venerdì 16 febbraio 2018

La Stampa in un articolo di ieri ci illustra che almeno sta volta una nuova miniera non  aprirà sul fronte, già ampiamente compromesso, del Montorfono. Ci duole questa volta soltanto una cosa; non essere riusciti ad essere tempestivi e non aver così potuto presentare le nostre osservazioni. E' andata bene lo stesso e questo ci assolve un po' per non aver commesso il fatto. Le norme nuove, il PPR in primis correttamente applicate, non hanno consentito di aprire una nuova ferita sui fianchi del monte. Anche il comune buon senso non lo avrebbe capito, eppure vengono registrate voci critiche, contrarie dunque alla decisione presa; quella del Sindaco di Mergozzo innanzitutto. Registriamo il suo motivato dissenso; certo che la situazione del monte ci lascia comunque dubbiosi anche sulle modalità con cui le operazioni minerarie vengono svolte e pensare che a quelle in corso ne avrebbero potuto fare seguito altre non ci pare sarebbe stata la soluzione. Per una che si chiude, un'altra la si attende. E' infatti al momento interrotta la procedura di rinnovo della concessione mineraria Seula sul monte Camoscio di Baveno. L'Azienda si è presa tre mesi di tempo per integrare e modificare il progetto secondo le indicazioni dettate dalla conferenza di valutazione ambientale. Nel merito però nulla sappiamo, ci toccherà aspettare; staremo più attenti.

 Da La Stampa:   
"Bocciata dalla Regione la richiesta per una nuova cava di granito al Montorfano
Il no legato ai vincoli delle zone di protezione speciali e a quelli del piano paesaggistico



Niente nuove cave sulle pendici del Montorfano a Mergozzo perché in contrasto con quanto prevedono il piano paesaggistico e i vincoli delle zone di protezione speciale. Un diniego che riguarda anche le vecchie attività minerarie da riaprire. Nei giorni scorsi infatti, con una delibera della giunta Chiamparino, la Regione ha negato l’autorizzazione alla «Minerali industriali srl». L’atto conclude un iter partito nel dicembre 2016 quando la società con sede a Novara - ma con attività in tutta Italia (nel Vco anche a Verbania e in valle Vigezzo) e in varie parti del mondo - aveva avanzato la richiesta di concessione mineraria decennale. 
Si trattava di riaprire una vecchia cava di granito bianco di Montorfano da cui recuperare detriti per trasformarli in feldspati. L’area interessata sarebbe stata di 13,1 ettari, dei quali 6,1 di intervento minerario; il materiale che si poteva estrarre era stimato in 438 mila metri cubi. «L’attività non è da considerarsi di “coltivazione” in senso stretto ma piuttosto di “pulizia”, cioè di asportazione totale del materiale detritico» era scritto nel procedimento. 
«Confermiamo che la nostra domanda è stata bocciata» si limitano a dire dagli uffici tecnici di Masserano (Biella) della «Minerali industriali» senza aggiungere altre valutazioni. 
Il sindaco deluso
«Sapevamo da tempo che al Montorfano non si possono aprire nuove cave perché, giustamente, sarebbe deleterio per la bellezza dell’abitato e quindi capiamo i vincoli delle zps - spiega il sindaco di Mergozzo Paolo Tognetti -. L’opera di “Minerali industriali” sarebbe però stata diversa, perché andava a bonificare una vecchia cava già esistente, senza scavare ulteriormente la montagna. Avrebbe fatto così un lavoro importante che il Comune non può permettersi. Invece la Regione l’ha equiparata all’avvio di una nuova cava».

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