lunedì 30 gennaio 2017

TRASPARENZA


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Questa del titolo del posto di oggi è la parola magica che da qualche anno sembra aver reso la pubblica amministrazione una casa di vetro. Sarà pure vero, ma a volte questo vetro risulta un po' troppo fragile e la trasparenza talmente sottile che si rischia di non vedere niente. La copia della lettera che vi postiamo qua sotto è quella che l'Associazione ha inoltrato al Difensore Civico Regionale, che della trasparenza dovrebbe fare una delle sue funzioni, affinché si riesca ad ottenere , non dico tanto, ma almeno una risposta alle sollecitazioni che abbiamo mosso nei confronti della Regione sul caso del progetto del grande albergo a Stresa. Vedremo più in là se a furia di insistere una qualche soddisfazione potremo ottenerla. 



Prot. 0717
27/01/2017

Spett. Consiglio Regionale del Piemonte
Ufficio del Difensore Civico

S E D E

OGG: Segnalazione del 02/01/2017.

Di seguito alla nota in oggetto, a sua successiva integrazione ed a riscontro della P00000189/DC-R 26/01/2017 di Codesto Ufficio, con la presente questa Associazione intende fornire ogni ulteriore utile elemento affinché possa essere valutata pienamente la competenza o meno alla trattazione delle richieste che sono state rappresentate e, in caso positivo, possa, sempre Codesto Ufficio, operare di conseguenza. 
Premesso che l'Associazione non dispone di tutti gli elementi di conoscenza che possono rilevare sotto i profili sopra rappresentati, tuttavia ritiene che la ricostruzione del procedimento svolto dal Settore Regionale interessato, sia, sulla base degli elementi documentali in possesso, ragionevolmente fondato.
Sulla base quindi di tali elementi e della ricostruzione svolta, che meglio dettaglieremo nel seguito, abbiamo motivo di sostenere che il procedimento di cui si tratta non sia stato svolto con un sufficiente grado di trasparenza e che la mancata conclusione, ma l'irrituale sospensione, non abbia, nelle motivazioni assunte, una sua coerente giustificazione, tanto da sostenersi, da parte nostra, che il procedimento avrebbe dovuto comunque concludersi con una proposta di rigetto dell'istanza e con la piena e non equivoca affermazione dei principi di legalità e di tutela dei beni comuni di cui questa Associazione, quale portatrice di interessi diffusi, ha pieno e riconosciuto interesse a sostenere.
A conforto dunque di quanto sin qui svolto ricordiamo che, con il documento che alleghiamo, la Soprintendenza ai beni archeologici,belle arti e paesaggio per le Province di Novara, Biella, Verbania e Vercelli aveva, con tempestività, in data 30/10/2015, rispetto alla formulazione dell'istanza, espresso il proprio negativo preventivo parere in ordine alla ammissibilità, sotto il profilo della tutela del beni culturali, del progetto di costruzione di nuovo albergo prodotta da SIAV srl. 
Tale preventivo parere, trascorsi ben quattro mesi e ventidue giorni dalla sua conoscenza da parte del Settore Regionale competente all'istruttoria paesaggistica, è stato assunto quale motivazione a sostegno del provvedimento sospensivo del procedimento medesimo e ciò palesemente in contrasto con le stesse affermazioni contenute nel provvedimento di sospensione, che si allega e che richiama la necessaria conoscenza del preventivo parere quale condizione per la formulazione della propria proposta sull'esito dell'istruttoria paesaggistica.
Sulla base della tempistica indicata negli atti a nostra disposizione, si ha ragione di ritenere che il progetto sul quale la Soprintendenza si era espresso sia stato quello sottoposto a revisione e ritenuto, anche dalla Regione stessa, non adeguato rispetto alle richieste di modifiche richieste.
Poiché il tempo trascorso tra la conoscenza del parere della Soprintendenza e quello del provvedimento sospensivo ha superato ampiamente i termini di 40 giorni indicati nell'articolo 146 settimo comma del Codice, non si comprende perché mai in quell'ampio lasso di tempo non sia stato chiuso il procedimento.
La notizia della proposizione del ricorso straordinario al Capo dello Stato è stata notificata al Ministero competente quattro mesi dopo l'emissione del parere preventivo, mentre la sospensione regionale data il ventiduesimo giorno successivo tale notifica.
Risulta pertanto singolare che un provvedimento sospensivo, già irritualmente motivato con riferimento all'esistenza di un parere preventivo contrario all'accoglimento, venga ulteriormente motivato facendo riferimento ad un ricorso la cui conoscenza, se le tempistiche fossero state rispettate, sarebbe intervenuta ben oltre i termini assegnati e a disposizione dell' amministrazione per decidere, ossia per formulare la proposta conclusiva di procedimento che, ai sensi di legge, la Regione avrebbe dovuto presentare alla Soprintendenza.
La ricostruzione della vicenda che abbiamo sopra descritta ci aveva dunque, come Associazione statutariamente deputata a concorrere alla tutela e difesa dei beni comuni, indotto a chiedere, in primis, alla Regione medesima, in data 08/11/2016, le ragioni di tale, per noi anomalo procedimento. 
Occorre dire che ad oggi, nonostante un nostro sollecito e l'ampio tempo trascorso, nessuna risposta ci è stata fornita.
Tutto quanto premesso, conclusivamente osserviamo perciò di aver innanzitutto assolto l'onere di rivolgerci in prima istanza all'Amministrazione responsabile, ma senza alcun esito.
Osserviamo inoltre che se anche parrebbe non in discussione la legittimazione a ricorrere avanti il tribunale amministrativo da parte di questa Associazione è pur vero che non tanto qui si discute sul contenuto di un provvedimento definitivo, quanto piuttosto sulla sua mancata emissione. 
Rilevano dunque profili di trasparenza, di buon andamento, di legalità in generale che parrebbero più il campo della difesa civica che non quello della giurisdizione.
La richiesta di una "moral suasion" nei confronti di una amministrazione due volte inadempiente, l'una nell'ambito di un normale procedimento istruttorio e l'altra nel mancato riscontro, almeno sotto il profilo della correttezza, ad una richiesta di chiarimento, ci parrebbe quindi pienamente giustificata e, sotto questo profilo, confidiamo che questa nostra possa essere condivisa dall'Ufficio che ci legge.


Distintamente 

Il Presidente
Piero Vallenzasca

venerdì 27 gennaio 2017

CONVEGNO



Sabato 28 gennaio 2017 al Broletto

Convegno a Novara, promosso dal Comune,

su Arialdo Daverio, la Cupola ecc.

A conclusione del ciclo di iniziative culturali promosse per la festa patronale di San Gau-denzio, l’Amministrazione comunale di Nova-ra ha programmato per sabato 28 gennaio (dalle ore 9,30), al Broletto, un convegno inti-tolato “La cupola di San Gaudenzio negli scrit-ti di Araldo Daverio” e dedicato, più ampia-mente, alla ricognizione della figura e dell’o-pera di Daverio (Novara 1909-Alagna 1990), ingegnere, fra i massimi esperti dell’Antonelli, ecologista ante litteram, nonché per oltre vent’anni autorevole esponente della Sezione di Novara di “Italia Nostra”.

L’occasione è data dalla decisione di rendere pubbliche l’acquisizione e la catalogazione, avvenuta presso la Biblioteca civica “C. Ne-groni”, della sezione di argomento novarese dell’archivio che Daverio aveva lasciato in eredità all’Unione Alagnese e che da questa è stata ora ceduta al Comune di Novara.

Arialdo Daverio negli anni Settanta del secolo scorso, fotografato all’Alpe Seccio di Boccioleto (Alta Valsesia) da Giulio Bedoni.

Dopo i saluti del Sindaco, Alessandro Canelli, seguiranno nel convegno, condotto dallo scrittore-giornalista Gianfranco Capra, le rela-zioni di Giulio Bedoni, attuale presidente della Sezione di Novara di Italia Nostra (Daverio: i monumenti, il paesaggio, Italia Nostra); Lu-ciano Gallarini, architetto (Daverio: l’uomo e l’architetto); Guido Peagno, architetto e già più volte presidente e consigliere della Fab-brica Lapidea di San Gaudenzio (Il gratta cie-lo. L’avventura dell’architettura che guarda il cielo continua attraverso i secoli); Paolo Pian-tanida, ingegnere, docente universitario e consigliere della Fabbrica Lapidea di San Gau-denzio (Daverio e la Fabbrica Lapidea di San Gaudenzio tra devozione e polemica); Paolo Cortese, dirigente Servizi Cultura Sport Turi-smo ed Eventi del Comune di Novara (La do-nazione della comunità Walser della Collezio-ne Daverio).

mercoledì 25 gennaio 2017

STRESA: VILLE DIMENTICATE


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Lentamente, una per una, non tutte positive, ma intanto arrivano le risposte ai quesiti che la nostra sede ha posto ai vari soggetti istituzionali sul cui tavolo ha presentato diverse domande che da osservatori abbiamo modo, come tutti d'altronde, di porci. Dobbiamo osservare che, al momento, il maggior tasso di non risposta spetta all'Ente Regione, a scusante del quale dobbiamo riconoscere che le domande poste erano forse le più difficili, certamente le più imbarazzanti, comunque ci siamo anche rivolti al Difensore Civico perché ne stimoli le risposte e la nostra speranza, così come la nostra determinazione non viene meno. Privacy o meno, perché quest'ultima sembra la spiaggia sulla quale tutte le pubbliche amministrazioni si trincerano per trovare scuse e non dare risposte, privacy meno dicevamo, vedremo di portale a casa tutte, o quasi. Intanto una è arrivata proprio ieri e riguarda la conservazioni di beni tutelati in Comune di Stresa. E' la Soprintendenza che, come potete leggere in calce a questo post, ci informa sullo stato di totale disinteresse in cui la proprietà, la SIAV srl , lascia marcire le ville Basile e Marina che sono sottoposte a vincolo architettonico. Da circa due anni la proprietà viene sollecitata a presentare un progetto di conservazione di quei bene che versano in stato deprecabile. Nonostante questo tuttavia la proprietà, e non certo per ragioni di ristrettezze economiche, ignora sistematicamente i richiami che la Soprintendenza le indirizza in virtù di una norma di legge ben precisa. Certo, lo Stato può sostituirsi alla proprietà inadempiente, ma come ben sappiamo le procedure e i tempi non sono né celeri, né facili. A noi il compito di denunciare questo fatto, di renderlo pubblico e di far toccare con mano quale sia il grado di sensibilità e di rispetto che la proprietà dimostra di avere. Il ricatto, possiamo chiamarlo così che si intravvede dietro questo comportamento, lo scambio tra l'autorizzazione alla costruzione di un albergo non autorizzabile e la conservazione delle due ville, a nessuno sfugge. Spetta alla Stato non farsi ricattare; spetta al potere amministrativo locale, un altro che ha difficoltà a rispondere, assumere comportamenti più adeguati rispetto a quelli sin qui tenuti, spetta ad una società civile indignarsi un poco di più e a noi non lasciare cadere l'oblio su questa vicenda.

martedì 24 gennaio 2017

CONSUMO DEL SUOLO

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E' in corso la consultazione in merito al disegno di legge regionale sulla riduzione del consumo del suolo. In teoria è una legge utile e necessaria, ma che ad un primo esame richiederebbe ancora molti interventi migliorativi e correttivi. Quanto meno questa è l'impressione che se ne trae da una prima lettura e che come associazione locale abbiamo manifestato ai nostri organi regionali perché se ne facciano partecipi in sede di consultazione. Non vorremmo che le migliori intenzioni siano poi foriere di pratiche non ad esse conformi e che un impianto legislativo troppo articolato e complesso conduca verso una eccessiva difficoltà operativa della legge, segnando così il suo fallimento. Questa preoccupazione abbiamo cercato di sintetizzarla in alcuni concetti che vi riassumiamo qui nel seguito, mentre l'analisi puntuale del testo della proposta di legge ci ha consentito di offrire diversi e crediamo significativi spunti alla riflessione critica del testo. Vedremo nei prossimi giorni, a consultazione avvenuta, se e come il legislatore regionale vorrà e saprà cogliere i suggerimenti critici che abbiamo con tribuito a fornirgli. 




Ad una prima lettura il disegno di legge si presta ad un giudizio di sintesi che può definirsi chiaro/scuro. Vi sono molte perplessità sui tempi di attuazione di una riforma siffatta, con tutti i rischi che i tempi lunghi comportano. Uno sforzo semplificativo, sia a livello di procedure, sia a livello di competenze tra i vari livelli istituzionali che la riforma mette in campo, può essere utile se non persino necessario, per evitare i rischi che comporta. Allargare la competenza regionale, individuare un unico modello istituzionale cui orientarsi in maniera convinta, mettere in campo salvaguardie più certe e stringenti, insieme ad un sistema di monitoraggio valido circa la corretta attuazione della riforma pare sia necessario. Così come ora é si avverte il rischio concreto di un tempo lunghissimo di un processo attuativo e messa a regime.

venerdì 20 gennaio 2017


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Il Comitato Salviamo il paesaggio Valdossola ha emesso il comunicato stampa che integralmente pubblichiamo qui sotto. Esso rappresenta un efficacie sintesi della questione che vede contrapposte le posizioni ambientaliste e non solo, nei confronti del progetto del grande elettrodotto che Terna intende realizzare. Il momento è diventato nuovamente cruciale di fronte alla riapertura del processo autorizzativo dell'opera. Vi invitiamo all'attenta lettura del comunicato che, al di là delle posizioni di ognuno, rappresenta un interessante documento conoscitivo sul problema del quale si dibatte. 


Salviamo il Paesaggio VALDOSSOLA
salviamoilpaesaggio.valdossola@gmail.com


Il progetto dell’elettromostro va avanti

Rendiamo noto all’opinione pubblica interessata all’opera elettrica di Terna SpA “Interconnector Svizzera-Italia 380 kV – All’Acqua-Pallanzeno-Baggio” (prot. EL-330) che sul sito web del Ministero dell’Ambiente sono stati pubblicati i nuovi documenti di progetto, richiesti nel 2015 ad integrazione dello studio di impatto ambientale (procedura di VIA).

http://www.va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/855/1134?Testo=&RaggruppamentoID=132#form-cercaDocumentazione
Con la presentazione di questi 356 documenti riprende quindi di gran lena l’iter autorizzativo del progetto Interconnector che il colosso nazionale della trasmissione elettrica intende realizzare con una determinazione a dir poco travolgente.
Si tratta di un mastodontico intervento, del valore di circa 1 miliardo di euro, che la Val d’Ossola non ha mai sperimentato sul proprio territorio, sia per dimensioni ed estensione dell’opera, sia per la potenza massima delle strutture elettriche. Il peso dell’impatto ambientale è straordinario e costituirà, una volta realizzato, un danno irreparabile al paesaggio naturalistico e antropizzato dei luoghi.
Interconnector partirà dal Passo di San Giacomo in alta valle Formazza, passerà da Fondotoce, per proseguire fino alle porte di Milano, lungo il versante occidentale del Lago Maggiore e del Fiume Ticino. Per tutta la lunghezza di questo tracciato, di circa 180 km, verranno innalzati più di 400 nuovi giganteschi tralicci, alti fino a 60 metri, atti a sostenere un’altra nuova linea elettrica in altissima tensione: 380.000 Volt, pari a circa il doppio della potenza di quelle già esistenti sul territorio.
È stata la legge 99/2009 all’art.32 a stabilire l’esigenza di interconnettere elettricamente gli Stati confinanti all’Italia (Francia, Svizzera, Austria, Slovenia e Montenegro) lungo 5 corridoi, per lo più transalpini, detti “autostrade dell’energia”.
Nel giro di pochi anni Terna completa le procedure previste per la selezione dei soggetti privati che teoricamente dovrebbero finanziare la realizzazione degli Interconnector e individua i corridoi su cui impostare le linee. Uno di questi è, appunto, quello che dal Passo San Giacomo arriva alle porte di Milano, attraversando la Val d’Ossola.
Il 4 giugno 2014 viene presentato ufficialmente il progetto per la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e viene formalizzata la scelta di realizzare, oltre a linee elettriche in altissima tensione (380 kV), anche 2 mega centrali di trasformazione (o stazioni di conversione) da corrente alternata a corrente continua, localizzate una a Pallanzeno e l’altra a Settimo Milanese
Va ricordato, però, che tra il 2010 e il 2011 Terna aveva già avviato dei tavoli concertativi con le amministrazioni locali, dovendo adempiere ad un impegno con la Regione Piemonte, sottoscritto nell’agosto 2009 (cfr. DGR n.60-11982 del 2009), riguardante la “sistemazione” delle linee elettriche in alta tensione, vecchie e obsolete, che passano sui tetti delle case dei paesi formazzini. Questo progetto, sottoposto a valutazione impatto ambientale l’8 maggio 2012, venne chiamato “Razionalizzazione della rete a 220 kV della Val Formazza” e, ripetiamo, discende da un IMPEGNO, ad oggi non ancora assolto, quale opera compensativa del danno ambientale arrecato da un’altra linea elettrica di Terna in altissima tensione, denominata “Trino-Lacchiarella”, situata nella pianura vercellese.
Il 2014 è l’anno in cui i 2 progetti (Razionalizzazione linee Formazza e Interconnector Italia-Svizzera) vengono fusi in un unico progetto, vincolando, di fatto, lo spostamento delle linee elettriche dal fondovalle formazzino alla realizzazione di un nuovo superelettrodotto, cioè di Interconnector 380 kV.
Chi scrive ritiene questa scelta dannosa per gli abitanti della Valle Antigorio-Formazza perché ha implicato lo stop dell’iter di approvazione del progetto di Razionalizzazione, posticipando i tempi di realizzazione in un futuro indefinito. Inoltre si è ingenerata una erronea convinzione che lo spostamento delle linee elettriche sia subordinata alla realizzazione di Interconnector Svizzera-Italia.
In questi ultimi mesi dell’anno 2016 abbiamo saputo di supplementari tavoli di concertazione, voluti dalla Giunta Regionale piemontese per convincere i Sindaci della Val d’Ossola a sottoscrivere verbali di intesa con Terna. Le riunioni avevano per obiettivo l’accoglienza di varianti non sostanziali dei tracciati e altre opere compensative a dir poco ridicole. Da quelle circostanze abbiamo imparato tutta la strategia persuasiva della grande impresa quotata in borsa, che ha azionisti
internazionali, una capitalizzazione giornaliera di 8 miliardi e 690 milioni (genn. 2017) e che risulta assai empatica alle Istituzioni più importanti: incontrare le Amministrazioni comunali in gran segreto nelle stanze del potere, trattare le rivendicazioni territoriali per separate sedi e snobbare le proteste dei cittadini residenti e dei comitati ambientalisti, che lottano contro quest’opera almeno da 5 anni. In altre parole divide et impera.
Oggi assistiamo all’avanzare deciso del progetto dell’elettromostro Interconnector, mentre molti fingono di non capire sia la gravità degli scempi che verranno perpetrati ad un ambiente naturale in molti siti ancora integro, risorsa indiscutibile per uno sviluppo serio del turismo di montagna, sia l’ingente perdita di valore del patrimonio paesaggistico alpino che verrà sacrificato per sempre.
Inoltre sussistono ancora forti dubbi sia sull’utilità dell’opera, sia sul suo finanziamento. Viviamo un periodo storico che, complice la crisi economica globale, punta già al risparmio, all’ottimizzazione, alla sostenibilità energetica e alla produzione locale delle energie rinnovabili per il proprio fabbisogno. La generazione elettrica in Italia è in calo da tempo, perché serve meno corrente e, nonostante questo, secondo i dati dell’autorità energetica nazionale abbiamo un surplus di corrente disponibile. Interconnector nasce per importare dalla Svizzera il surplus di produzione delle centrali nucleari elvetiche che sul mercato dell’energia costa di meno, ma che durerà anche di meno: dal 2019 e fino al 2034 infatti si completerà il piano confederale di dismissione del nucleare. Interconnector sarà dunque un’altra cattedrale nel deserto? In Val d’Ossola se ne sono viste già abbastanza, basti pensare allo Scalo ferroviario DOMODUE che non ha mai onorato le aspettative proclamate a squilli di tromba: l’occupazione e il benessere prospettati sono rimasti sogni nel cassetto, anzi si son perse zone agricole e suolo di enorme importanza e valore. Sul fronte dei costi va ricordato che l’opera sarà finanziata da un cartello di clienti finali energivori che ne saranno i proprietari per vent’anni a loro esclusivo uso e consumo. L’elenco di queste aziende vede alcune società in pessime situazioni finanziarie o sull’orlo del fallimento o della chiusura, come l’ILVA di Taranto. Quindi, un superelettrodotto privato in mani private, costruito però con contribuzione statale e comunitaria per la parte progettuale, ma già abbondantemente partecipato dalle bollette domestiche degli utenti italiani, che a loro insaputa hanno accantonato 3 miliardi di euro in 6 anni, prorogati per altrettanta somma per i prossimi 6.
E proprio per evitare che ad insaputa dei cittadini residenti sul territorio venga autorizzata dal MISE un’opera elettrica altamente invasiva e controversa, ma spacciata per strategica da chi la propone e da chi la sponsorizza dal punto di vista politico, chiediamo urgentemente una serie di tavoli informativi patrocinati sia dai 6
Sindaci della Val d’Ossola che hanno espresso un parere compiacente, sia dagli altri 9 Sindaci, che invece si sono rifiutati di sottoscrivere i verbali d’intesa con Terna e la Regione Piemonte. Le persone hanno diritto di sapere tutto di questo progetto, di rendersi conto delle sproporzioni di queste strutture che si vogliono realizzare in una valle stretta e già ampiamente strutturata e sfruttata per stessa ammissione dei progettisti.
Infine è assolutamente imperativo capire come la politica per il territorio possa continuare ad orientarsi e puntare tutti i propri sforzi sullo sviluppo turistico della Val d’Ossola con proclami talora elettorali, investimenti finanziari, progetti transfrontalieri di recupero e di rilancio, formazione professionale specifica, promozione e quant’altro, facendo leva sulle bellezze paesaggistiche naturali, punti di forza universalmente riconosciuti, quando ambiente e paesaggio subiranno devastanti trasformazioni irreversibili e di abbruttimento delle località turistiche e di quelle di transito dei turisti.
Per tutti questi motivi, per conoscere di quali vantaggi e di quali ricadute in termini economico-occupazionali questa valle potrà beneficiare in futuro e per poterli comparare con la svalutazione economica del capitale ambiente-paesaggio, compromesso dal passaggio di un’opera di tale carico e impronta, invitiamo la popolazione locale alla mobilitazione. Le persone che hanno a cuore il futuro dei propri paesi e le Amministrazioni comunali della Val d’Ossola si impegnino a perseguire una vera unione di intenti che da più parti è evocata, ma poi troppo spesso è sottoposta agli ordini di scuderia oppure è soffocata da slogan e proclami incomprensibili. La comunità ossolana sia una, unita e libera di scegliere il proprio benessere ed i propri destini.
Il 29 gennaio, domenica mattina alle ore 10,00 faremo una visita guidata ai luoghi prescelti per la costruzione della stazione elettrica di fondovalle contesa e contestata; speriamo di vedere un folto pubblico di partecipanti interessati a capirne di più. Nel prossimo mese di febbraio il Comitato locale Salviamo il Paesaggio VALDOSSOLA organizzerà in collaborazione con il Comune di Piedimulera una serata informativa pubblica e dei momenti di incontro con la cittadinanza ossolana, per fare il punto della situazione.

Beura Cardezza, 19 gennaio 2017

Filippo Pirazzi e Sonia Vella
referenti Comitato Salviamo il Paesaggio VALDOSSOLA
tel. 338 613 2825 ; 348 882 8001 ; e-mail salviamoilpaesaggio.valdossola@gmail.com
gruppo FB: Salviamo il Paesaggio Valdossola
sito nazionale di Salviamo il Paesaggio: www.salviamoilpaesaggio.it

mercoledì 18 gennaio 2017

UN APPELLO


Il Dott. Massimo Terzi, Presidente del Tribunale di Torino, nella sua veste di Presidente del Museo del Paesaggio di Verbania, ci trasmette questo appello perché la sua diffusione possa contribuire al suo buon esito. Volentieri ci uniamo alla richiesta invitando i nostri lettori a raccoglierla. La nostra Associazione potrà da parte sua fornire un proprio contributo rispondendo positivamente all'appello. 






Come forse sa, unisco al mio ruolo istituzionale di Presidente del Tribunale di Torino, anche quello di Presidente del Museo del Paesaggio di Verbania, istituzione secolare che conserva un ricchissimo patrimonio di opere d’arte nonché un’alta tradizione di studio e di ricerca sul tema del paesaggio. 









Vogliamo che diventi un luogo di attrazione per i turisti e un luogo di aggregazione per la comunità locale. Vogliamo installare un chiosco bar sotto le magnolie oltre il cancello,mettere dei tavolini e degli ombrelloni per farne un luogo ombreggiato di sosta, lettura e conversazione e infine organizzare molti eventi durante le sere primaverili ed estive (concerti, reading, proiezioni).










Per fare questo abbiamo bisogno di fondi. Come lei sa, una legge dello stato, denominata sinteticamente Art-bonus, consente di ottenere un credito di imposta pari al 65%. 


Potrà trovare i dettagli ai seguenti link:




Le chiederemmo quindi di aiutare il nostro Museo promuovendo le donazioni tramite questo strumento che presenta innovativi vantaggi fiscali per i donatori.


Le saremmo inoltre particolarmente grati per un suo personale contributo diretto all’iniziativa.

Il versamento può essere effettuato tramite bonifico bancario alle seguenti coordinate:

IBAN: IT05X0569622400000002401X06

specificando nella causale

“Art-Bonus – Erogazione Liberale per Città di Verbania, il Cortile di Palazzo Viani del Museo del Paesaggio: uno spazio per la città (Codice fiscale o P.Iva del donatore)”

Il Comune di Verbania, in quanto Ente Pubblico proprietario del bene, raccoglierà le donazioni versandole al Museo.
Sarà nostra cura rendere merito anche pubblicamente ai donatori che ci sosterranno in questo progetto




venerdì 13 gennaio 2017

INTERCONNECTOR: DI NUOVO AL VIA



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Si riscaldano di nuovo i motori intorno all'Interconnector, così pare. Quest'oggi la polemica ha visto schierati su due fronti i due partiti, ossia quello del no, i 5 Stelle, e quello che sarebbe anche del sì, ossia il PD. L'incontro, forse meglio dire lo scontro è avvenuto in casa del Deputato Enrico Borghi, in quanto Sindaco di Vogogna. Lo accusano di avere dato disponibilità ad ospitare, sul territorio del suo comune, la centrale di smistamento della linea, ossia una grande infrastruttura che fa pare del progetto Interconnector. All'accusa mossa da un deputato 5 stellato, il Deputato Borghi ha risposto negando di aver fatto mai tale scelta. Infatti non esistono atti formali del suo Comune in questo senso; questo è vero, ma è anche vero, e lo aggiungiamo noi che abbiamo letto alcune carte, che Vogogna è stata ugualmente indicata, nella proposta di accordo che la Regione Piemonte ha presentato alla firma dei Sindaci interessati dal passaggio, quale una possibile sede alternativa della centrale di smistamento. Se dunque è finita dentro quella proposta di accordo, qualcuno ce l'avrà pure messa. Ma intanto i motori si riscaldano perché con la fine dello scorso anno si è chiuso il periodo di 10 mesi di sospensione dell'esame del progetto interconnector che era già in corso presso il Ministero dell'ambiente e quindi riprenderà l'esame con le alternative che intanto Terna ha messo in campo in questi mesi. Cosa succederà ? Non lo sappiamo; onestamente le proposte di modifica che sono state prodotte non spostano molto il problema, almeno quelle sulle quali Terna ha già manifestato una sua propensione. La politica intanto si divide su linee di schieramento che poco hanno riguardo al merito della questione: 5 Stellati a parte, il centro Sinistra che attraverso la Regione sostiene il progetto, accusa il centro destra di non volerlo sostenere pur avendo la paternità della legge che nel 2009 aveva previsto questi Interconnecort e così unico soggetto lo sostiene, mentre invece se non fosse al governo regionale, probabilmente, lo osteggerebbe e così il rovescio per quelli del centro destra. Se queste sono le motivazioni pare evidente che fidarsi della politica è bene, ma non fidarsi è molto meglio. Quindi nell'immediato occorrerà fare da soli, seguire attentamente la ripresa del percorso di questo progetto e, se vi saranno, non perdere le occasioni per contrastare un progetto che neppure rientrava negli obiettivo del piano energetico nazionale.

martedì 10 gennaio 2017

VIAGGIO TRA LE CAVE




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L'abitudine al peggio non ha mai limite, così almeno sembra, ma la cosa troverebbe pure una sua conferma nello stato del paesaggio che il principale portale di accesso a questa provincia offre per chi lo varchi in autostrada; da un lato la vista sul golfo, tanto bello e singolare da averlo anche proposto come candidato ad un sito Unesco, ma dall'altro lato lo spettacolo di come l'attività umana sia stata capace di modificare, in peggio naturalmente, l'ambiente naturale, mostrando alla vista lo spettacolo, indescrivibile, delle numerose cave , o miniere, che si aprono proprio in questa zona. Sono anni, anzi sono decenni, anzi sono forse anche secoli, almeno per qualcuna di loro, che sono presenti, eppure nonostante le normative siano cambiate, nonostante le regole sembra debbano esistere, non si avverte che un qualche cosa sia migliorato, che un tentativo di coltivare i versanti in maniera meno invasiva e meno cruente sia in atto, anzi. L'impressione è che non ci siamo, che qualche cosa sia sfuggito al controllo, sempre che ci sia mai stato. Non sono certo attività innovative, sembrano un po' i resti di un'archeologia industriale ormai passata; qualcuna è diventata una miniera; anziché estrarre pietre ornamentali, vi estraggono sabbia, con buona pace del tanto rinomato granito rosa di Baveno che non sembra interessare più di tanto. Probabilmente è più conveniente; bassa intensità di mano d'opera e di capitale e profitti più elevati. Il tutto a scapito del territorio, quello che dovrebbe essere il bene più pregiato che dà a vivere ad un economia turistica ben più importante di quella della sabbia. Non sembra che il tutto interessi più di tanto ai governanti del territorio e anche dalla nuova legge regionale sulle cave non aspettiamoci chissà che cosa. Comunque iniziamo un viaggio attraverso queste realtà, partendo proprio dalle sponde dei laghi e poi saliremo anche verso le vallate, cercando di scoprire dove stanno le ragioni di ciò che ragionevole non appare proprio e ve ne daremo conto. I primi destinatari delle nostre richieste sono i Comuni di Mergozzo e Baveno. Iniziamo da lì a raccogliere un po' di documentazione che sarà utile per capire e far capire. 



09/01/2017 

Prot. 0317 

Spett. Comune di Mergozzo 
SEDE 

OGG: Istanza di accesso agli atti. 

Con la presente si inoltra istanza di accesso agli atti, mediante prelievo, affinché Codesto Ente possa mettere a disposizione e rilasciare all' Associazione che rappresento, una copia di tavola generale di progetto relativo al recupero ambientale post coltivazione, o in itinere se previsto, riferito a tutte le attività di coltivazione di pietre ornamentali attive sul territorio di competenza di Codesto Comune. Ove esista si chiede altresì il rilascio di copia del crono programma riferito sempre alle attività di recupero ambientale. 
Si precisa che "l'interesse" all'accoglimento della presente richiesta é da ricondursi agli scopi e finalità dell'Associazione, in particolare a quelli indicati nell'articolo 3 del proprio Statuto, Statuto consultabile sul nostro sito nazionale. 
Per l'assolvimento, in sede locale, di alcune delle finalità indicate risulta pertanto necessario disporre della documentazione richiesta. 
A disposizione per convenire modalità e termini del rilascio, confidando nell'accoglimento della presente richiesta, distintamente si saluta. 

Il Presidente 
Piero Vallenzasca 

09/01/2017 
Prot. 0417 

Spett. Comune di Baveno 
SEDE 

OGG: Istanza di accesso agli atti. 

Con la presente si inoltra istanza di accesso agli atti, mediante prelievo, affinché Codesto Ente possa mettere a disposizione e rilasciare all' Associazione che rappresento, una copia di tavola generale di progetto relativo al recupero ambientale post coltivazione, o in itinere se previsto, riferito a tutte le attività di coltivazione di pietre ornamentali attive sul territorio di competenza di Codesto Comune. Ove esista si chiede altresì il rilascio di copia del crono programma riferito sempre alle attività di recupero ambientale. 
Si precisa che "l'interesse" all'accoglimento della presente richiesta é da ricondursi agli scopi e finalità dell'Associazione, in particolare a quelli indicati nell'articolo 3 del proprio Statuto, Statuto consultabile sul nostro sito nazionale. 
Per l'assolvimento, in sede locale, di alcune delle finalità indicate risulta pertanto necessario disporre della documentazione richiesta. 
A disposizione per convenire modalità e termini del rilascio, confidando nell'accoglimento della presente richiesta, distintamente si saluta. 


Il Presidente 
Piero Vallenzasca 






















          

domenica 8 gennaio 2017

LA TOCE E L'ONOREVOLE


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Navigando sulla rete ci siamo imbattuti nel filmato che potrete trovare all'indirizzo qui sotto. E' una storia un po' datata., comunque l'autore é l'Onorevole Enrico Borghi, deputato al Parlamento e Sindaco del Comune di Vogogna. Il soggetto era già stato assunto agli onori delle cronache anni fa, quando promosse la costruzione, mai finita, di una strada dagli infiniti, quelli sì, tornanti e che avrebbe dovuto consentire la ripresa produttiva di una cava dismessa sul versante sopra l'abitato. Di quell'opera, mai finita, quindi inutile, sono rimasti un po' di tornanti e una misteriosa rotatoria che tutti si trovano davanti quando entrano in Vogogna provenienti dal ponte sul Toce. Ebbene, il nostro Deputato, più volte si è fatto promotore di iniziative atte a far finanziare e attuare il disalveo del Fiume Toce, La questione non è affatto pacifica, molti, anche tecnici, ne escludono la fattibilità o meglio la necessità, propendendo per una naturale gestione del corso d'acqua che alterna lunghi periodi di normale regime, anche dieci anni, con brevi periodi di piena, anche violente. Comunque il nostro Deputato non ha invece dubbi, unendosi al coro populista di altri, a destra o a sinistra, che sempre chiedono un massiccio intervento di "pulizia" del fiume. Nell'occasione del filmato realizzato con una ripresa aerea del tratto di fiume interessato, si mette a confronto la situazione del Toce dopo un'ultima piena, con quella che si è determinata a distanza di qualche anno dall'evento. Stupisce la capacità della natura di riappropriarsi di ciò che la piena gli ha sottratto e, sotto il profilo della qualità del paesaggio, il confronto non regge. In pochi anni il fiume viene rimesso nel suo alveo naturale e normale e le sponde si ripopolano di una rigogliosa flora e, pensiamo, di una ridente avifauna. Niente da mettere al confronto delle lande pietrose e desertiche lasciate dalla piena. Eppure il Deputato, in nome di una sicurezza, tutta da dimostrare, propende per queste ultime, deprecando il lavoro che il fiume, giorno per giorno, anno per anno e da quando esiste, il Toce, o meglio la Toce, compie. La vicenda proseguì con l'emissione di un' ordinanza nei confronti dell'AIPO, l'agenzia interregionale che ha competenza sul Po e tutto il suo bacino idraulico, poi ci siamo persi la fine di questa storia. 


https://youtu.be/O7G9N1PNr8o 

























































lunedì 2 gennaio 2017

MONTE ZUCHERO:LA RICERCA CONTINUA

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L'ultimo Bollettino Ufficiale della Regione da conto di un provvedimento con il quale è stato prorogato di anni due il permesso di ricerca mineraria rilasciato alla società Graniti e Marmi di Baveno e finalizzato ad ottenere la eventuale successiva concessione mineraria per la estrazione di materiali giacenti sul sito della cava dismessa da decenni in località Monte Zuchero, in Comune di Stresa. L'Associazione, con la nota che qui viene pubblicata contesta il provvedimento poichè a nostro giudizio sarebbe in contrasto sostanziale con le norme di salvaguardia poste dal Piano Paesaggistico adottato dalla stessa Regione. Insomma un po' di schizofrenia che guiderebbe il comportamento dei Servizi che gestiscono l'attività della Regione. Comunque, per chi ha voglia e tempo, la lettura della nota che inoltriamo in data odierna, crediamo chiarisca la portata del problema. Rimane la questione se mai vorranno risponderci, ma provarci è per noi un obbligo, poi vedremo.







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Domodossola 02/01/2017

Prot. 0117 

Spett. Regione Piemonte Direzione Competitività del Sistema regionale Via Pisano 6 10152 TORINO competitivita@cert.regione.piemonte.it 

Spett. Regione Piemonte Settore Polizia Mineraria, Cave e Miniere Via Pisano, 6 – 10152 Torino attivitaestrattive@cert.regione.piemonte.it

e p.c.

Spett. Regione Piemonte
Direzione Ambiente Governo e Tutela del Territorio
Settore Territorio e paesaggio
C.so Bolzano 44
10121 T O R I N O

Spett. Ministero dei Beni e delle
attività culturali e del turismo
Soprintendenza Archeologica, belle arti e
paesaggio per le Province di Biella,
Novara, Verbano Cusio Ossola e Vercelli
P.zo Chiablese P. za S.Giovanni 2
10122 TORINO

Ogg: Piano Paesaggistico Regionale. Dichiarazione di notevole interesse pubblico di cui al D.M. 01/08/1985. Prescrizioni specifiche. Divieto di apertura di nuovi siti di cave. Proroga di rinnovo di ricerca mineraria di cui alla D.D. 11/10/2016 n. 609 - Bur n. 52 del 29/12/2016.

Con la determinazione in oggetto, il Responsabile di Settore ha rilasciato alla Società Graniti e Marmi di Baveno s.r.l., corrente in Baveno via Alle Cave, la proroga di permesso di ricerca mineraria già accordato in località Monte Zuchero del Comune di Stresa e scaduto alla data del 09/10/2016.
Premesso che il provvedimento di proroga risulta emesso in data successiva la scadenza dell'originario titolo e quindi non di proroga si tratterebbe , ma di sostanziale rinnovo, risulta alla scrivente Associazione che l'ambito entro il quale detto provvedimento potrà svolgere la sua operatività è quello compreso entro i confini del Decreto Ministeriale di dichiarazione di notevole interesse pubblico approvato in data 01/08/1985.
Tale ambito è stato fatto oggetto di puntuale individuazione da parte dell'adottato Piano Paesaggistico Regionale che alla pagina 609 dell'elenco dei beni tutelati, parte prima, ne detta le prescrizioni, ossia le norme di salvaguardia immediatamente operative e obbligatorie.
In tale normazione viene fissato che: " Per i valori di panoramicità dell'ambito non è consentita l'apertura di nuovi siti di cava."
A tal proposito l'esistenza sull'area di un sito di cava dismessa non rivela ai fini della inefficacia della norma di salvaguardia citata.
In merito ha già dato una corretta e coerente interpretazione la Giunta Regionale che con D.G.R. 30 novembre 2015, n. 31-2530 ha così chiarito:
"Siti di cava. Non è consentita l’apertura di nuovi siti di cava; gli interventi nelle aree di cava esistenti devono prevedere il recupero contestuale delle aree di coltivazione dismesse e di deposito inerti nonché delle infrastrutture di servizio privilegiando l’uso di tecniche di ingegneria naturalistica.
La prescrizione intende impedire l’apertura di nuove aree di coltivazione consentendo comunque il proseguimento delle attività di coltivazione nei siti di cava attivi esistenti, anche in ampliamento, prevedendo il contestuale recupero delle aree di coltivazione dismesse in coerenza con gli obiettivi specifici di qualità paesaggistica individuati per ciascun ambito di paesaggio."
Ad avviso della Associazione scrivente anche la distinzione poi tra attività di cava e attività mineraria, nel caso, non dovrebbe minimamente rilevare.
Considerata la finalità che si propone la norma di tutela e la irrilevanza sostanziale della distinzione tra le due attività, proprio sotto il profilo della
compromissione dei beni tutelati, l'introduzione di una loro distinzione, svuoterebbe di portata la norma di salvaguardia, a questo punto, facilmente aggirabile.
Rimane la questione semmai della distinzione tra permesso di ricerca mineraria e eventuale successiva concessione di estrazione mineraria.
La domanda tuttavia è ovvia; quale senso logico avrebbe consentire una ricerca preordinata a una attività successiva, ma vietata ? Noi non lo cogliamo e poiché l'attività della Pubblica Amministrazione dovrebbe conformarsi a criteri di logica e coerenza dubitiamo fortemente, anche sotto questo profilo, della legittimità dell'atto assunto.
In conclusione, fermo restando il rilievo sulla inammissibilità della proroga, intervenuta oltre i termini, riteniamo che il rinnovo del permesso di ricerca mineraria avrebbe dovuto avvenire attraverso una nuova valutazione della sussistenza delle condizioni circa la sua ammissibilità ed è un fatto che tale valutazione, a prescindere dalle sue possibili conclusioni, non è stata compiuta o, quanto meno, non se ne da conto.
Alla luce di tutte le considerazioni svolte, fatta salve eventuali altre nostre azioni, si chiede con la presente un riesame, necessariamente urgente e in sede di autotutela, del provvedimento emesso e comunque di far conoscere a questa Associazione le valutazioni che la Direzione e il Servizio in indirizzo ritengono esprimere riguardo le considerazioni e le contestazioni qui mosse.

Confidando nella massima attenzione e sollecitazione, distintamente si saluta.

Il Presidente
Piero Vallenzasca

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italianostra_vco@pec.it