Si apre o, meglio dire, si riapre un nuovo capitolo intorno alla vicenda del progetto Interconnector. Terna, recenti dichiarazioni pubbliche a parte, ha calato nuove carte, con l'intento dichiarato di dare una risposta alle richieste che alcuni Enti, coinvolti nel processo autorizzatorio, avevano posto. Queste nuove carte sono conosciute e fatte oggetto di una nuova fase di consultazione pubblica. Domani scadono i termini per presentare osservazioni. Italia Nostra si è presa in carico l'esame delle nuove proposte riguardo la localizzazione della stazione di conversione. Per vero non ci pare ci siano molte novità, anzi quasi nessuna. Comunque vi postiamo qui sotto quanto è in corso di spedizione al Ministero Ambiente che sta svolgendo l'esame di valutazione del progetto e delle sue integrazioni.
Sezione Verbano Cusio Ossola
23/08/2018
Prot. 2618
Spett. Ministero Ambiente e della
difesa del mare e del territorio
Direzione Generale Valutazioni Ambientali
pec: dgsalvaguardia.ambientale@pec.minambiente.it
OGG: Valutazione di impatto ambientale - Progetto Interconnector Italia/Svizzera- All'acqua/Baggio.
Integrazioni volontarie prodotte da Terna.
Osservazioni di Italia nostra VCO .
In qualità di Sezione Locale Provinciale del VCO della Associazione Nazionale Italia Nostra onlus, a seguito di avviso pubblicato da Codesto Ministero inoltriamo nostre osservazioni relative alle integrazioni volontarie prodotte da Terna e riferite alla stazione di conversione di Pallanzeno/Piedimulera/Vogogna.
Il Presidente
Piero Vallenzasca
LA STAZIONE DI CONVERSIONE
Le integrazioni volontarie prodotte da Terna, avrebbero dovuto rispondere ad alcuni quesiti fondamentali posti da Mattm , Reg. Piemonte e Mibact e che, nell’ordine si riportano integralmente:
"Per quanto riguarda la scelta della localizzazione delle SE di conversione la metodologia proposta nel SIA non appare idonea, in quanto:
si assegna, di fatto, un peso complessivo del 60 % alle componenti di urbanizzazione del territorio (distanze da strade, linee elettriche, pendenze), mentre ai criteri ERPA, che definiscono in maniera complessa i vincoli ambientali, viene assegnato solo un peso pari al 20%;
le varie componenti agiscono nel definire il valore di localizzazione in parallelo (somma), con il risultato che la presenza di un vincolo ambientale e normativo (ad esempio la presenza di una fascia di esondazione fluviale) non rappresenta un reale ostacolo alla definizione di un valore calcolato alto, che può essere ottenuto sulla base delle altre componenti, aventi un peso elevato.
Pertanto, si chiede una sostanziale modifica della metodologia utilizzata per la valutazione delle aree da destinare alla localizzazione delle SE di conversione AC/DC, che preveda una sostanziale ridefinizione dei pesi delle componenti, con una rivalutazione del peso di ERPA e della funzione utilizzata per ottenere il valore finale ("produttoria" dei pesi invece della sommatoria).
Al fine di ridurre l'impatto paesaggistico ed ambientale della stazione di conversione elettrica di Pallanzeno, dovrà verificare l'esistenza di alternative localizzative della stessa, considerando eventuali aree industriali dismesse esistenti in loco o più in generale aree già compromesse dall'impermeabilizzazione, che siano inutilizzate o sottoutilizzate, in modo da contenere il più possibile il consumo di suolo libero e l'impatto paesaggistico e ambientale dell'opera. Nel caso in cui non fosse possibile trovare alternative localizzative, dovranno essere illustrate modalità di mitigazione dell'impatto visivo-ambientale della stazione elettrica, tenendo conto anche della vicinanza del SIC IT 1140006 "Greto Torrente Toce tra Domodossola e Villadossola" e della ZPS 1T1140017 "Fiume Toce. La progettazione dovrà altresì prevedere specifiche misure di mitigazione e compensazione di tipo paesaggistico da realizzarsi nei medesimi siti d'intervento, da eseguire contestualmente alla realizzazione degli interventi stessi;
Dovranno quindi essere valutate alternative progettuali e di tracciato per i tratti di elettrodotto ricadenti nei Siti Natura 2000, che prendano in considerazione lo spostamento del tracciato e/o l'interramento della linea ai sensi dell'art. 4 comma 1, lettera e, delle Misure di Conservazione per la tutela dei siti della Rete Natura 2000 del Piemonte in attuazione dell'art. 40 della I. r. 19/2009, delle Direttive 92/43/CEE e 2009/147/CE, del DPR 357/1997 e s.m.i. e del DM 17/10/2007 e s.m.i. ed in coerenza con i piani dì gestione ed area dei SIC del Parco del Ticino e del Lago Maggiore, con particolare riferimento ai SIC/ZPS "Fondo Toce - IT 1140001, Lagoni di Mercurago =171150002; nei medesimi Siti Natura 2000 analizzare l'interferenza dell'attuale soluzione progettuale con l'habitat prioritario 91E0 "Foreste alluvionali di ALNUS glutinosa e Fraxinus excelsior tra i piloni 4 e 5 poco a valle della stazione di Pallanzeno e valutare alternative progettuali finalizzate ad evitare il contatto con tale habitat o la sua alterazione, garantendone la salvaguardia con idonee soluzioni.
Dislocazione alternativa della S.E. prevista a Pallanzeno presso esistenti ambiti industrializzati, già compromessi, andando a saturare zone intercluse a destinazione produttiva, come ad esempio presso gli ambiti produttivi di Villadossola o l'"area industriale dell'Ossola", in prossimità di Piedimulera, da approfondirsi previa analisi multicriteria e indagini di Valutazione di Impatto Ambientale, e individuando comunque soluzioni progettuali più idonee ai fini di un inserimento paesaggistico accettabile, stante la dimensione del complesso della S.E. che si configura come elemento fuori scala."
Occorreva dunque che Terna rispondesse ad una richiesta fondamentale, mossa da più enti che chiedevano che individuasse un’alternativa radicale rispetto alla localizzazione della stazione di conversione di progetto: quella di Pallanzeno.
L’alternativa avrebbe dovuto rispondere a due fondamentali requisiti: evitasse nuovo consumo di suolo da un lato e dall’altro individuasse un sito che, preferibilmente, ricadesse in ambiti industriali già compromessi, saturandone zone intercluse o riutilizzando ambiti industriali dismessi.
Era stata dunque espressa questa esigenza primaria e fondamentale collegandola comunque alla necessità di ridurre l’impatto sul territorio della progettata struttura, anche attraverso la previsione di un inserimento paesaggistico più accettabile e la previsione di misure di mitigazione e compensazione di tipo paesaggistico da realizzarsi contestualmente alla costruzione dell’opera.
Vi era poi una richiesta che riguardava la metodologia di valutazione utilizzata, con una rimodulazione dei pesi usati ed in particolare con il riequilibrio tra quelli assegnati alle componenti di urbanizzazione del territorio e quelli che definiscono in maniera complessiva i vincoli ambientali.
Infine vi era una ulteriore richiesta che riguardava più in generale i tracciati degli elettrodotti nelle tratte in uscita dalla stazione di conversione, in particolare per evitare l’interferenza con il Parco Val Grande.
A nostro giudizio Terna non ha dato risposta alla maggior parte delle richieste formulate; in particolare, nonostante gli approfondimenti forniti, è rimasta senza alcun esito la domanda fondamentale della ricerca di una nuova localizzazione della stazione di conversione, rispondente ai requisiti indicati dagli Enti coinvolti.
Le alternative proposte, quella di Piedimulera e quella di Vogogna, non possono infatti considerarsi tali e ciò perché queste due “alternative” erano già state indicate nella prima integrazione di progetto. Ove fossero state considerate reali “alternative” non avrebbero avuto alcun senso le ulteriori richieste che gli Enti hanno invece posto.
Terna ha tuttavia ribadito le precedenti soluzioni, ignorando così le richieste, ma dato per acquisito che la soluzione di progetto non li possedeva, nessuna delle due “alternative” presenta i requisiti localizzativi di non consumo di nuovo suolo e di saturazione di aree industriali esistenti o dismesse. Semmai le due “soluzioni alternative”, stando anche alle sole risultanze che emergono nella valutazione prodotta da Terna stessa, risultano, peggiorative rispetto alla soluzione di progetto. E allora perché riproporle ?
Scartata forse troppo velocemente, senza motivazione, né tanto meno alcuna valutazione la soluzione Domo 2, nessuna ipotesi di localizzare la stazione in ambiti produttivi esistenti o dismessi è stata presa in considerazione.
Gli unici elementi di novità sembra riguardino la metodologia di valutazione che, peraltro, anche perché inficiata da errori eclatanti riguardo l’alternativa di Vogogna e non solo, (ne tratteremo più avanti) non pare abbia fornito un esito molto diverso rispetto a quello già conosciuto nella prima integrazione di progetto.
Se dunque Terna ha ignorato le alternative che, a titolo indicativo, erano state fornite dagli Enti coinvolti nel procedimento autorizzatorio, rimangono ignoti i motivi per i quali non abbia fornito alcuna indicazione riguardo l’impossibilità di localizzarvi lì la stazione, sia perché non abbia la stessa Terna formulato altre soluzioni che rispondessero ai medesimi requisiti.
Se l’alternativa “internazionale”, quella che poteva vedere localizzata oltralpe la stazione di conversione e che pure era stata indicata da più soggetti coinvolti nel procedimento pubblico, e che tante problematiche nazionali avrebbe potuto risolvere, non da ultimo l’interramento di estese parti di linea in corrente continua, se dunque tale alternativa avrebbe potuto presentare ostacoli non dipendenti dalla volontà di Terna, non si comprende invece perché mai le reali alternative “locali” non siano state non solo indagate, ma neppure forse prese in considerazione.
Terna avrebbe dovuto rispondere alla domanda rimasta invece inevasa e quanto ha, invece, volontariamente prodotto è il segno dell’intenzione di non recedere, per nulla, dalla soluzione originaria di progetto, pur in presenza di richieste autorevoli e convergenti sul medesimo tema.
In altra ipotesi, la mancata indicazione di un sito alternativo sarebbe invece il segno di un’ impossibilità, seppur non dichiarata, di poterlo in concreto individuare.
In tale ultima ipotesi verrebbe confermata la tesi, sostenuta da questa stessa associazione circa l’impossibilità del territorio di ospitare, con un impatto sostenibile, la stazione di conversione.
Ove però la mancanza di soluzioni alternative, fosse dipesa da un’ effettiva impossibilità di perseguirle e praticarle, ancorché non dichiarato, Terna avrebbe dovuto, ma si trattava di una richiesta subordinata, individuare soluzioni mitiganti e compensative.
Queste erano richieste esplicite avanzate da Mibact che giudicava la stazione di conversione comunque un intervento “ fuori scala”.
Orbene, a prescindere dalla questione delle linee a valle della stazione di conversione che ha trovato da parte di Terna una parziale e locale alternativa di tracciato e di tecnologia, a riprova che ove lo si voglia è possibile, non ci pare che rispetto alla stazione di conversione, comunque localizzata, vi sia traccia di significative modifiche mitigative, salvo ritenere, come sembra leggendo la relazione di Terna, che una recinzione con pannelli ciechi di mt. 2,50 di altezza e a motivi variabili, sia una soluzione mitigante. Per il resto, peraltro, tutto viene affidato, in assenza di un progetto di livello adeguato, a simulazioni fotografiche, con tutta l’approssimazione del caso.
Quanto poi alle soluzioni compensative, da realizzarsi, secondo la richieste di Mibact, nel corso stesso di costruzione degli impianti, non ci pare di averne trovata alcuna traccia.
Per terminare poi sul punto siti alternativi, rimane inevasa la domanda domanda perché mai le aree industriali ex Sisma di Villadossola non possano essere riconvertite per insediarvi la stazione di conversione; perché mai l’area artigianale di Piedimulera, ora parzialmente inutilizzata, non lo possa essere, senza intaccare aree totalmente libere come vorrebbe Terna e perché mai, altro esempio, l’area industriale del basso Toce, in esteso stato di dismissione industriale, non sia stata individuata come idonea. Tutte domande legittime a cui Terna avrebbe dovuto dare una risposta e che invece sono rimaste, inspiegabilmente, inevase.
Occorre anche segnalare una serie di “errori” compiuti nel corso della valutazione delle diverse soluzioni.
Dato per scontato, ma non provato da parte nostra, che la metodologia utilizzata abbia risposto correttamente alle richieste formulate da Mattm, una serie di errori ed omissioni hanno sicuramente influito sul risultato finale della valutazione comparativa eseguita tra le tre diverse soluzioni.
Occorre infatti precisare che, nonostante alcune affermazioni contrarie e contraddittorie contenute nella relazione di valutazione, specie riguardo il sito di Vogogna, tutte tre le alternative non presentano conformità urbanistica rispetto al progetto della stazione di conversione. Questo significa che l’approvazione, eventuale, di una delle soluzioni determinerà una variante automatica di piano.
In tutte le alternative proposte gran parte delle aree è però classificata a destinazione agricola.
Nella soluzione di progetto l’area di competenza del Comune di Villadossola è classata E1 ad elevata produttività agricola, mentre l’area di competenza del Comune di Pallanzeno è classificata agricola per insediamenti florovivaistici.
L’alternativa di Piedimulera, caduta e decaduta anche ex lege la previsione ospedaliera, è in gran parte, di fatto, a destinazione a verde agricolo, mentre quella di Vogogna è, anche questa in gran parte, classificata E ad elevata produttività.
Ciò premesso si osserva che la relazione di Terna non prende in considerazione lo strumento di pianificazione sovraordinata che è costituito dal Piano Territoriale Regionale ( P.t.r.) .
Detto strumento costituisce un atto di indirizzo per la pianificazione anche locale.
In particolare esso detta indirizzi, cioé previsioni di orientamento e criteri per il governo del territorio e del paesaggio rivolti alla pianificazione settoriale, territoriale e urbanistica alle diverse scale; agli enti territoriali competenti è riconosciuta la potestà, nel rispetto degli indirizzi stessi, di esercitare una motivata discrezionalità nelle modalità di recepimento, purché in coerenza con le finalità e gli obiettivi individuati dal Ppr.
Inoltre il Ptr contiene direttive che sono previsioni che devono essere obbligatoriamente osservate nella elaborazione dei piani settoriali, dei piani territoriali e dei piani urbanistici alle diverse scale, previa puntuale verifica; eventuali scostamenti devono essere argomentati e motivati tecnicamente.
Per quanto attiene l’uso del suolo agricolo si sottolinea che già il Piano Territoriale Regionale del 1997 relativamente ai suoli ad eccellente produttività, ascrivibili alla prima e seconda classe di capacità d’uso, evidenziava che:
“le politiche territoriali regionali e locali devono confermare gli usi agricoli specializzati e scoraggiare variazioni di destinazione d’uso suscettibili di compromettere o ridurre l’efficiente utilizzazione produttiva dei suoli”.
Il nuovo PTR (approvato con D.C.R. n. 122-29783 del 21 luglio 2011), oltre a porsi come obiettivo strategico la limitazione del consumo di suolo (art. 31), tutela i territori vocati allo sviluppo dell’agricoltura (artt. 24-26), in particolare se ricadenti nella prima e nella seconda classe di capacità d’uso dei suoli. Il comma 2 dell’art. 26 precisa che la tutela si applica anche ai territori ricadenti in terza classe di capacità d’uso dei suoli, qualora i territori in prima classe siano assenti o inferiori al 10% del territorio comunale.”
A noi non pare che la normativa richiamata sia stata posta in evidenza da Terna e quindi manco preso in considerazione il problema di un eventuale possibile o meno superamento dei vincoli posti dal Ptr.
Questa omissione ha, a nostro giudizio, determinato un’ attribuzione erronea dei valori numerici di sintesi della valutazione. Ad esempio occorrerebbe spiegare perché mai alla destinazione d’uso della soluzione di progetto, quella di Pallanzeno, venga attribuito il valore 2 e non 3 come più correttamente viene attribuito all’area di Piedimulera.
Tuttavia l’esame della relazione di Terna non presenta soltanto una così vistosa omissione, su di una problematica quale quella del consumo del suolo che invece è stata proprio l’oggetto delle richieste degli Enti coinvolti.
Vi sono anche evidenti errori di analisi, non riconducibili a semplici refusi.
Ci riferiamo in particolare all’esame dei vincoli posti sull’area dell’alternativa di Vogogna.
Trattasi di un ambito in gran parte compreso nella fascia di mt. 150 dalla sponda dx del fiume Toce, quindi soggetto a vincolo paesaggistico per legge. Ebbene Terna afferma l’inesistenza del vincolo.
E’ evidente che, errata l’analisi, errate risultano poi le conclusioni contenute nella scheda di sintesi.
Sempre riguardo il medesimo sito, Terna afferma l’inesistenza di altri vincoli amministrativi.
Essa ignora totalmente il vincolo di rispetto stradale di mt. 40 dal ciglio della SS 33. Anche in questo caso, errata l’analisi, errate risultano le conclusioni contenute nella scheda di sintesi.
Ma anche riguardo le altre due alternative, pur rilevata la presenza delle fasce di rispetto stradali, sembra che tale elemento non venga considerato un vincolo. Come infatti interpretare l’affermazione che: “non esistono vincoli amministrativi, fatte salve le fasce stradali” ? Crediamo che i vincoli esistono o non esistono, mentre affermazioni sibilline e confuse non debbano essere contenute in relazioni che hanno la pretesa della correttezza metodologica e non solo.
Anche per l’area di Piedimulera permangono indeterminatezze di analisi che non aiutano a chiarire il quadro di riferimento, ma lo rendono confuso e opaco.
L’affermazione che trattasi di area per attrezzature sanitarie ed ospedaliere è comunque del tutto imprecisa e non tanto, come si afferma in altra parte della relazione, per localizzazioni sanitarie successivamente e altrove individuate, ma quanto piuttosto per intervenuta decadenza quinquennale del vincolo lì posto, se è vero che esso risalga al 18/07/2005, data di approvazione dello strumento urbanistico.
Considerato il decorso quinquennio, tale vincolo sarebbe infatti decaduto ex lege, con attribuzione semmai di una zona ora “bianca” di PRGC. Di fatto trattasi di area agricola con tutte le problematiche di tutela e di limitazione delle trasformazioni d’uso che la normativa sovraordinata, più sopra richiamata, reclama e che Terna HA ignorato.
Conclusioni:
Tutto quanto da noi esposto, l’analisi che abbiamo condotto è certamente parziale, ma crediamo sufficiente a dimostrare che le integrazioni volontarie prodotte da Terna non possano non essere sottoposte ad un severo vaglio critico da parte dei soggetti valutatori.
Esse non hanno risposto alle richieste fondamentali, plurime e convergenti, che gli Enti coinvolti nel processo autorizzatorio avevano posto. Le hanno, semplicemente, ignorate.
Di più Terna ha compiuto analisi inadeguate e insufficienti, omettendo di prendere in considerazione elementi fondamentali di valutazione, quale l’esistenza della pianificazione sovraordinata di livello regionale.
Inoltre ha compiuto errori eclatanti di analisi nell’esame delle condizioni di fatto e di diritto dei singoli siti presi in considerazione.
Il complesso delle carenze ed errori rilevati nell’analisi compiuta da Terna, ha comportato la distorsione delle conclusioni e delle valutazioni comparative di sintesi contenute nella relazione integrativa, inficiandone le risultanze.
Chiediamo pertanto che queste integrazioni volontarie siano dichiarate irricevibili perché non rispondenti alle richieste poste e inficiate da errori oggettivi di analisi e di giudizio.
23/08/2018
Italia Nostra onlus
sezione provinciale del VCO
Il Presidente
Nessun commento:
Posta un commento