mercoledì 19 febbraio 2020

LA NUOVA URBANISTICA MINACCIA I CENTRI STORICI , MA NON SOLO.





Sono in discussione in questi giorni, presso la II Commissione Consiliare della Regione Piemonte , diverse proposte di legge che andrebbero a ulteriormente modificare la vigente normativa urbanistica e che avranno ricadute dirette e immediate sui piani regolatori comunali e intercomunali. Italia Nostra, ma anche le altre associzioni dell'ambientalismo Piemontese si sono fatte portavoce del malessere diffuso che non può cogliere chi, sensibile a questi temi, si sia cimentato nella lettura dei testi proposti. I termni della consultazione on line sarebbero terminati oggi, ma la nostra richiesta di proroga è stata accolta e sono stati spostati al 29 di questo mese. Nonostante ciò, già oggi , Italia Nostra ha prodotto alla Commissione Consiliare , le prime sue osservazioni, mentre completerà l'esame entro la fine di questo mese.Qui vi postiaamo le considerazioni cher abbiamo depositato e che fanno da premessa al complesso delle osservazioni prodotte.


Prot. 11 /20
Torino, 19 febbraio 2020
Al Signor Presidente del
Consiglio Regionale del Piemonte
Palazzo Lascaris
TORINO
dott. Stefano Allasia
presidenza@cr.piemonte.it
Al Signor Presidente della
II Commissione Consiliare
Palazzo Lascaris
seconda.commissione@cr.piemonte.it
e p.c.
Ai Signori Consiglieri
Componenti la II Commissione Consiliare
Palazzo Lascaris
segreteria.generale@cr.piemonte.it
oggetto: Osservazioni alle
PROPOSTE DI LEGGI REGIONALE 70-37/2019
PREMESSA
Le leggi intervengono in maniera diffusa e puntuale su un insieme di norme di natura diversa che
attengono la materia urbanistica ed edilizia e che già avevano avviato con la 16/2018, un processo
di liberalizzazione dell’edilizia così come regolata a livello locale. L’intervento legislativo proposto
va oltre, deresponsabilizzando gli enti locali dalla loro funzione di programmazione urbanistica di
ultimo livello, confinando i loro interventi a mere facoltà, possibili ad essere esercitate o meno, ma
che in mancanza di salvaguardie che non sono introdotte nei testi proposti, nulla impediscono,
anzi lasciano che le norme di liberalizzazione si possano dispiegare nella loro massima estensione.
La preoccupazione di questa Associazione è vivissima per la sorte dei centri storici che, in
assenza di un nuova revisione normativa, affidata agli enti locali, risulterebbero fortemente
minati da interventi edilizi non più sottoposti ad una attenta pianificazione e tutela.
Vi sono pluralità di norme che così scritte e proposte vanno a modificare in maniera anche
fortemente discrezionale l’assetto dell’edificato. Via via nell’esame ci soffermiamo su singoli casi
che la nostra attenzione ha colto.
Sempre e comunque ricorre la volontà di sottrarre agli enti locali il ruolo che a loro era stato
affidato, è vero, non sempre oculatamente gestito; ma questa sottrazione dall’obbligo di
“occuparsi del problema” viene sempre fatto in nome di una possibilità accresciuta di edificare,
non in nome di una miglior regolazione dell’edificare. Come diversamente leggere le norme sulla
deroga agli standard, sugli incrementi volumetrici, di superfici, di altezze, sulle deroghe alle
distanze tra edifici, e a quelle sulle destinazione d’uso ?
Il controllo pubblico sull’edificato declina fortemente; le norme della legge regionale che
dovrebbero essere norme generali ( come da legge 56/77 e Seg.) , con principi e direttive da
declinarsi poi in sede locale, diventano invece norme direttamente regolatrici il singolo
intervento edificatorio, senza peraltro conoscerlo, che inficiano le regole della pianificazione,
svuotando i PRG. Il faticoso assetto programmatorio fondato sul PPR rischia di non trovare più
una sua conclusione applicativa, la cogenza delle varianti di sua attuazione perde rilevanza.
Mentre si lamenta, giustamente, lo stato precario in cui versa l’edificato dei centri abitati, sfugge
al legislatore che una delle cause determinati tale stato è stata ed è il sovradimensionamento
delle previsioni contenute nei PRG; ma su questo la proposta di legge non interviene, liberalizza
soltanto e rimanda il problema del consumo del suolo, facendo salve, almeno per dieci anni, le
previsioni già in pancia ai PRG. Non accenna neppure alla nuova emergenza, se così si può
chiamare, che il declino industriale ha creato, e ancor prima l’appello dei Sindaci raccolto in
maniera acritica dalla Regione ( vedasi nostre riserve verbalizzate nelle sedute di CTU) per dare
possibilità di raccogliere e investire senza una concertata pianificazione, i fondi europei per il
Piemonte area depressa: cioè la nuova archeologia industriale moderna che riempie di sequenze
di inutili edificati le aree artigianali e industriali e domani riempirà anche quelle commerciali in
surplus.
Noi indichiamo come inizio di soluzione, l’introduzione ben oltre la troppo debole esistente
previsiojne, del principio della “decostruzione”; o comunque il convergere sulle aree già così
compromesse altre attività di servizio, ad esempio connesse ai parcheggi di interscambio, alla
raccolta e cernita dei rifiuti, e in specie degli imballi da riciclo. Sarebbe occasione per una
sperimentazione interessante, un tentativo comunque per l’inizio di una soluzione o meglio la
riduzione di un problema diversamente destinato a rimanere insoluto, impoverendo e
banalizzando, con la sua presenza, tante parti, anche pregiate del territorio regionale.

Nessun commento: