martedì 2 maggio 2017

ACQUA CORRENTE

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La questione che il titolo di oggi richiama non è nuova. Ritorna a proposito di una nuova richiesta di concessione di derivazione d'acqua ad uso di produzione di energia elettrica, attualmente in corso di istruttoria presso l'Ente Provincia e riferita ad un rio in Comune di Craveggia. Si tratta dell’ennesima centralina idraulica con derivazione che toglierà l’acqua del Rio Vasca per convogliarla in un impianto privato di generazione di corrente elettrica. Il progetto prevede una presa d’acqua a monte con sbarramento di calcestruzzo in alveo e griglia di cattura idrica, una tubazione idraulica interrata ed un edificio in muratura di cemento per la turbina e il generatore/alternatore. Insomma c'è tutto quello che occorre per costruire ed avviare questo ennesimo impianto che produrrà energia da fonte rinnovabile. Un energia pulita e che, in teoria, non consuma il carburante che serve a produrla. L'acqua è infatti l'unico bene al mondo di cui non se ne perde manco una goccia, o quasi; il suo ciclo è perfetto; tanta scende dal cielo e altrettanta, o quasi appunto, ritornerà in cielo; dove e quando poi ricadrà questo è un altro problema. Ma il caso che ci viene segnalato mostra anche una realtà meno edificante, ossia la corsa, che evidentemente, non si ferma e che in questi ultimi decenni ha visto inseguire, nelle vallate alpine e nelle zone prealpine, ogni corso d'acqua e ogni salto d'acqua per farne il carburante di produzione di energia. Perché tanta affannosa corsa? Perché è innanzitutto un affare che genera utili altissimi a costi di gestione ridotti e gli investimenti vengono rapidamente ammortizzati. Niente da paragonare a qualsiasi altro investimento industriale, questo è certo. Di più, quasi non bastasse, questi investimenti hanno negli scorsi anni anche beneficiato di incentivazioni e agevolazioni. Ci verrebbe da dire che piove sempre sul bagnato. Comunque la corsa hanno provato anche a fermarla, o comunque regolarla; niente da fare, nessuna programmazione pare che regoli la questione e quindi va avanti in un sistema che chi prima arriva vince. I grandi impianti realizzati, principalmente, negli anni 30 del 900 sono ancora nelle saldi mani dei produttori nazionali di energia, il resto, quello che rimaneva, i piccoli e medi rii sono stati le "vittime" della più recente corsa all'oro bianco. Rilasci minimi, produzioni nominali di energia, rigide valutazioni ambientali, conferenze dei servizi, montagne di carte, tutto perfetto, ma alla fine credo che pochi siano rimasti fuori dal giro e una volta fatto l'impianto chi mai si ricorderà dei rilasci minimi, delle produzioni nominali e di tutte le prescrizioni dettate ? Il prosciugamento del reticolo idrico minore, quello maggiore era già stato fatto, ha desertificato i corsi d'acqua, ridotti in periodi di magra a ben poca cosa, ma tanté, la narrazione delle rinnovabili ha contagiato anche queste produzioni che di rinnovabile e quasi gratis hanno solo il carburante acqua; quel che è certo è che però l'energia prodotta non sarà gratis o quasi, ma verrà ben pagata, incentivando così l'ulteriore corsa all'oro bianco. In tutto questo contesto chi, come spesso accade, appaiono i meno svegli sono i soggetti pubblici, regolatori del sistema, ma abbiamo visto che non regolano quasi niente, mentre i Comuni, se è vero che ricavano buone risorse annue dai grandi produttori, poco, quasi nulla o nulla prendono dai piccoli produttori, dipende dalle potenze degli impianti; qualche volta invece diventano essi stessi produttori, da soli o in partecipazione, ma quasi mai alzano la voce a difesa dell'ambiente. Viene spontaneo domandarsi come mai ?     

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