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venerdì 16 ottobre 2020
VOGOGNA : LA MONTAGNA INFINITA

martedì 13 ottobre 2020
CONTRIBUTI CRITICI 2
sabato 10 ottobre 2020
CONTRIBUTI CRITICI
Mentre l'attuale governo della città di Verbania non sembra propenso ad aprire con le associazioni ambientaliste una riflessione sulla Pianificazione del Piano Grande di Fondotoce, dalla sua pagina social, il Professor Zanotti, già stimato Sindaco di Verbania, offre un approfodimento sulla questione, partendo proprio dagli spunti che l'azione di Italia Nostra e delle altre Associazioni ha offerto. Una riflessione che, per tanti aspetti, vede una comune valutazione delle valenze paesaggistiche ed economiche del Piano Grande, uno dei nodi irrisolti della pianficazione della città e che a colpi di varianti e variantine, rischia di essere comsegnato, mani basse, alla esclusiva volontà della società Malù. Siamo dunque lieti di offrire al Professor Zanotti questo nostro spazio di visibilità e di lettura delle sue riflessioni.
LA PIANA DI FONDOTOCE TRA CAMPING, GOLF E CENTRO SPORTIVO di Claudio Zanotti
Pubblicato il 23 settembre 2020 da Redazione
Si offre in questa sede una prima riflessione su uno dei grandi nodi urbanistici e ambientali della città, ben consapevoli che altre e altrettanto delicate questioni incombono: ad esempio, il rapporto tra i costi della trasformazione irreversibile del territorio e i vantaggi delle sue ricadute economiche e occupazionali, la valutazione delle condizioni di attrattività della nostra città tra preservazione e modificazione degli ambienti di pregio naturalistico e paesaggistico, il valore e le ricadute del turismo en plein air sull’economia del territorio e l’opportunità di creare un robusto segmento di “campeggio urbano”, la necessità ormai improrogabile di affrontare la trasformazione della città in una logica d’insieme che finalmente restituisca dignità e ruolo alla politica
Dopo una lunghissima fase carsica, grazie a Italia Nostra finalmente riemerge e si offre alla valutazione dell’opinione pubblica, delle forze politiche e delle realtà associative la proposta di trasformazione della Piana di Fondotoce elaborata dalla società Malù, il soggetto imprenditoriale (gestione di camping) che detiene la porzione di gran lunga più estesa della proprietà (e delle concessioni) dei terreni situati tra il canale, il canneto, la foce e il tratto terminale sinistro del Toce, la ferrovia e la costa meridionale del lago di Mergozzo.
UN PO’ DI STORIA. La fase carsica dura da almeno una decina d’anni e ha alimentato illazioni, supposizioni, aspettative e preoccupazioni in aree diverse dell’opinione pubblica cittadina, lungo la linea di frattura tra sostenitori dell’integrità degli ambienti naturali residui della piana e sostenitori di una trasformazione del territorio con la realizzazione di impianti e strutture turistiche, sportive e di svago acquatico. A questa seconda ipotesi guardava la proposta di utilizzo dei suoli da parte della società, all’indomani dell’acquisto della vasta proprietà agricola dell’ex fattoria De Antonis. Allora l’Amministrazione Comunale da un lato rammentò alla proprietà la necessità di un rigoroso rispetto del regime vincolistico ambientale (presenza della Riserva Naturale Speciale del Fondo Toce) e di quello idrogeologico del PAI (correva il 2007 ed era ancora ben viva la memoria della grande piena del lago dell’ottobre 2000), dall’altro pose tre condizioni vincolanti per ogni eventuale intervento di trasformazione sulla piana: 1) nessun aumento dei volumi edificati (la sola ex fattoria somma già circa 40.000 mc) ; 2) mantenimento di una tipologia edilizia legata all’attività agricola, evocata, pur con le evidenti dissonanze rispetto alla tradizione agraria e contadina, dall’ex fattoria; 3) preservazione dell’integrità dei suoli, evitando ogni intervento di copertura e di cementificazione o asfaltatura e conseguente impermeabilizzazione. A dodici anni di distanza, queste prescrizioni sembrano ancora attuali e ragionevoli.
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UNA TRASFORMAZIONE PROFONDA. La proposta di intervento avanzata dalla proprietà determina una trasformazione profonda ed estesa dell’intera area. Chi volesse prenderne visione integralmente, lo può fare leggendo qui. In sintesi, i contenuti sono i seguenti:
ampliamento del camping Continental (per intenderci, quello sul lago di Mergozzo) su due distinte aree – una a est verso la provinciale per Mergozzo, l’altra a ovest in direzione della linea ferroviaria – per 32.000 mq complessivi, allo scopo di estendere la superficie ricettiva “a casette”, con la dichiarata previsione di realizzare parcheggi a raso, impianti sportivi e attrezzature sportive a cielo libero;
ampliamento del campo da golf, con la previsione di: 1) portare il campo da 9 a 18 buche, superando la strada statale 34 con un sottopasso e utilizzando il terreno già agricolo dell’ex fattoria; 2) realizzare una nuova e più ampia struttura di servizio (club house, ristorazione, foresteria con 50 camere), spostandone la localizzazione periferica prevista dal Piano Regolatore (zona vicina alla stazione/ferrovia) al centro della piana, al confine tra il campeggio (ampliato) e l’area del golf, con una tipologia edilizia “a cascina” e impianto “a corte”;
Piana del Toce: camping Continental, campo da golf, terreni ex azienda agricola
realizzazione di un centro sportivo intorno all’ormai degradato complesso edificato della cascina ex De Antonis, costruendo una “serie di impianti sportivi” e per il tempo libero (non si dice quali impianti) con i relativi servizi (bagni, spogliatoi, magazzino, ristorazione, palestra, benessere e – si suppone – parcheggi), abbattendo gli edifici esistenti e ricostruendoli “con forme, posizioni, tipologie, materiali idonei alla conservazione della memoria visiva”, conservando i silos, recuperando le abitazioni esistenti e creando una rotonda sulla statale 34 per smistare il traffico verso il centro sportivo, il Continental e l’area comunale del Parco della Memoria;
ex fattoria De Antonis
realizzazione di nuovo residence su un’area boscata di 10.250 mq di fronte all’ingresso del camping Continental, a monte della strada provinciale per Mergozzo; la nuova struttura si configura in sostanza come un complesso di appartamenti per vacanze con capienza di 100 posti letto e con servizi interni, si suppone del tutto analogo al vicino residence Isolino.
Area boscata a monte della provinciale destinata a residence
Residence Isolino a Fondotoce
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Pur costretti dalla mancanza di documentazione tecnica e cartografica a ragionare sulle poche paginette rese disponibili da Italia Nostra, emerge con chiarezza che le proposte della società Malù non sembrano coerenti con le condizioni poste a suo tempo dall’Amministrazione Comunale (no aumento di volumi, preservazione dei suoli, rispetto delle tipologie edilizie):
il “combinato disposto” dell’ampliamento del camping e di quello del golf prefigura di fatto la realizzazione di una nuova, imponente struttura edilizia al centro della piana a nord della statale, nel punto di saldatura tra camping e golf, intorno alla quale si disporranno i nuovi elementi previsti dall’ampliamento del camping (strutture sportive scoperte, parcheggio, “casette” per campeggiatori;
il centro sportivo nell’area dell’ex fattoria è avvolto nelle nebbie dell’indeterminatezza, dal momento che nulla si dice degli impianti che si intenderebbero realizzare, e di conseguenza è impossibile valutare l’impatto della loro realizzazione in termini volumetrici e di trasformazione/consumo di suolo, che comunque – in base alla succinta descrizione che ne abbiamo dato più sopra – non sarebbe certo di poco momento;
risulta sì esterna alla superficie della piana la previsione del nuovo residence extralberghiero sulle prime pendici dell’altura a monte della strada per Mergozzo, ma è evidente che la sua collocazione a fronte dell’ingresso al Continental ne fa una struttura sistematicamente dipendente dal camping per ogni tipo di servizio ai villeggianti.
Si chiude qui questa prima riflessione/ricognizione su uno dei grandi nodi urbanistici e ambientali della città, ben consapevoli che altre e altrettanto delicate questioni incombono: ad esempio, il rapporto tra i costi della trasformazione irreversibile del territorio e i vantaggi delle sue ricadute economiche e occupazionali, la valutazione delle condizioni di attrattività della nostra città tra preservazione e modificazione degli ambienti di pregio naturalistico e paesaggistico, il valore e le ricadute del turismo en plein air sull’economia del territorio e l’opportunità di creare un robusto segmento di “campeggio urbano”, la necessità ormai improrogabile di affrontare la trasformazione della città (il Piano Grande, l’area Acetati, piazza F.lli Bandiera, la grande viabilità di smistamento e di attraversamento, l’esaurimento della “spinta propulsiva” del Piano Regolatore….) in una logica d’insieme che finalmente restituisca dignità e ruolo alla politica.
lunedì 5 ottobre 2020
IL PARCO SENZA GOVERNO
Sono ormai molti mesi da quando il Consiglio Direttivo del Parco Nazionale Val Grande è decaduto per decorso dei termini della sua durata e così la Giunta che è il suo organo esecutivo. Le ultime delibere assunte portano la data del gennaio scorso, già in periodo di prorogatio, poi più nulla. L'organo, composto da otto componenti, deve essere ricostruito da parte del Ministero dell'Ambiente. Uno degli otto componenti spetta ad un soggetto, scelto sempre dal Ministero, ma su designazione delle Associazioni di tutela ambientale. Quali siano i motivi di questa lunga vacatio non sono noti. L'ultima risposta che, qualche tempo fa, interrogato al proposito, il Ministero ha fornito è che la procedura di rinnovo non era stata ancora avviata. Un po' poco; forse l'emergenza virus è proseguita nei Ministeri dello Stato Italiano anche dove altrove non lo era più, ma è un fatto che di rinnovo non c'é ancora alcuna traccia. Questa Sezione ha ora interessato la propria sede nazionale perché invii una sollecitazione presso il Ministero a che venga avviata la ricostituzione dell'organo. Proprio nell'anno che veniva annunciato come quello dell'approvazione definitiva dell'ampliamento del Parco Nazionale, lasciare un Ente privo del suo principale organo di gestione, non sembra una scelta felice. In fondo il Parco Nazionale, a suo tempo fortemente voluto dagli Enti del territorio, ha un costo per la collettività, ma questo costo deve avere un ritorno ben superiore in termini di benefici per i territori che sono al suo interno e la sua gestione non può essere abbandonata o lasciata al caso. Vedremo se la nostra attenzione e sollecitazione riuscirà nell'intento.
domenica 4 ottobre 2020
RIFLESSIONE
Il Piano Grande ancora una volta diventa il banco di prova tra le dichiarazioni di principio e le pratiche di fatto. Un Sindaco, quello della città di Verbania, ostinatamente dichiara, a mezzo del proprio assessore delegato nella materia, di non voler aprire alcun confronto con i promotori di una proposta di riuso della Cascina, giudicata “allettante” dal Presidente del Parco Nazionale Val Grande e “suggestiva” dallo stesso assessore che rifiuta il confronto. La suggestione evidentemente non basta se, nello stesso momento, il medesimo assessore, non solo rifiuta il confronto, ma diventa il relatore delle prime varianti urbanistiche di cui la prima asseconda subito alcune richieste della Malù e la seconda ha il solo scopo di aprire la porta a successive varianti finalizzate a dare una positiva risposta al mai sazio spirito imprenditoriale dell’indomito Signor Manoni. Le dichiarazioni del Sindaco, raccolte dall’organo di “Stampa” che mai come ora si batte a favore della Malù, non lasciano spazio a interpretazioni diverse o altre. Tramonta perciò la speranza di vedere un’amministrazione progressista tradurre in azioni concrete e coerenti le dichiarazioni di adesione a principi green o che altro ? Probabilmente sì, se questa amministrazione ritiene che l’assegnazione di una stellina in più ai blasonati campeggi della Malù, sia il prezzo, utile e necessario, per consegnare pezzo a pezzo, l’intera piana libera residua del Piano Grande, al disegno del Signor Tranquillo che lo sogna trasformato in una grande area di gioco, sport, turismo residenziale extra alberghiero e non solo; una possibile gardaland del Lago Maggiore, nella sostanza una grande macchina per fare soldi per lui. Dunque nulla di più progressista. Assolutamente in linea e coerente con le idee più avanzate del progressismo mondiale. Da quanto detto, la bandiera nera assegnata a Verbania da Legambiente, che tanta offesa avrebbe portato all’interno del governo della città, è addirittura inadeguata. Se va avanti così si potrebbe pensare ad un Nobel. Sì, perché per ogni stellina in più assegnata agli insediamenti della Malù, dovrebbe corrispondere la perdita di altrettante stelline appuntate sulla qualità dell’ambiente e del paesaggio della capitale del Verbano. Evidentemente i suoi governanti non la pensano così; paiono quasi abbagliati dalle capacità dell’imprenditoria libera o meglio liberata dai vincoli, di raggiungere gli obiettivi che si prefigge, mentre sono intimoriti dalle difficoltà che la pubblica amministrazione, nel caso quella “ Sabauda” , dimostra nel raggiungerne anche uno soltanto. C’è del vero, in questo timore, ma non può essere la giustificazione per arrendersi a mani basse, come invece sta avvenendo. Poi si dirà che non si mangia e non si vive di ambiente e di paesaggio, quindi dagli agli ambientalisti e ai loro simpatizzanti. Che lo dicano al bar passi, ma se questo diventa il ragionamento normale della classe dirigente pubblica, c’è da preoccuparsi. Invece non esiste affermazione più vera che la nostra ricchezza turistica nasce proprio dalla qualità originaria del nostro ambiente e del nostro paesaggio. Paradossalmente anche il Signor Manoni ne ha tratto il massimo beneficio economico e qualcuno glielo dovrebbe ricordare quando bussa, ascoltato, alle porte dei governi locali o meno locali, non avendo piazzato i suoi campeggi ai margini del deserto e avendo ora, quanto meno, il dovere morale di conservare integri quei beni che hanno fatto la sua fortuna. Chiunque dotato di buon senso dovrebbe partire da qui per programmare un futuro che comunque non sarà destinato ad essere per sé, ma per le generazioni del futuro. Di rottamazioni ne abbiamo sin troppe, basta che sappiamo guardarci attorno: dai borghi abbandonati, alle are industrio/artigianali dismesse, alla disertificazione commerciale dei centri medi e piccoli, alla edilizia residenziale speculativa degli anni 60 inutilizzata. Non basta; bisogna continuare a sbagliare.