venerdì 24 marzo 2017

15 MOTIVI PER IL NO.


Risultati immagini per interconnector italia svizzera via


Sono quindici i motivi che motivano il contrasto al progetto Interconnector Svizzera-ItaliaA 380 kV All’Acqua-Pallanzeno-Baggio. Il Comitato Salviamo il Paesaggio Valdossola che coordina l'insieme delle sigle ambientaliste che stanno operando e cooperando insieme per contrastare il progetto ha provato ha scriverli tutti e qui di seguito li riportiamo. 

15 BUONI MOTIVI PER DIRE DI NO

Che cos’è: è un nuovo superelettrodotto privato in altissima tensione (380.000 VOLT) che attraverserà l’Ossola per tutta la sua lunghezza, dal Passo di San Giacomo (alta Valle Formazza) a Fondotoce (VB) per proseguire la sua corsa fino a Milano via Lago Maggiore, Parchi del Ticino, campagna novarese e milanese delle risaie e dei fontanili. Sono 218,8 km di nuove linee elettriche con cavi per la trasmissione della corrente di grande sezione, il cui fasciame sarà visibile anche da lontano. Le campate, lunghe da 90 a 900 m, copriranno i nostri cieli e saranno sorrette da 721 nuovi piloni o tralicci bianchi e rossi, fatti di putrelle di ferro e bulloni, alti da 28 a 72 metri (più della Torre di Pisa). 55 km di esse interesseranno aree vergini da elettrodotti e sono previste anche 2 mega-centrali. Poiché in Ossola sono presenti molti altri elettrodotti più piccoli (220.000 VOLT), i progettisti di Terna hanno pensato di far correre Interconnector lungo la linea delle creste e delle vette di alta montagna, oltre i 2000 metri di altitudine. Per loro stessa ammissione, la Valdossola risulterebbe troppo stretta per accogliere altre strutture elettriche così imponenti e a quote inferiori non vi sarebbe abbastanza spazio a disposizione. Avremmo auspicato una maggiore considerazione per l’ipotesi di interramento delle linee, e più accortezza verso i gravi danni che saranno arrecati all’ambiente, al paesaggio, alle bellezze naturali ossolane. Per noi quest’opera si configura come un “ecomostro” che farà scempio del patrimonio di risorse indisponibili, ereditate per essere conservate, godute e fruite ai fini turistici e ricreativi. Quale turista sarà ancora attirato da una destinazione in Valdossola, pur attrezzata con strutture di accoglienza idonee e ospitali, ma brutta da vedere ?

Chi lo vuol costruire: TERNA SpA colosso nazionale della trasmissione della corrente elettrica, partecipato dallo Stato e con rilevante azionariato estero, che attende il via libera all’opera dal MISE (Ministero Sviluppo Economico), già in quest’anno 2017. Terna è una società per azioni quotata in borsa che diverrà proprietaria dell’opera, quale beneficiaria di tutti gli utili d’impresa e di tutti gli interessi derivanti dai mercati azionari, in cui collocare Interconnector Svizzera-Italia 380 kV, linea transfrontaliera, smerciata come di “importanza europea”. Chi sarà dunque il vero beneficiario dell’opera? Ha dunque ancora senso parlare di opera pubblica? Quali vantaggi per chi paga le bollette sempre più care?

Perché lo vogliono: per importare dalla Svizzera energia elettrica a minor prezzo, visto che la Svizzera aveva un surplus di produzione dovuto alle sue centrali nucleari. Purtroppo l’affare sta volgendo a termine, in quanto dei 5 reattori elvetici ancora in funzione, il primo verrà spento tra due anni e gli altri quattro entro il 2034. Interconnector non sarà pronto prima del 2027 (fonte Terna). Non è illusorio dubitare che dietro l’opera si nascondano in verità attrazioni economiche, appetibili al sistema finanziario e a qualche azienda interessata alle forniture. In quali termini, quindi, l’opera può ancora essere considerata utile per la Nazione, vista l’imminente scadenza del vantaggio ?

Quanto costa l’opera: si stima un impegno finanziario di circa 1 miliardo di euro. Un costo talmente elevato che rischia di non essere sufficientemente sorretto per portare a termine un’opera che è privata. In Italia non abbiamo più bisogno di altre cattedrali nel deserto, tanto meno nella nostra terra. Non sarebbe meglio spendere tutti quei soldi per la ricerca energetica e per soluzioni innovative ? La tecnologia HVDC ad esempio da risultati convenienti per tratte oltre i 600 km, mentre in questo progetto interesserà solamente un percorso di circa 100 km su una lunghezza totale praticamente doppia. Perché ?

Chi paga: in virtù della Legge 99/2009 art.32, l’opera verrà finanziata da un elenco di 24 soggetti energivori privati che beneficeranno in esclusiva del minor prezzo dell’energia per vent’anni, quali proprietari dell’opera. Poi Terna dovrà riacquistare l’elettrodotto con tutti gli annessi e connessi (2 mega stazioni di conversione AC/DC/AC – vedi più avanti) non si sa ancora con quali soldi. Di questi 24 clienti finali, alcuni versano già ora in gravi situazioni di crisi industriale con rischio di licenziamenti di massa (per esempio ILVA di Taranto). La beffa, oltre al danno, potrebbe essere che alcuni di questi finanziatori risultino poi insolventi. Con quali precauzioni finanziarie sarà garantita la cordata degli industriali? Sono state previste fin da subito delle coperture assicurative fideiussorie atte a garantire il risarcimento di tutti i danni eventualmente cagionati ai territori e alle comunità?

Chi contribuisce a finanziare l’opera: sono i cittadini italiani che, a loro insaputa, stanno finanziando da 7 anni a questa parte il vantaggio economico di Interconnector alle industrie energivore nazionali, quantunque l’opera ancora non sia stata costruita. Si tratta di uno sconto sul prezzo dell’energia riservato ai 24 soggetti privati individuati dal progetto di Terna come finanziatori dell’opera. Questo sconto è decollato nel 2010 ed è costato a noi cittadini-utenti ben 3 miliardi di euro in 6 anni. Con o senza Interconnector, questa cifra è destinata a raddoppiare perché lo Stato ha deciso di prorogare di altri 6 anni questo prelievo-contributo, attraverso un accantonamento sulle bollette di casa, alla voce costi per il “dispacciamento”. Ma la ripresa economica auspicata grazie alla riduzione dei costi energetici del settore industriale non si è vista, così come non si è vista la crescita dell’occupazione. I giovani restano senza lavoro con o senza Interconnector !

Quanto è vantaggioso l’affare: la Legge 99/2009 faceva riferimento ad un prezzo di acquisto della corrente elettrica generata all’estero scontato di circa il 25%. Così hanno continuato a dirci che Interconnector serve perché all’estero la corrente elettrica costa di meno. Tuttavia, in questi ultimi anni, grazie all’incremento di produzione nazionale da fonti rinnovabili (38% non immaginabile nel 2009), alla riduzione dei consumi, al risparmio energetico e all’efficientamento nell’edilizia e nell’industria, si registra anche una diminuzione della generazione e oggi alcune nostre centrali di produzione alimentate a gas sono ferme. L’importazione energetica dall’estero ha ancora senso dopo 10 anni dalla legge? E tra 10 anni? Quanto di meno pagano i consumatori ?

Quali benefici per le comunità locali: in termini occupazionali e di ricadute economiche, il progetto NON fornisce alcuna indicazione. Le compensazioni annunciate da alcune persone sono puro frutto di fantasie e non trovano alcun riscontro nei documenti depositati. Interconnector passa e va sopra le teste dei residenti senza cedere energia elettrica a buon prezzo, né alle industrie locali, né alle imprese artigianali, né a quelle commerciali, né alle utenze domestiche. Pagheremo cioè la corrente sempre alle stesse tariffe. Il Piemonte e l’Ossola saranno solamente terra di transito, ma le comunità locali interessate dall’opera se ne accolleranno tutto il sacrificio. Possiamo scegliere quello che vogliamo seminare, ma siamo obbligati a mietere quello che abbiamo piantato (cit. anonimo).

Che cosa sono le “centrali di conversione”: sono innanzitutto 2 stazioni elettriche che insieme sono grandi come 24 campi da calcio (115.000 metri quadri ciascuna). Una è sita a Settimo Milanese all’arrivo della linea elettrica e l’altra è posta nella piana alluvionale ossolana, tra Villadossola e Pallanzeno. Le varianti di Piedimulera, Vogogna e Beura (scalo Domo 2) sono in buona sostanza meno appetibili. La prima centrale serve per trasformare la corrente elettrica alternata (AC) generata in Svizzera in corrente continua (DC). E’ collocata a Pallanzeno a circa metà del percorso dopo l’ingresso dal confine. La seconda centrale è prevista vicino a Baggio, in pieno Parco Agricolo Sud Milano, perché dopo l’invio della corrente continua fino in Lombardia in tecnologia HVDC, occorre ritrasformarla in corrente alternata (AC), per la distribuzione in rete. Nei capannoni industriali di queste “centrali”, alti fino a 20 metri, troveranno posto dei trasformatori e dei convertitori giganteschi (mai visti da queste parti) per dimensioni e per potenze elettriche installate. Oltre all’enorme consumo di suolo agrario, queste imponenti strutture di conversione elettrica dovranno essere opportunamente valutate per i campi elettromagnetici che si creeranno nelle aree abitate o produttive in vicinanza. Cosa si aspetta a dire pubblicamente se le preoccupazioni delle persone sono legittimate o meno? Chi garantisce sulla salute dei residenti? E su quella dei lavoratori delle aziende confinanti con le nuove centrali? E l’inquinamento acustico dell’effetto corona delle linee elettriche?

Che cosa è la Razionalizzazione: è un progetto precedente ad Interconnector, disgiunto anche per diverso numero di protocollo (EL275). Prevedeva la rimozione dal fondovalle formazzino delle vecchie linee AT degli anni ’50, che attualmente passano per 11 km sopra le case del Comune di Formazza, cioè fino in località “Le Casse”. Occorre ricordare per chiarezza e per correttezza che la “Razionalizzazione della rete esistente in Val Formazza” (D.G.R. n°60/11982) è un atto dovuto per via di un accordo del 28.05.2009 tra Terna e la Regione Piemonte, quale opera compensativa di un altro danno ambientale, arrecato alla campagna vercellese con il nuovo elettrodotto “Trino-Lacchiarella 380 kV”. Lo spostamento delle vecchie linee elettriche di Formazza doveva cioè essere realizzato subito e a prescindere da Interconnector (EL330). Invece nel 2014 è stato scelto di unire i 2 progetti, vincolandoli uno all’altro. Il dubbio è che questa operazione strategica sia servita come ricatto morale nei confronti degli abitanti di Formazza prima, e della Valle Antigorio poi, tanto che oggi si sente dire che se non sarà realizzato Interconnector non verrà fatta la Razionalizzazione. La variante aerea in alta quota, preludio di Interconnector, è invece equivalente secondo noi ad un furto delle nostre ricchezze, inestimabili e invendibili. Perché in luogo della variante aerea in alta quota non è stato valutato un passaggio sotterraneo, ad esempio all’interno del vecchio metanodotto SNAM abbandonato o il transito dei cavi lungo le strade o in galleria, come avviene in Val di Susa per un'altra interconnessione elettrica con la Francia? Perché non vengono proposte le moderne tecnologie di trasporto delle altissime tensioni in corrente continua (DC) come è stato prospettato per il progetto “Greenconnector Svizzera-Italia 380 kV” Thusis- Verderio (LC) ?

Cosa dice la politica: Interconnector è un’opera calata dall’alto, prevista fin dal 2009 come opera strategica di importanza nazionale, portata avanti congruentemente dall’attuale partito di Governo il PD, senza modifiche sostanziali né ripensamenti, e senza una comprensibile spiegazione sul significato di “strategico”. I cittadini non sono mai stati informati e coinvolti nelle scelte progettuali, né i Comitati e le Associazioni ambientaliste sono stati concretamente ascoltati dal proponente l’opera e dalla Regione Piemonte. Essi sono in lotta contro questo elettromostro almeno fin dal 2012, da quando cioè hanno saputo casualmente delle trattative già avviate nel silenzio generale da diversi anni. I 5 Sindaci della Valdossola superiore che hanno sottoscritto alcuni verbali di intesa con Terna, ponendosi di fatto dalla parte di Interconnector, potevano vantare un mandato elettorale specifico per prendere decisioni così importanti, in nome e per conto della cittadinanza? Inoltre, una scelta di così grande importanza andrebbe condivisa con tutto il Consiglio Comunale: ciò è stato fatto? Non ci risulta che i cittadini di quei Comuni siano stati opportunamente informati dalle loro Amministrazioni sull’opera e sulle sue conseguenze. Sono scelte secolari che andrebbero in buona misura concordate con tutti i residenti l’intera Valdossola e con tutti i frequentatori per turismo o per soggiorno dei luoghi interessati da Interconnector. Quale coerenza esiste tra l’opera ed una nuova epopea industriale ?

L’inganno delle prospettive occupazionali: vi è anche una valutazione economica che contrasta con un progetto come quello dell'Interconnector. E' una valutazione a riguardo delle prospettive di reddito di un territorio che negli ultimi decenni ha visto la contrazione di buona parte dell'economia, fonte primaria del suo sostegno sociale. Parliamo in particolare del territorio ossolano che sarà interessato dall’opera di Terna SpA per tutta l’estensione geografica della Valle del Toce, dal confine nord con la Svizzera al confine sud del Lago Maggiore. Si pensi ad esempio al drastico ridimensionamento occupazionale operato nel settore idroelettrico, che ha visto quali prime vittime proprio le alte vallate della Formazza e di Antigorio, dove il ricambio occupazionale dei dipendenti Enel non c’è stato. Per non parlare dell'esaurirsi pressoché totale dell'occupazione nei settori della industria siderurgica e metalmeccanica, e di quella chimica, che hanno interessato una larga fetta della popolazione residente in Valdossola. Si faccia infine riferimento all'illusione occupazionale creata dal progetto dello scalo ferroviario di Domo 2, che avrebbe dovuto creare centinaia di posti di lavoro, secondo le promesse delle parti politiche e sindacali del tempo. Infine, negli anni a cavallo dei due secoli, quasi tutti i Comuni della Valdossola hanno assistito al proliferarsi delle così dette “zone industriali”: aree attrezzate fatte di capannoni prefabbricati in grigio cemento, dalle forme squadrate e anonime, inseriti in un sistema urbano moderno, ma banale, impersonale, desolato e misero, tanto da meritarsi l’appellativo di “non luoghi”. Secondo gli intenti dei piani di sviluppo, promossi dalla Regione con investimenti pubblico-privati e contributi comunitari, queste strutture avrebbero dovuto favorire una nuova stagione produttiva, con la nascita di nuove imprese commerciali, artigianali e industrie manifatturiere medio-piccole. Il fallimento dell’operazione è testimoniato da percentuali asfittiche di disoccupazione e dalla chiusura e dall’abbandono degli immobili, al punto che oggi quelle aree industriali vengono citate come esempio di zone già degradate, disponibili per essere ulteriormente manomesse. Ma per quel sogno proibito sono stati sacrificati ettari ed ettari di campi coltivati e di zone agricole, con consumo irreversibile di suolo fertile e con un abbruttimento delle scenografie di fondovalle, per cui oggi spariscono dalla vista anche i paesi ed i centri abitati. Ci manca solo una mega stazione di conversione da 115.000 mq.
A fronte di questa caduta verticale dell'economia e dell'occupazione molto poco ha fatto seguito: sono nate pressoché miracolosamente nuove aziende, cresciute esponenzialmente in pochi anni, ma dissolte in un attimo come neve al sole. In tutt’altro settore, da anni, si profila invece come una prospettiva credibile la carta del turismo sostenibile e di quel turismo che si muove alla riscoperta di territori vergini, di paesaggi primordiali, di natura integra, della genuinità, dell’originalità, della tranquillità dei luoghi, unitamente alla possibilità di diffondere una nuova offerta ricettiva e non solo. Essa è sostenuta da una domanda in rapida crescita, supportata dall'accesso ad una rete promozionale impensabile sino a pochi anni fa.
Al contrario, il progetto Interconnector ripropone modelli economici industriali che nel territorio sono già superati. Lo graverebbe invece di una servitù pesante, asservendolo senza produrre né PIL, né occupazione locale, tanto da non esservi traccia negli stessi documenti di Terna. A fronte di questo forzoso asservimento, le prospettive di una nuova economia turistica locale subirà piuttosto una perdita di crescita potenziale di PIL. Con la trasformazione del Paesaggio verrebbe colpita un’economia giovane, fresca, in grado di generare un reddito diffuso, esteso in maniera equa e democratica, posto al riparo dalla variabilità dei mercati, capace di integrare competenze e professionalità innovative, tale da legare la popolazione al territorio, contrastandone l'abbandono. E' eccessivo citare qui tutte le nuove forme e le modalità di accoglienza e di servizi che un territorio salvaguardato può offrire; sono innumerevoli e, se diffuse, promosse e valorizzate con competenza, possono diventare un vettore importante di una diversa crescita economica.
A corollario di tutto questo, assistiamo proprio in questi frangenti all’intervento a gamba tesa della politica, locale e regionale, che rigetta l’approccio turistico cavalcato fino a ieri per il rilancio economico della Valle, sposando acriticamente Interconnector. Questi inspiegabili, repentini e unilaterali cambiamenti di rotta non fanno gli interessi dei cittadini, ma della grande economia, quella che, magari, genera dividendi che poi però non tornano ai territori che li hanno consentiti, ma vanno a beneficiare altri lidi.

Interferenza con le aree protette: Interconnector attraverserà alcune delle più esclusive zone di natura integra della Valdossola, del Lago Maggiore e del bacino fluviale del Ticino. Queste aree sono state sottoposte a vincolo di tutela e valorizzazione, grazie a politiche ambientali lungimiranti e razionali, specificate secondo le Direttive comunitarie Habitat e Uccelli. L’elenco inizia da settentrione con la ZPS (zona di protezione speciale) “Valle Formazza” istituita con il progetto Rete Natura 2000, per salvaguardare ambiti alpini di alta quota con forme di paesaggio straordinarie ed invidiabili. Marginalmente, il progetto interessa anche la Riserva naturale del Sacro Monte Calvario di Domodossola, patrimonio UNESCO ed il Parco Nazionale della Val Grande, l’area wilderness più grande d’Italia, Geoparco Unesco, recentemente inserito nella rete “Carta Europea Turismo Sostenibile”. Nella media Valdossola le linee elettriche in altissima tensione dell’opera di Terna percorreranno anche il SIC (sito interesse comunitario) “Greto del Toce” posto a protezione di ambienti di alveo delicati e importanti per l’avifauna migratoria, i pesci di acqua dolce e la vegetazione ripariale. Anche la Riserva naturale di Fondotoce, l’area protetta dei Lagoni di Mercurago, in precedenza facenti parte del Parco regionale del Lago Maggiore, oggi Parco del Ticino saranno interessati dall’opera Interconnector. Per ultimo, ma non ultimo, il Parco Agricolo Sud Milano che dovrà accogliere la stazione di conversione di Settimo milanese (Baggio). Numerose le aree archeologiche compromesse, tra le quali si cita a titolo di sconforto totale la zona delle pitture rupestri della Balma dei Cervi.

Stato dell’arte: il progetto è depositato insieme alle sue integrazioni presso il Ministero dell’Ambiente, per lo Studio di Impatto Ambientale, ed è disponibile per la consultazione pubblica su internet. Chiunque ha la possibilità di esaminarlo e di esprimere per iscritto le proprie Osservazioni di rito, inviandole a Roma entro il 4 aprile 2017. Se ammissibili, saranno prese in considerazioni dalle commissioni esaminatrici il progetto, per una più che auspicabile valutazione serena e responsabile dei pro e dei contro. Così come 9 Sindaci della Valdossola si sono rifiutati di sottoscrivere i verbali di intesa con Terna, anche gli altri Enti locali territoriali hanno il diritto e il dovere di far sentire la loro voce su Interconnector, meglio se condivisa con tutta la Comunità di Valle e, perché no, con tutta la Provincia del VCO. L’obiettivo sia quello di raccogliere le aspettative del nostro territorio che è unico e indivisibile, soprattutto quando in gioco c’è il futuro delle generazioni a venire, vale a dire lo sviluppo turistico locale, così tanto e continuamente promosso in tutte le sedi di dibattito politico e pubblico. Si ricorda che la OPZIONE ZERO è ammessa anche dalla legge (Tar Veneto 8.3.2012, n.333).

Coordinamento NO Interconnector Svizzera-Italia: Salviamo il Paesaggio VALDOSSOLA, il Comitato Mo.N.Te, Italia Nostra VCO, Italia Nostra MILANO N-W, il Comitato NO ecomostro Settimo, il FAI Novara, Mountain Wilderness Italia, Cor.Di.Te, altre associazioni e liberi cittadini hanno unito le loro forze e stanno “esportando” la battaglia al di fuori dei propri confini locali e regionali. Un sentimento comune di opposizione al progetto ci lega a doppio filo, anche se abitiamo a chilometri di distanza. Vogliamo mettere sul piatto della bilancia il valore inestimabile delle belle montagne ossolane, in particolare delle aree tutelate e protette di grande pregio naturalistico, ambientale e paesaggistico, interessate dall’opera di Terna. La dorsale delle Alpi Lepontine che va dal Basodino a Matogno è tutta ancora pressoché integra nella sua naturalità primordiale. Chi è stato ai laghetti del Boden, al Castel, al Lago Nero, al Lago Superiore, in Cravariola, in alta Agarina o lungo le pendici occidentali del Parco nazionale della Val Grande sa perfettamente che si tratta di alcune tra le ultime aree incontaminate dell’Ossola, ancora rimaste vergini, così come sono state create. Esse rappresentano il patrimonio ambientale su cui si erge tutta l’impalcatura del turismo sostenibile. Una volta perdute queste risorse, le politiche turistiche che ogni giorno vengono invocate a gran voce saranno solamente parole vuote. Anche tutti gli altri territori turistici, agricoli e residenziali, piemontesi e lombardi, che subiranno delle radicali alterazioni a causa di questo progetto, hanno per noi un valore che supera quello dell’opera. Per colpa di Interconnector, chi risiede nelle periferie delle città di pianura perderà ulteriori lembi preziosi di suolo verde e di campagna coltivata. Dove verranno compensati i danni perpetui di quest’opera? Chi ne beneficerà stavolta? A quali condizioni? Quando verranno finalmente avviate le politiche di salvaguardia dei suoli, dei territori, del Paesaggio che vengono declamate ad ogni occasione mediatica? Perché il territorio del VCO non riesce ad esprimere una linea comune su quest’opera ?

Noi continueremo a lottare per impedire di perdere i nostri invidiati scenari alpini o di pianura, che amiamo e che vorremmo conservare incontaminati più di ogni altra cosa.
Per questo, lanciamo un appello a tutti i cittadini a sottoscrive la nostra petizione on-line https://www.change.org/p/minsitero-sviluppo-economico-no-interconnector-italia-svizzera-380-kw
oppure a firmare la nostra sottoscrizione cartacea.
Ci trovate su Facebook alla pagina: Interconnector Svizzera-Italia 380 kV
DoNessun testo alternativo automatico disponibile.modossola, 18 marzo 2017

Nessun commento: