mercoledì 7 febbraio 2018

VOGOGNA: LA MONTAGNA INCANTATA


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Dopo una lunga, ma non inutile attesa I.N. ha potuto venire in possesso di tutta la documentazione relativa alla costruzione della collina artificiale di Vogogna. Una delle prime cose che salta all'occhio è l'esistenza di un conflitto di interessi che vede coinvolto lo stesso progettista dell'opera, Vice Sindaco del piccolo Comune, con delega ai lavori pubblici e quindi a lui sarebbe preclusa l'attività professionale in loco. L'articolo 78 del Testo Unico sull'ordinamento degli Enti Locali non lascia a riguardo spazi interpretativi, ma tantè. Il Responsabile del Servizio è invece il medesimo Sindaco, il che sembrerebbe cosa lecita, salvo che poi un qualche problema con il suo Vice avrebbe potuto anche nascere, ma come vedremo non ci hanno fatto molto caso. Nel merito invece della montagna sorta dal nulla, essa è cresciuta sul terreno a destinazione agricola e al proposito nessuna norma, locale o di altra natura che fosse, lo ammette. Quanto poi alla realizzazione in conformità ai disegni, in essi non c'è traccia del profondo scasso scavato nel terreno per far posto alla collina. In altre parole il profondo buco, scavato non si sa a quale scopo, non era previsto, così almeno leggendo con attenzione i disegni prodotti e quotati. Di tanto non c'è traccia che tutto il materiale prelevato pare ora aver formato un'altra collina a fianco di quella prevista, ma inesistente sui disegni, quindi riteniamo abusiva in toto. Evidentemente bisogna dire che nonostante la vigile presenza di un Sindaco e di un Assessore delegato, e nel caso progettista e direttore di quell'opera, abusiva appunto, non si accorgono di ciò che succede nel loro piccolo comune, neppure delle cose che fanno loro stessi. Che dire poi della prescrizione circa la temporaneità della collina che la Soprintendenza ha indicato quale condizione per il rilascio del secondo dei due permessi che abbiamo visionato. Il tempo della durata temporanea non è noto, è indicato come tale, ma  nella istanza dell'Azienda non c'è traccia di data finale. La data finale non la mette neppure l'Onorevole che si limita a riprodurre nel testo prestampato le condizioni generali cui tutte le autorizzazioni di paesaggio sono sottoposte, cioé attuabili in 5 anni. Siccome le autorizzazioni sono due, una datata 2013 e la seconda datata 2017, ciò significa che per almeno 10 anni la montagna sta lì e questa non è certo la temporaneità che forse intendeva la Soprintendenza. Tralasciamo gli svarioni, le imprecisioni, anche i travisamenti che sono contenuti nelle carte, tutta roba molto approssimata, mal scritta e mal fatta tanto che ha alla fine ha generato la montagna che stupisce, ma non incanta. Da quel che abbiamo raccontato manca ancora l'esito degli accertamenti che sulle questioni più strettamente industriali dovrebbe aver avviato l'Ente Provincia e che proprio oggi abbiamo sollecitato. Vedremo.

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