martedì 30 agosto 2022

PARCO NAZIONALE VAL GRANDE: IN CONSIGLIO LA PROPOSTA PER IL PIANO GRANDE DI FONDOTOCE



Venerdì scorso si è svolta la seconda seduta del nuovo Consiglio di Amministrazione del Parco Nazionale Val Grande. Otto sono i componenti del Consiglio, in rappresentanza di enti e associazioni diverse, nazionali e locali. Le Associazioni ambientaliste hanno diritto ad un seggio e la nomina ministeriale è caduta sulla persona di Filippo Pirazzi, Geologo e Insegnante nelle scuole superiori, oggi anche Vice Presidente della Sezione VCO di Italia Nostra, nonché animatore della Associazione: " Valdossola Salviamo il Paesaggio". Proprio Filippo Pirazzi aveva chiesto che il convocato Consiglio ponesse tra i temi all'ordine del giorno della seduta, quello del progetto di realizzare sul Piano Grande di Fondotoce, nell'area della cascina in disuso, il " portale" di accesso al Parco Nazionale, dunque un centro logistico per le informazioni e per i servizi di accompagnamento, centro di educazione ambientale, showroom delle aree protette e dei prodotti dei loro territori, centro di recupero e cura della fauna selvatica ...collocato in un'area di grande valenza logistica e visibilità turistica che il prossimo allargamento dei confini del Parco, entro quelli del Comune di Verbania, ne renderebbe possibile la realizzazione. Non era previsto alcun voto da parte del Consiglio, ma soltanto la presentazione del progetto, sottoscritto da diverse sigle ambientaliste, la sua messa a disposizione dei Consiglieri affinché potesse prendere avvio una discussione, prossima/futura, sulla crescita economica/turistica del Parco attraverso il recupero funzionale di una struttura rurale in abbandono e che un utilizzo diverso avrebbe, come noto, effetti non positivi sulla integrità residua del Piano Grande di Fondotoce. La presentazione ha suscitato interesse e impegno da parte di diversi Consiglieri all'approfondimento. E' stata la prima volta che questo tema è stato affrontato in una sede istituzionale e con questo pensiamo abbia potuto prendere avvio un percorso che come sue prossime tappe dovrà avere la l'assemblea della Comunità del Parco e il confronto, promesso e in prossima agenda, con il Sindaco di Verbania, per tornare poi in sede di Consiglio di Amministrazione del Parco per una sua decisione di merito. Pubblichiamo qui sotto il testo della proposta depositata in Consiglio di Amministrazione, mentre ringraziamo Filippo Pirazzi per l'impegno svolto.



IL PIANO GRANDE DI FONDOTOCE

L’ETERNO TEMA: “ COINSERVAZIONE” o “SVILUPPO”


Il “Piano Grande” era sembrato, qualche tempo fa, tornato di attualità nell’agenda del Governo della città di Verbania.

Per verità non si sono poi conosciuti nuovi sviluppi riguardo la procedura instaurata presso lo sportello unico delle attività produttive e riferite al progetto proposto dalla società Malù, i cui contenuti parrebbero non essere stati oggetto di modifiche rispetto a quello già inizialmente proposto, ma solo integrati.

Sono noti, a grandi linee, quei contenuti che prevedono la trasformazione dell’ambito della “cascina “ di Fondo Toce, e non solo, destinandolo a luogo di sport e divertimento, di nuova ricettività turistica, di ampliamento delle strutture a servizio del gioco del golf e ad estensione della superficie dell’impianto esistente.

E’ pure noto che tale progetto pone interrogativi in chi ritiene invece che preservare il quadro paesaggistico di quei luoghi, fortemente identitari, rispettarne i valori naturalistici, riconosciuti dalla presenza della riserva, e valorizzarne la residua funzione agricola, storicamente esercitata, siano obiettivi perseguibili, coerenti e non fungibili.

Il progetto, pur non conosciuto nei suoi aspetti di dettaglio, è indirizzato verso altri obiettivi, accrescendo ulteriormente uno degli elementi di maggior criticità di cui oggi la riserva di Fondo Toce, ma non solo, soffre, ossia l’eccesso di pressione antropica.

E’ un progetto coerente con una politica della concentrazione dell’offerta turistica nel polo dell’: “Isolino”, che verrebbe ulteriormente caratterizzato con nuovi e aggiuntivi servizi da integrarsi con quelli ricettivi extra alberghieri esistenti.

Pare dunque che poco importi al progetto preservare i valori identitari, naturalistici e storici di cui abbiano fatto cenno e che dovrebbero, invece, costituire le linee guida della pianificazione della città di Verbania rispetto a quell’area.

Tali linee guida trovano pure in strumenti di pianificazione sovraordinata la loro fonte, leggasi il Piano Paesaggistico Regionale, e non sono solo il patrimonio delle istanze di cui sono portatrici le Associazioni scriventi.

Giova ricordare che una delle tematiche che pur il Comune di Verbania sarà chiamato a sviluppare, sarà proprio l’adeguamento del proprio strumento urbanistico alle direttive, indicazioni e prescrizioni che il PPR fissa all’interno di tutta la strumentazione normativa di cui è dotato.

E’ un’operazione complessa che dovrebbe essere il risultato di una revisione generale dello strumento e che proprio nella zona del Piano Grande trova forse uno dei nodi più impegnativi da risolvere, ma anche un suo campo di stimolante e attenta attuazione.

Un’operazione che dovrebbe dunque vedere il Consiglio Comunale di Verbania, attraverso un percorso partecipato, essere l’attore protagonista di scelte programmatiche coerenti con gli strumenti della pianificazione sovraordinata.

Sotto questo profilo ci pare che la procedura “ Malù” ora in corso, pur probabilmente formalmente corretta, male si coniughi con scelte di pianificazione che debbono essere oggetto di valutazione complesse e articolate, non sottratte all’attenzione del Consiglio Comunale in ogni fase del procedimento, non solo confinate alla fase terminale di un percorso.

Significativo, al fine di coglierne la complessità, il contrasto di posizioni, in apparenza non ricomposte, tra gli stessi attori pubblici della Conferenza dei servizi e che emerge dalla lettura del verbale della seconda riunione svolta nell’ambito della procedura: “ Malù”.

Qualunque sarà comunque l’esito di quella procedura essa comunque non potrà non verificare la coerenza della variante proposta, non solo con le prescrizioni del PPR, cosa in fondo di immediato riscontro, ma anche con gli “indirizzi”, le “direttive”, gli “obiettivi” e le” linee di azione”, cioè con tutto l’apparato previsionale e normativo che lo strumento sovraordinato assegna alla pianificazione altra, quale ne sia la sua scala.

Sotto questo profilo chiediamo come possano essere declinati all’interno della variante “ Malù” i seguenti indirizzi:

La possibilità dell’ampliamento della riserva speciale, auspicato all’interno degli indirizzi e orientamenti strategici fissati per l’ambito di paesaggio 12, ove e qualora l’ambito di possibile ampliamento sia ad essere compromesso da previsioni con esso contrastanti?

La valorizzazione del rapporto lago-montagna, anche nell’ottica di un alleggerimento della pressione turistica sulla sponda lacuale ?

La sottoposizione a maggior tutela dell’area del lago di Mergozzo ?

Ci chiediamo inoltre come possano essere declinate coerentemente le seguenti “ linee di azione” sempre assegnate all’interno del quadro normativo del PPR ?


  1. La riduzione del traffico lungo la strada litoranea, laddove si prevede invece un nuovo polo di concentrazione e di attrazione con ben 750 posti auto a disposizione ?


  1. La tutela e l’incentivazione delle attività agricole attraverso la conservazione del suolo (vedi parcheggio a raso citato) e dei caratteri paesaggistici rurali ..” ?

E ancora e da ultimo:


  1. Come siano declinati gli indirizzi e le direttive dell’articolo 32 delle NTA del PPR con riferimento all’unità di paesaggio SV4 di Verbania, laddove dovrebbe essere privilegiata le leggibilità del paesaggio agrario e dei contesti rurali, non certo la loro cancellazione ?


2) Come, in relazione all’articolo 17 delle NTA, sempre del PPR, vengano declinati e applicati indirizzi e direttive legate alla presenza della riserva speciale ?


In questa rassegna di criticità evidenti non abbiamo peraltro richiamato le ulteriori griglie normative che sono di ostacolo al procedere del progetto, vedi le norme del Piano di Assetto idrogeologico.

Domande tutte che, a nostro giudizio, non possono trovare risposte nel piano “Malù”, a comprova delle difficoltà del suo percorso che però non dovrebbe essere infinito come oggi appare, in attesa, forse, di normative più permissive, ma invece dovrebbe vedere una sua conclusione entro tempi certi e definiti.

LA VALENZA ECONOMICA DEL PIANO GRANDE.

DUE MODELLI A CONFRONTO


Con riferimento al progetto Malù, da più parti, si direbbe bipartisan, si sono ascoltate argomentazioni di ordine economico, occupazionale e di sviluppo, quest’ultimo genericamente inteso, per giustificarlo e valutarlo con estremo favore e interesse.

Da più parti vengono e verranno snocciolati, senza problemi, dati e numeri importanti riguardo la valenza che l’economia dell’ “Isolino” ha rispetto ai numeri complessivi del turismo sul lago.

E’ tutto vero sin tanto che non se ne contrappongono altri ugualmente importanti.

La ricettività diffusa rappresenta, già oggi, un asset importante e in forte emersione ed espansione nell’ambito del territorio provinciale. Esso riguarda centri turistici primari e non solo, ma anche località minori: di lago, collinare e alpine; centri storici e no, contribuendo a rivitalizzarli e dando una nuova funzione ad un surplus di patrimonio immobiliare che presenta anche aspetti di forte sofferenza, vuoi per il crollo demografico e residenziale in atto nei centri minori, vuoi per lo stato di degrado che consegue all’abbandono abitativo, vuoi anche per il modificato modello di turismo residenziale che si è venuto ad affermare rispetto a quello in voga nei periodi più “dinamici” dell’investimento immobiliare, con una conseguente immissione sul mercato dell’affitto breve di tale patrimonio immobiliare, diventato diversamente un surplus.

Questo per molti aspetti nuovo asset legato alla ricettività turistica, si esprime già ora in migliaia di posti letto, peraltro in crescita esponenziale, che vengono offerti ogni giorno sui portali presenti sulla rete internet. Esso si rivolge ad un targhet di turisti, quasi totalmente stranieri, che difficilmente sceglierebbero la ricettività alberghiera e che sono orientati verso l’utilizzo della ricettività residenziale, probabilmente alternativa e competitiva rispetto non solo a quella alberghiera, ma anche a quella dei più tradizionali “villaggi vacanze”.

E’ un’importante opportunità di crescita ordinata dell’economia turistica perché permette di accogliere grandi numeri, ma in maniera diffusa, evitando le concentrazioni e le criticità che in genere le grandi quantità comportano, diffondendo invece i benefici anche a località minori che ne erano prima escluse.

Sotto questo profilo, le caratteristiche del territorio della Provincia, con la varietà di offerta di paesaggio e di ambienti costituiscono un elemento insediativo ideale per tale tipo di ricettività. La presenza poi e la qualità del sistema delle aree e dei territori protetti sono un ulteriore importante elemento che ben si coniuga con un modello economico/turistico più lento e meno invasivo.


Sono comunque evidenti l’incompatibilità tra il progetto “Malù” con non solo le criticità rilevate nel confronto con il PPR, ma con il quadro dell’offerta e della domanda turistica nonché della fruizione del territorio che abbiamo delineato.


Sono modelli inconciliabili:


  1. Da un lato un uso del territorio, da modificarsi nel suo assetto per farne un contenitore concentrato di economia turistica di massa.

Dall’altro lato una conservazione del territorio in quanto valore primario di offerta turistica, distribuendone la domanda in maniera ampia e diffusa.


  1. Da un lato un modello economico imprenditoriale classico fondato sull’investimento di capitali anche molto importanti, ma con una conseguente successiva concentrazione degli utili societari, altrove poi probabilmente destinati.

Dall’altro lato un modello se non alternativo, comunque concorrente, fatto di una miriade di micro investimenti capaci di generare reddito o integrazione di reddito, spalmato in maniera diffusa, equa, democratica e plurale;


  1. Da ultimo un modello turistico generatore a sua volta di criticità importanti, vedi i problemi di eccesso di viabilità privata e di conseguente difficoltà di mobilità proprio nell’ambito degli assi stradali tangenti al Piano Grande.

Dall’altro lato un modello che non comporta criticità particolari, ma semmai ne risolve di presenti, vedi lo spopolamento dei borghi e la loro desertificazione commerciale e di servizi.


Alla luce delle considerazioni qui svolte, l’economia dell’”Isolino” deve essere letta con occhio più attento e più critico; ne esce comunque ridimensionata, i suoi numeri devono essere interpretati in maniera più relativa e certamente, anche in una prospettiva di medio o lungo termine, essa non appare più strategica rispetto alle valenze altre e competitive che modelli turistici diversi e più coerenti con la sostenibilità territoriale possono offrire, rappresentando questi ultimi una validissima alternativa.




UNA PROPOSTA ALTERNATIVA PER IL RUOLO DELLA CITTA’ DI VERBANIA



Per quanto sin qui argomentato, la città di Verbania non dovrebbe sottrarsi al dibattito circa la pianificazione del proprio territorio e non dovrebbe demandare a iniziative imprenditoriali l’esclusività delle scelte.

Il progetto “ Malù” sul Piano Grande, così come conosciuto, rischia di imporsi al di fuori e contro un vero disegno programmatorio cittadino, rispettoso della pianificazione sovra ordinata e sviluppato in maniera partecipata e democratica.

Le argomentazioni che abbiamo sin qui svolto hanno cercato di illustrare come le ragioni di cura e conservazione di un territorio, si possono coniugare molto efficacemente con quelle della crescita dell’economia turistica, anzi ne sono la premessa in un ribaltamento della logica che vede esclusivamente la massificazione degli investimenti, il consumo di suolo libero e la concentrazione delle iniziative imprenditoriali come l’unico obiettivo da favorire.

Da qui e da questa lunga premessa critica nasce però anche una proposta che veda Verbania e nella specie la pianificazione del Piano Grande, quale occasione di una rinnovata centralità e di un nuovo protagonismo pubblico nelle scelte di politica non solo urbanistica, ma anche turistica.

E’ data come ormai prossima la fine positiva del percorso che vedrà i confini del Parco Nazionale Val Grande estendersi anche entro una parte del territorio del Comune di Verbania.

E’ un fatto che in maniera quasi unanime è stato giudicato positivamente e che non solo premia le buone intenzioni di tutti gli amministratori che si sono cimentati per questo obiettivo, ma che chiama altresì le amministrazioni stesse ad una prova di coerenza e di responsabilità verso obiettivi di qualità territoriale e di sensibilità accresciuta verso i temi della conservazione dell’ambiente.

Tali obiettivi non possono ritenersi raggiunti ed esauriti con il conseguimento dell’allargamento dei confini del Parco, ma quest’ultimo perché non rimanga soltanto motivo di soddisfazione e di vanto da esibire, deve essere la premessa per nuove buone azioni e buone pratiche che abbiano a meritare alla città il titolo di capitale di un Parco Nazionale.

Coniugare l’occasione dell’allargamento dei confini della Val Grande sin dentro Verbania, ( questo sì, avvicina i territori interni montani al piano) con un ambizioso progetto pubblico di promozione, di diffusione della conoscenza e di divulgazione del Parco Nazionale, potrebbe essere momento perché le buone azioni e le buone pratiche si possano realizzare.

Entro questo obiettivo, il Piano Grande e in particolare l’ambito costituito dagli edifici storici, dalla corte e dalle pertinenze della vecchia struttura rurale, leggasi silos, dovrebbero diventare il luogo di quella promozione, diffusione di conoscenza e divulgazione, ma non solo, di cui è fatto cenno.

Una felice e privilegiata localizzazione logistica rispetto all’oggetto da promuovere, ma anche rispetto all’utenza cui rivolgersi, ne farebbe il contenitore perfetto.

Centro di visita, ma anche di servizi che il Parco, con la sua istituzione ha, in questi anni, fatto nascere; centro di informazioni; stazione di organizzazione e di partenze per escursioni guidate, per trasferimenti su mezzi pubblici verso i paesi delle aree interne; laboratorio didattico e di educazione ambientale, stazione di recupero della fauna selvatica, sino all’improbabile o forse improponibile trasferimento della sede amministrativa e legale in quel luogo.

Tutto questo è il ventaglio di un possibile riuso funzionale della struttura rurale in abbandono, escludendo ogni ipotesi di scambio, recuperandola nei suoi caratteri architettonici, nel contorno di un ambito vasto che deve rimanere a destinazione esclusivamente agricola, sottratta così, da un lato all’abbandono e al degrado conseguente, ma anche ad un riuso funzionale non coerente con i valori di paesaggio che esprime

In tutto questo ci pare che gli indirizzi, le direttive e l’intera struttura normativa con cui il PPR ridisegna l’ambito e le unità di paesaggio interessate, siano pienamente rispettati.

Aggiungiamo che la valenza del sito è tale che meriterebbe senza dubbio anche il coinvolgimento delle altre aree protette presenti a livello provinciale e fors’anche dell’altra realtà di parco nazionale presente a livello regionale, aprendosi così nel sito della Cascina di Fondotoce una vetrina unica e privilegiata rispetto a tutti questi territori protetti.

A fronte di questo nuovo utilizzo funzionale della struttura, ogni miglior professionalità creativa dovrebbe essere cercata per la realizzazione di un progetto che possa esso stesso diventare modello ed eccellenza del territorio

E’ un’idea, prima ancora di un progetto, che l’attuale Presidente del Parco Val Grande, in un primo approccio esplorativo, ha definito: “ allettante” e che noi, nel condividerne il giudizio, aggiungiamo essere: “perseguibile e raggiungibile”.




LE CONDIZIONI DI SOSTENIBILITA’ DELLA PROPOSTA

La condizione prima della realizzabilità dell’idea sta però tutta nella volontà decisoria del Comune di Verbania e nei programmi dell’Ente Parco.

Alla finale determinazione del Consiglio Comunale sta il destino dell’attuale progetto “Malù”.

I vincoli e gli ostacoli che questo progetto imprenditoriale dovrebbe superare sono innumerevoli e forse invalicabili. Noi ne abbiamo indicati alcuni che ci paiono, peraltro, bloccanti. Prova forse ne è la difficoltà e la lentezza del percorso procedurale in corso che pure, salvo ritiro volontario, vi è il dovere per l’amministrazione pubblica di concludere, non quello di tenere aperto o sospeso all’infinito.

Dall’altro lato vi sta un altro dovere per il governo di Verbania, cioè quello di dare attuazione allo strumento di pianificazione sovraordinata che è il PPR, attuandolo, peraltro, non in contrasto con altri strumenti di piano di livello sovraordinato, vedi PAI.

Noi abbiamo provato ad indicare come il progetto “ Malù” non sia coerente con l’attuazione compiuta del PPR entro l’ambito territoriale del “Piano Grande”. Sappiamo che il suo accoglimento richiederebbe anche una modifica della classificazione dei gradi di rischio idrogeologico e ciò costituisce ulteriore motivo ostativo all’accoglimento.

La proposta che presentiamo non crediamo sia soltanto accattivante nel suo aspetto, ma possa rappresentare invece un’alternativa sostenibile per un riutilizzo di un bene che, conservato nella sua integrità paesaggistica, possa svolgere una funzione utile rispetto l’offerta di beni comuni tutelati che il territorio ha.

Verrebbe fornito un servizio anche e proprio a favore delle aree interne più svantaggiate che troverebbero nel luogo della “Cascina” una visibilità accresciuta a livello esponenziale con effetti positivi sulla loro economia turistica.

Un’idea ambiziosa la cui attuazione dovrebbe fare capo all’Ente Parco Val Grande in auspicabile accordo con le altre realtà protette che abbiamo già richiamato.

Alla base, un’intesa di programma dovrebbe vedere il Comune di Verbania e l’Ente Parco quali principali attori. Un’ intesa che definisca le volontà dei due Enti rispetto al progetto, la indicazione delle rispettive competenze, i tempi di possibile attuazione di un percorso politico/amministrativo e tecnico/attuativo non breve, ma che una volta imboccato non abbia ad avere ripensamenti o smentite.

Premessa di tutto rimane però la conclusione, con rigetto o con ritiro, del progetto ”Malù” e il successivo avvio di un processo di adeguamento dello strumento urbanistico che, insieme al recepimento del PPR, abbia a individuare la “Cascina” di Fondotoce quale area per servizi pubblici di interesse collettivo, con la indicazione specifica che in questa proposta abbiamo voluto dare.

Se verranno osservate in maniera corretta e scrupolosa procedure e formalità, i tentativi ostativi, che pure potranno essere messi in campo sul piano giuridico/legale, non prevarranno.

Ritorna allora però e in primo piano la funzione decisoria del Comune di Verbania, il ruolo del proprio Consiglio Comune, così come il Programma del Sindaco che, rivisitato e corretto, dovrebbe assumere e far propria l’idea che abbiamo prospettato, condividendo le motivazioni di ordine più generale che abbiamo esposto.

In conclusione poi, il primo degli ostacoli che potrebbe venir contrapposto ci sembra invece l’ultimo dei problemi. Ci riferiamo alla questione delle risorse, sicuramente non poche, che dovrebbero essere messe in campo per l’attuazione del progetto.

Il prossimo bilancio Europeo 2021/2027 destinerà risorse importantissime a favore della Regione Piemonte ed è molto probabile che misure o azioni si indirizzeranno anche verso obiettivi di qualità ambientale; d’altra parte e a comprova, Verbania sta ancora beneficiando degli effetti positivi del precedente bilancio Europeo che si sta chiudendo: vedi il recupero del parco di Villa S. Remigio.

Quali Associazioni di tutela ambientale ci permettiamo perciò di intervenire sulla questione che abbiamo diffusamente trattato e ciò in quanto ne abbiamo titolo e che l’ascolto delle nostre istanze sia dovere delle Amministrazioni pubbliche.

In conclusione vogliamo e chiediamo che la questione del Piano Grande diventi occasione di un dibattito aperto e trasparente sulle linee guida lungo le quali si vuole indirizzare un’economia e un territorio, confidando che le ragioni che qui abbiamo espresso possano trovare un eco ed una voce capace di rappresentarle in maniera suasiva e convincente. Sarebbe un bene per tutti.


Ringraziamo sin da ora tutti coloro che vorranno far proprie le nostre richieste e rappresentarle presso gli Organi decisori.


                   

lunedì 29 agosto 2022

MACUGNAGA: UNA CICLOVIA ESTREMA








Sul versante vallivo che da Macugnaga- Staffa sale sino al passo del Monte Moro, superando un dislivello di circa 1500 metri, sono iniziati e sono in corsi i lavori relativi alla costruzione di una pista ciclabile che, nelle intenzioni, dovrebbe collegarsi con il versante Svizzero e raggiungere l'abitato di Sas Fee. E' un progetto inter-frontaliero, finanziato con fondi Interreg per oltre un milione di euro per il solo versante Italiano. Le opere in corso hanno suscitato in alcuni fondate preoccupazioni per il forte impatto del cantiere che, considerate le condizioni di alta quota, le forti pendenze del suolo e in generale le condizioni ambientali in cui opera, potrebbe, proprio in fase di realizzazione dell'opera, generare situazioni critiche. Anche ad opera finita gli interrogativi circa la sua corretta manutenzione nel tempo non mancano. La stessa Arpa, l'Agenzia Regionale di protezione ambientale, era intervenuta in sede di valutazione dell'inserimento del progetto nello strumento urbanistico del Comune e aveva formulato molti rilievi critici, tanto che, al termine, aveva escluso la possibilità di concedere il proprio contributo in termini positivi. Nonostante ciò l'opera era stata approvata ed ora risulta in fase di realizzazione. A sua ultimazione interesserà una superficie di circa 60.000 mq. e comporterà scavi per circa 51.000 mc. La documentazione video/fotografica che circola da conto di come stanno procedendo i lavori; certo che un'opera, per certi versi anche ardita, avrebbe dovuto richiedere un' estrema attenzione progettuale, specie nella fase esecutiva e richiederebbe una massima attenzione nella fase attuativa, tutte condizioni precauzionali che vogliamo credere siano state assunte, ma ci pare d'obbligo crederlo con riserva di inventario. Qui nel seguito vi riportiamo alcuni brani della relazione Arpa che dava conto delle criticità dell'opera e che si sembra di poter condividere. Altra questione critica sarà poi la manutenzione, sia in termini economici che tecnici di un'opera che sarà comunque soggetta alle severe condizioni dell'ambiente alpino di alta quota. A cose ormai fatte, non è possibile per noi fare altro se non vigilare e invitare le persone sensibili e che frequentano quei luoghi a farlo perché un'opera fatta per consentire di praticare la mobilità con mezzi sostenibili, non si risolva in un disastro ambientale magari anche annunciato e inascoltato. Se così fosse, tutte le finalità e le ragioni sostenute per giustificare quest'opera perderebbero ogni validità e si dimostrerebbero fallaci e effimere.


          

giovedì 25 agosto 2022

STRESA: ALBERGO DUE VILLE


 La sezione ritorna sul tema che è nel titolo del nostro post, ribadendo la sua posizione riguardo le modalità con cui gli Enti competenti stanno conducendo la questione, modalità che dichiara apertamente e chiaramente di non condividere.