Con questo post ritorniamo sull'argomento della disastrosa discarica di Vogogna, lo facciamo con questa nuova lettera indirizzata al Sindaco di quel Comune, anche alla luce del recente evento alluvionale. Per questa ragione la lettera viene inoltrata anche all'autorità di Bacino del fiume Po e non solo. La discarica ha infatti modificato l'assetto geomorfologico dell'area così come rappresentato nel corso degli studi di formazione del Piano Regolatore e ha prodotto una situazione né prevista, né voluta ( dagli studi). E' un elemento nuovo che quindi portiano all'attenzione, proprio nel momento in cui tanti o troppi alzano la voce per chiedere il dragaggio del corso del Toce. Non risulta che uno che sia uno si sia invece preoccupato quando questa discarica è stata depositata, privando il fiume di un'area di naturale espansione in caso di piena.
ITALIA NOSTRA
Sezione del VCO
Prot. 14/20
16/10/2020
Spett. Comune di Vogogna
Preg. mo Sindaco
Sede Municipale
VOGOGNA
e p.c.
Spett. Regione Piemonte
Direzione ambiente energia e territorio
Settore Territorio e Paesaggio
C.so Bolzano 44
TORINO
Spett. Regione Piemonte
Direzione opere pubbliche/difesa del suolo/protezione civile
Settore Difesa del suolo
C.so Stati Uniti 21
TORINO
Spett. Segreteria dell’ Autorità Distrettuale di bacino del fiume Po
Via Garibaldi 75
PARMA
protocollo@postacert.adbpo.it
Spett. Soprintendenza ai beni archeologici, Belle arti e paesaggio
Per le Province di Novara/VCO/ Biella /Vercelli
Cso Cavallotti 27
NOVARA
Spett. Provincia del VCO
Settore Opere Pubbliche/Difesa del Suolo/Protezione civile
V.le Industria 25
VERBANIA
Spett. Noe
Nucleo operativo ambientale per il Piemonte
Via Pio VII 9
TORINO
OGG: Depositi materiali di cava in sponda dx Toce.
Aggiornamento.
Questa Associazione è intervenuta più volte sulla questione in oggetto, da ultima con nota del 23/11/2019, da Lei riscontrata.
Dobbiamo osservare che a distanza di oltre tre anni dal rilascio della autorizzazione quinquennale di deposito e trascorsi ormai oltre due anni dalla emissione della ordinanza per la rimozione dei materiali depositati in virtù della precedente autorizzazione scaduta, nessun intervento appare essere stato eseguito con il fine di rimuovere l’ingente mole di materiale stoccato.
L’inerzia del soggetto obbligato assume ancor maggior preoccupazione ove si debbano ritenere fondate le voci circa la intervenuta non solvibilità della azienda, sino a prefigurare una possibile prossima richiesta di apertura di una procedura fallimentare.
Nella nostra ultima avevamo indicato l’opportunità, se non la necessità, che stante il grave precedente della mancata rimozione del primo deposito, il Comune da Lei condotto, si facesse parte diligente nel rivisitare, prudenzialmente, il rilasciato consenso ancora in atto, integrandolo con quegli elementi che, se non garantire in assoluto il rispetto dei termini finali dell’autorizzato deposito, potessero almeno attenuare i possibili negativi effetti di una mancata inosservanza finale.
Purtroppo gli elementi di cui ho fatto cenno militano verso un esito della vicenda niente affatto diverso da quanto già sperimentato.
Il recente evento alluvionale che ha interessato l’asta del Toce, ci suggerisce anche nuove considerazioni riguardo i negativi effetti che la presenza di tale imponente deposito possa determinare sul regime idraulico del fiume stesso.
La consultazione delle carte geologiche e idrogeologiche del Comune di Vogogna, indica infatti l’area di sedime del deposito quale ambito di possibile espansione fluviale in caso di piena, tanto da individuarla come urbanisticamente non utilizzabile, cosa che invece è, a nostro avviso, illegittimamente avvenuta.
Il deposito ha quindi modificato il quadro geomorfologico di riferimento, rendendo non più attuale la situazione individuata nei documenti di accompagnamento del Piano regolatore e che, per gli effetti che potrebbe provocare, specie riguardo le possibili conseguenze a valle del deposito ( vedi traversa di sbarramento e ponte stradale ) meriterebbe un’ attenta analisi e rivisitazione, in primis, da parte del Suo stesso Comune, ma non solo.
Se questo è dunque il quadro che abbiamo delineato, cui si aggiunge il devastante impatto paesaggistico che il deposito su terreni agricoli, già utilizzati a seminativi, determina, non riusciamo a comprendere quale possa essere la strategia che il Comune intenda porre in campo per risolvere la questione.
A fronte di un’ordinanza inottemperata e di fatto ineseguibile anche d’ufficio a motivo degli ingenti costi di rimozione del materiale stoccato e della mancata individuazione di un alternativo sito di accoglienza; di una situazione aziendale divenuta molto precaria; di una prospettiva non dissimile circa l’esito anche per il secondo deposito; del quadro di possibile rischio idraulico determinato dagli incauti depositi, riteniamo che l’Amministrazione dal Lei guidata non possa più rimanere inerte, ma adoperarsi attivamente per la soluzione di un problema che da paesaggistico e urbanistico potrebbe assumere anche una rilevanza ambientale.
Gli Enti e i soggetti cui la presente è inoltrata per conoscenza, sono invitati, per le loro competenze, a verificare la situazione che l’ Associazione scrivente da anni denuncia senza apparente esito.
E’ gradito un riscontro.
Distintamente si saluta
Il Presidente di Italia Nostra
Sezione della Provincia del VCO
Nessun commento:
Posta un commento