio è evidente. 
Già si può ritenere che al presunto defunto dossier per l'inserimento del golfo tra i siti Unesco non sia estranea la situazione dei versanti collinari "produttivi" cui sia Baveno che Mergozzo contribuiscono, e quanto possa valere in termini di perdita di Pil turistico locale questo mancato obiettivo, non lo si può valutare con certezza. Sicuramente però, quale sia il suo peso, esso si spalmerebbe in maniera molto più diffusa ed equa sull'economia piuttosto che non su di una singola attività mineraria dai volumi di affari anche rilevanti ad un, si presume, elevato saggio di profitto, ma con un unico soggetto beneficiario. 
A fronte di un quadro così delineato, per nulla esaltante, i soggetti pubblici che in qualche modo hanno parte in tutto ciò, non possono sottrarsi dall'assumere una scelta, schermandosi dietro competenze non proprie o decisioni altrui.
Codesto Comune non si è mai opposto, semmai lo avesse potuto, a che i suoi beni, fossero concessi all'uso minerario.
Tali concessioni, perché di ciò si tratta, configurano quindi un vero e proprio contratto cui Codesto Ente, solo lo volesse, potrebbe, nel futuro, senza difficoltà inserire clausole, condizioni e garanzie adeguate che avrebbero il merito di assicurare con maggior certezza un recupero ambientale progressivo che sin qui è mancato. Adeguate garanzie finanziarie e penali contrattuali potrebbero colmare l'assenza di efficaci o insufficienti strumenti sostitutivi a fronte degli inadempimenti, sempre possibili da parte di un concessionario, o di insolvenze derivanti da mutate situazioni di mercato. 
Le attuali conduzioni della miniera non garantiranno nel medio termine, se non minimamente, un recupero ambientale, differendolo a fine vita produttiva, decisamente oltre ogni ragionevole aspettativa, mentre la proprietà, cioè proprio il Comune, potrebbe nel prossimo futuro, nell'ambito di un nuovo e diverso rapporto contrattuale, far valere un diverso peso, imponendo la ricerca di una modalità di coltivazione mineraria, per soglie ad esempio, tale da garantire recuperi progressivi nel corso di vita della miniera e non solo ad un fine vita sempre procrastinato nel tempo. 
La stessa titolarità della delega paesaggistica dovrebbe essere fatta valere con più attenzione e decisione, evitando il confezionamento di scatole vuote, giuridicamente opinabili.
Le stesse norme del PPR, ove andassero a regime, dovrebbero imporre scelte diverse e più consapevoli rispetto a quelle sin qui tenute da parte dei soggetti decisori, cui si confida che, stante anche la valenza di norme sovra ordinate, non possa evitarsi l' osservanza.
Questa Associazione valuta dunque che la scadenza prossima della concessione non vedrà la fine della devastazione ambientale in corso o la conclusione di un'attività produttiva comunque non più coerente con l'economia turistica prevalente di un territorio intero. Tuttavia ritiene che tale fatto possa costituire ed essere l'occasione per un deciso cambio di passo.
La tutela di un paesaggio pregiato quale è quello dei laghi, cui non sembra che un generico richiamo ad una storicizzazione dei siti di cava, non più tali peraltro, possa essere argomentazione convincente e contraria, dovrebbe avere prevalenza. 
La valenza economica della risorsa paesaggio entro un'economia fortemente se non esclusivamente turistica, dovrebbe quindi essere l'obiettivo primo cui i soggetti pubblici dovrebbero dedicarsi. 
Per questo però occorrerebbero decisioni coerenti e conseguenti che spostino consolidate argomentazioni non più attuali, che sottraggono le decisioni pubbliche alle pressioni di singoli, più o meno organizzati, che rimettano al centro l'attenzione alla conservazione piuttosto che quello dell'uso indiscriminato delle risorse comuni come il paesaggio e, in questa ottica aver convertito l'economia della cava in economia della miniera non pare sia stato un grande risultato.
Ci sembra dunque di aver fornito spunti critici e costruttivi per affrontare un problema di prossima scadenza.
Codesto Comune ha una responsabilità che va oltre i suoi confini amministrativi, gestendo una parte delle decisioni legate ad un territorio il cui uso ha ricadute su un ambito molto più ampio e rilevanti effetti su di una economia prevalentemente turistica.
Confidiamo dunque che a questa nostra prima riflessione venga data massima attenzione e che sia oggetto di un'adeguata valutazione affinché abbia a instaurarsi un approccio al problema diverso rispetto al passato, instaurando un modello positivo tale da diventare anche esempio virtuoso per analoghe e diffuse critiche situazioni.

Nell'occasione distinte cordialità 

Il Presidente
Piero Vallenzasca

Nessun commento: