Questa sera postiamo il documento integrale che, condiviso dalle associazioni ambientaliste, è stato portato all'attenzione di tutti i soggetti istituzionalmente interessati al tema che abbiamo voluto proporre. Il documento vuole essere un momento di riflessione sulla questione dell'economia del turismo e come tale economia non debba banalizzare i beni che le hanno permesso di crescere, ma debba coniugarsi secondo modelli che li preservino, in un corretto e positivo equilibrio tra risorse e il loro utilizzo economico. La proposta di recupero e riuso funzionale della Cascina del Piano Grande perchè diventi il principale portale del Parco Nazionale Val Grande, rappresenterebbe dunque un progetto emblematico indirizzato verso una economia di un turismo sostenibile e virtuoso.
IL PIANO
GRANDE DI FONDOTOCE
Un’area di grande valore ambientale e paesaggistico da preservare e valorizzare
Il “Piano
Grande” è tornato di attualità nell’agenda del Governo della città di Verbania.
Esiste un
progetto della società Malù, che prevede la
trasformazione dell’ambito della “cascina “ di Fondo Toce, e non
solo, con destinazione a luogo di sport
e divertimento, di nuova ricettività turistica, di ampliamento delle strutture a servizio del gioco
del golf e ad estensione della superficie dell’impianto sportivo esistente.
Tale progetto è
alquanto discutibile in quanto la proposta invece che preservare il quadro
paesaggistico di quei luoghi, fortemente identitari, rispettarne i valori
naturalistici, riconosciuti dalla presenza della riserva naturale, e
valorizzarne la residua funzione agricola, storicamente esercitata, conduca ad
un pesante depauperamento ambientale dell’area.
Il progetto,
pur non conosciuto nei suoi aspetti di dettaglio, è indirizzato verso obiettivi
non condivisibili, che comportano un accrescimento ulteriore di uno degli
elementi di maggior criticità di cui oggi la riserva di Fondo Toce, ma non
solo, soffre, ossia l’eccesso di pressione antropica.
E’ un progetto
coerente con una politica della concentrazione dell’offerta turistica nel polo
dell’“Isolino”, che verrebbe ulteriormente caratterizzato da nuovi e aggiuntivi servizi da integrarsi con
quelli ricettivi extra alberghieri esistenti.
Pare dunque che poco importi al progetto di
preservare i valori identitari, naturalistici e storici di cui abbiano fatto
cenno e che dovrebbero, invece, costituire le linee guida della pianificazione
della città di Verbania rispetto a quell’area.
Tali linee
guida trovano conferma in strumenti di pianificazione sovraordinata come il
Piano Paesaggistico Regionale, e non sono solo patrimonio delle istanze di cui
sono portatrici le Associazioni scriventi.
Giova
ricordare che una delle tematiche che il Comune di Verbania sarà chiamato a
sviluppare, sarà proprio l’adeguamento del proprio strumento
urbanistico alle direttive, indicazioni
e prescrizioni che il PPR fissa
all’interno di tutta la strumentazione normativa di cui è dotato.
E’
un’operazione complessa che dovrebbe essere il risultato di una revisione
generale dello strumento e che proprio nella zona del Piano Grande trova forse
uno dei nodi più impegnativi da risolvere, ma anche un suo campo di stimolante
e attenta attuazione.
Un’operazione che dovrebbe dunque vedere il
Consiglio Comunale di Verbania,
attraverso un percorso partecipato, essere l’attore protagonista di
scelte programmatiche coerenti con gli strumenti della pianificazione
sovraordinata.
Sotto questo
profilo ci pare che la proposta “ Malù” ora in corso, male si coniughi con
scelte di pianificazione che debbono essere oggetto di valutazione complesse e
articolate, che andranno esaminate dalla Commissione competente e dal Consiglio
Comunale in ogni fase del procedimento e non solo affrontate alla fase
terminale di un percorso.
Significativo,
al fine di coglierne la complessità, il contrasto di posizioni, in apparenza
non ricomposte, tra gli stessi attori pubblici della Conferenza dei servizi e
che emerge dalla lettura del verbale della seconda riunione svolta nell’ambito
della procedura: “ Malù”.
Qualunque sarà
comunque l’esito di quella procedura essa comunque non potrà non verificare la
coerenza della variante proposta, non solo con le prescrizioni del PPR, cosa in
fondo di immediato riscontro, ma anche con gli “indirizzi”, le “direttive”, gli
“obiettivi” e le” linee di azione”dello stesso PPR, cioè con tutto l’aspetto
previsionale e normativo che lo
strumento sovraordinato assegna alla pianificazione.
Sotto questo profilo chiediamo come possano
essere esplicati all’interno della variante “ Malù” i seguenti indirizzi:
1) La possibilità dell’ampliamento della
Riserva Speciale, auspicato all’interno degli indirizzi e orientamenti
strategici fissati per l’ambito di paesaggio 12, che non dovrà essere
compromesso da previsioni con esso contrastanti.
2) La valorizzazione del rapporto
lago-montagna, anche nell’ottica di un alleggerimento della pressione turistica
sulla sponda lacuale.
3) La sottoposizione a maggior tutela dell’area
del lago di Mergozzo.
Le “ linee di azione” sempre previste all’interno
del quadro normativo del PPR quali:
1) La riduzione del traffico lungo la strada
litoranea.
2) “La tutela e l’incentivazione delle attività
agricole attraverso la conservazione del suolo (vedi parcheggio a raso citato)
e dei caratteri paesaggistici rurali ..” ?
Contrastano con la previsione di un nuovo polo di concentrazione e di
attrazione di ben 750 posti auto e col previsto parcheggio a raso e quindi coi
caratteri paesaggistici rurali dell’area.
E ancora e da
ultimo:
1) Ci chiediamo come siano declinati gli
indirizzi e le direttive dell’articolo 32 delle
NTA del PPR con riferimento all’unità di paesaggio SV4 di Verbania,
laddove dovrebbe essere privilegiata le leggibilità del paesaggio agrario e dei
contesti rurali, non certo la loro cancellazione.
2) Come, in relazione all’articolo 17 delle
NTA, sempre del PPR, vengano declinati e applicati indirizzi e direttive legate
alla presenza della riserva speciale
In questa
rassegna .di criticità evidenti non abbiamo peraltro richiamato le ulteriori
griglie normative che sono di ostacolo al procedere del progetto, vedi le norme
del Piano di Assetto idrogeologico.
Tutte
osservazioni che, a nostro giudizio, non possono trovare risposte nel piano “Malù”.
LA VALENZA ECONOMICA DEL PIANO GRANDE.
DUE MODELLI A CONFRONTO
Con
riferimento al progetto Malù, da più parti, si direbbe bipartisan, si sono
ascoltate argomentazioni di ordine economico, occupazionale e di sviluppo;
quest’ultimo genericamente inteso, per giustificarlo e valutarlo con estremo favore
e interesse.
Da più parti
vengono e verranno snocciolati, senza problemi, dati e numeri importanti
riguardo la valenza che l’economia dell’ “Isolino” rispetto ai numeri
complessivi del turismo sul lago.
E’ tutto vero
sin tanto che non si contrappongono alla filosofia del turismo di massa altri valori
che si ritengono strategici e di grande
importanza tenuto conto della delicatezza paesaggistica e ambientale
dell’area.
La ricettività
diffusa rappresenta, già oggi, un aspetto
importante e in forte emersione ed espansione nell’ambito del territorio
provinciale. Esso riguarda centri turistici primari e non solo, ma anche località minori: di lago, collinare e alpine;
centri storici e no, contribuendo a rivitalizzarli e dando una nuova funzione
ad un surplus di patrimonio immobiliare che presenta anche aspetti di forte
sofferenza, vuoi per il crollo demografico e residenziale in atto nei centri
minori, vuoi per lo stato di degrado che
consegue all’abbandono abitativo, vuoi anche per il modificato modello di
turismo residenziale che si è venuto ad affermare rispetto a quello in voga nei
periodi più “dinamici” dell’investimento immobiliare, con una conseguente
immissione sul mercato dell’affitto breve di tale patrimonio immobiliare,
diventato diversamente un surplus.
Questo per molti aspetti nuovo modello legato
alla ricettività turistica, si esprime già ora in migliaia di posti letto,
peraltro in crescita esponenziale, che vengono offerti ogni giorno sui portali
presenti sulla rete internet. Esso si rivolge ad un targhet di turisti, quasi
totalmente stranieri, che difficilmente sceglierebbero la ricettività
alberghiera e che sono orientati verso l’utilizzo della ricettività
residenziale, probabilmente alternativa e competitiva rispetto non solo a
quella alberghiera, ma anche a quella dei più tradizionali “villaggi
vacanze”.
E’
un’importante opportunità di crescita ordinata dell’economia turistica perché
permette di accogliere grandi numeri, ma in maniera diffusa, evitando le
concentrazioni e le criticità che in genere le grandi quantità comportano,
diffondendo invece i benefici anche a località minori che ne erano prima
escluse.
Sotto questo
profilo, le caratteristiche del territorio della Provincia, con la varietà di
offerta di paesaggio e di ambienti costituiscono un elemento insediativo ideale
per tale tipo di ricettività. La presenza poi e la qualità del sistema delle
aree e dei territori protetti sono un ulteriore importante elemento che ben si
coniuga con un modello economico/turistico più lento e meno invasivo.
Sono comunque
evidenti l’incompatibilità tra il
progetto “Malù” con le criticità
rilevate nel confronto con il PPR, ma anche con il quadro dell’offerta e della
domanda turistica nonché della fruizione del territorio che abbiamo delineato.
Sono modelli inconciliabili:
a)
Da un lato un uso del territorio, da
modificarsi nel suo assetto per farne un contenitore concentrato di economia
turistica di massa.
Dall’altro lato una conservazione del
territorio in quanto valore primario di offerta turistica, distribuendone la
domanda in maniera ampia e diffusa.
b)
Da un lato un modello economico
imprenditoriale classico fondato sull’investimento di capitali anche molto
importanti, ma con una conseguente successiva concentrazione degli utili
societari, altrove poi probabilmente destinati.
Dall’altro lato un modello fatto di una miriade di micro investimenti
capaci di generare reddito o integrazione di reddito, spalmato in maniera
diffusa, equa, democratica e plurale;
c)
Da ultimo un modello turistico generatore a
sua volta di criticità importanti, vedi i problemi di eccesso di viabilità
privata e di conseguente difficoltà di
mobilità proprio nell’ambito degli assi stradali tangenti al Piano Grande.
Dall’altro lato un modello che non comporta
criticità particolari, ma semmai ne
risolve di presenti, vedi lo spopolamento dei borghi e la loro desertificazione commerciale e di servizi.
Alla luce delle considerazioni fin qui
svolte, l’economia dell’”Isolino” deve essere letta con occhio più attento e
più critico; ne esce comunque ridimensionata, i suoi numeri devono essere
interpretati in maniera più relativa e certamente, anche in una prospettiva di
medio o lungo termine, essa non appare più strategica rispetto alle valenze
altre e competitive che modelli turistici diversi e più coerenti con la
sostenibilità territoriale possono offrire, rappresentando questi ultimi una validissima alternativa.
UNA PROPOSTA ALTERNATIVA PER IL RUOLO DELLA CITTA’ DI VERBANIA
CENTRO VISITA E DI SERVIZI PER IL PARCO
NAZIONALE DELLA VALGRANDE E PER TUTTE LE AREE PROTETTE DELLA PROVINCIA DEL VCO.
Le
argomentazioni che abbiamo sin qui svolto hanno cercato di illustrare come le
ragioni di cura e conservazione di un territorio, si possono coniugare molto
efficacemente con quelle della crescita dell’economia turistica, anzi ne sono
la premessa in un ribaltamento della logica che vede esclusivamente la
massificazione degli investimenti, il consumo di suolo libero e la
concentrazione delle iniziative imprenditoriali come l’unico obiettivo da
favorire.
Da qui e da questa lunga premessa critica
nasce però anche una proposta che veda Verbania e nella specie la
pianificazione del Piano Grande, quale
occasione di una rinnovata centralità e di un nuovo protagonismo pubblico nelle
scelte di politica non solo urbanistica, ma anche turistica.
E’ data come
ormai prossima la fine positiva del percorso che vedrà i confini del Parco
Nazionale Val Grande estendersi anche entro una parte del territorio del Comune
di Verbania.
E’ un fatto molto
positivo e che non solo premia le buone intenzioni di tutti gli amministratori
che si sono impegnati per raggiungere questo obiettivo, ma che chiama altresì
l’amministrazione stessa ad una prova di coerenza e di responsabilità verso obiettivi di qualità territoriale e di
sensibilità accresciuta verso i temi della conservazione dell’ambiente.
Tali obiettivi
non possono ritenersi raggiunti ed esauriti con il conseguimento
dell’allargamento dei confini del Parco, ma quest’ultimo perché non rimanga
soltanto motivo di soddisfazione e di vanto da esibire, deve essere la premessa
per nuove buone azioni e buone pratiche su un territorio di grande pregio
ambientale e paesaggistico.
Coniugare l’occasione dell’allargamento dei
confini della Val Grande sin dentro Verbania, ( questo sì, avvicina i territori
interni montani al piano) con un ambizioso progetto pubblico di promozione, di
diffusione della conoscenza e di divulgazione del Parco Nazionale, potrebbe
essere momento perché le buone azioni e le buone pratiche si possano realizzare.
Entro questo
obiettivo, il Piano Grande e in particolare l’ambito costituito dagli edifici
storici, dalla corte e dalle pertinenze della vecchia struttura rurale, leggasi
silos, dovrebbero diventare il luogo di quella promozione, diffusione di
conoscenza e divulgazione, ma non solo, di cui è fatto cenno.
Una felice e
privilegiata localizzazione logistica rispetto all’oggetto da promuovere, ma
anche rispetto all’utenza cui rivolgersi, ne farebbe il contenitore perfetto.
Centro di
visita, ma anche di servizi che il Parco, con la sua istituzione ha, in questi
anni, fatto nascere; centro di informazioni; stazione di organizzazione e
di partenze per escursioni guidate, per
trasferimenti su mezzi pubblici verso i paesi delle aree interne; laboratorio
didattico e di educazione ambientale, stazione di recupero della fauna
selvatica.
Tutto questo è
il ventaglio di un possibile riuso funzionale della struttura rurale in
abbandono, recuperandola nei suoi caratteri architettonici, nel contorno di un
ambito vasto che deve rimanere a destinazione esclusivamente agricola,
sottratta così, da un lato all’abbandono e al degrado conseguente, ma anche ad
un riuso funzionale non coerente con i valori di paesaggio che esprime.
In tutto
questo ci pare che gli indirizzi, le direttive e l’intera struttura normativa
con cui il PPR ridisegna l’ambito e le unità di paesaggio interessate, siano
pienamente rispettati.
Aggiungiamo
che la valenza del sito è tale che meriterebbe senza dubbio anche il coinvolgimento delle altre aree
protette presenti a livello provinciale e fors’anche dell’altra realtà di parco
nazionale presente a livello regionale,
aprendosi così nel sito della Cascina di Fondotoce una vetrina unica e privilegiata rispetto a
tutti questi territori protetti.
A fronte di
questo nuovo utilizzo funzionale della struttura, ogni miglior professionalità
creativa dovrebbe essere cercata per la realizzazione di un progetto che possa
esso stesso diventare modello ed eccellenza del territorio
LE CONDIZIONI DI
SOSTENIBILITA’ DELLA PROPOSTA
La condizione
prima della realizzabilità dell’idea sta però tutta nella volontà decisoria del
Comune di Verbania e nei programmi dell’Ente Parco.
Alla finale
determinazione del Consiglio Comunale sta il destino dell’attuale progetto
“Malù”.
I vincoli e
gli ostacoli che questo progetto imprenditoriale dovrebbe superare sono
innumerevoli e forse invalicabili. Noi
ne abbiamo indicati alcuni che ci paiono, peraltro, bloccanti. Prova forse ne è
la difficoltà e la lentezza del percorso procedurale in corso che pure, salvo
ritiro volontario, vi è il dovere per l’amministrazione pubblica di concludere,
non quello di tenere aperto o sospeso all’infinito.
Dall’altro
lato vi sta un altro dovere per il governo di Verbania, cioè quello di dare
attuazione allo strumento di pianificazione sovraordinata che è il PPR,
attuandolo, peraltro, non in contrasto con altri strumenti di piano di livello
sovraordinato, vedi PAI.
Noi abbiamo
provato ad indicare come il progetto “ Malù” non sia coerente con l’attuazione compiuta del PPR entro
l’ambito territoriale del “Piano Grande”. Sappiamo che il suo accoglimento
richiederebbe anche una modifica della classificazione dei gradi di rischio
idrogeologico e ciò costituisce ulteriore motivo ostativo
all’accoglimento.
La proposta
che presentiamo non crediamo sia soltanto accattivante nel suo aspetto, ma
possa rappresentare invece un’alternativa sostenibile per un riutilizzo di un
bene che, conservato nella sua integrità paesaggistica, possa svolgere una
funzione utile rispetto l’offerta di beni comuni tutelati che il territorio ha.
Verrebbe
fornito un servizio anche e proprio a favore delle aree interne più
svantaggiate che troverebbero nel luogo della “Cascina” una visibilità
accresciuta a livello esponenziale con effetti positivi sulla loro economia
turistica.
Un’idea
ambiziosa la cui attuazione dovrebbe fare capo all’Ente Parco Val Grande in
auspicabile accordo con le altre realtà protette che abbiamo già richiamato.
Alla base,
un’intesa di programma dovrebbe vedere il Comune di Verbania e l’Ente Parco
quali principali attori. Un’ intesa che definisca le volontà dei due Enti
rispetto al progetto, la indicazione delle rispettive competenze, i tempi di
possibile attuazione di un percorso politico/amministrativo e tecnico/attuativo
non breve, ma che una volta imboccato non abbia ad avere ripensamenti o
smentite.
Premessa di tutto rimane però la
conclusione, con rigetto o con ritiro, del progetto ”Malù” e il successivo
avvio di un processo di adeguamento dello strumento urbanistico che, insieme al
recepimento del PPR, abbia a individuare la “Cascina” di Fondotoce quale area
per servizi pubblici di interesse collettivo, con la indicazione specifica che
in questa proposta abbiamo voluto dare.
Se
verranno osservate in maniera corretta e scrupolosa procedure e formalità, i
tentativi ostativi, che pure potranno essere messi in campo sul piano
giuridico/legale, non prevarranno.
Ritorna allora però e in primo piano la funzione
decisoria del Comune di Verbania, il ruolo del proprio Consiglio Comune, così
come il Programma del Sindaco che, rivisitato e corretto, dovrebbe assumere e
far propria l’idea che abbiamo prospettato, condividendo le motivazioni di
ordine più generale che abbiamo esposto.
In conclusione
poi, il primo degli ostacoli che potrebbe venir contrapposto sono le risorse,
sicuramente non poche, che dovrebbero essere messe in campo per l’attuazione del progetto.
Il prossimo
bilancio Europeo 2021/2027 destinerà risorse importantissime a favore della
Regione Piemonte ed è molto probabile che misure o azioni si indirizzeranno
anche verso obiettivi di qualità ambientale;
d’altra parte e a comprova,
Verbania sta ancora beneficiando degli effetti positivi del precedente
bilancio Europeo che si sta chiudendo: vedi il recupero del parco di Villa S.
Remigio.
Quali Associazioni di tutela ambientale ci siamo
permesse perciò di intervenire sulla questione che abbiamo diffusamente
trattato e ciò in quanto vogliamo offrire il nostro contributo.
In
conclusione vogliamo e chiediamo che la questione del Piano Grande diventi occasione di un dibattito aperto e
trasparente sulle linee guida lungo le quali si vuole indirizzare un’economia e
un territorio, confidando che le ragioni che qui abbiamo espresso possano
trovare un eco ed una voce capace di rappresentarle in maniera persuasiva e
convincente. Sarebbe un bene per tutti.
Condividono la
proposta:
Italia Nostra Piemonte
Italia Nostra Sezione VCO
Legambiente Piemonte e Valle D’Aosta
Salviamo il Paesaggio Valdossola
Legambiente Circolo il brutto anatroccolo
Comitato Terre San. Giovanni
Commissione Ambiente Arci Verbania
Comitato per la Salvaguardia e la
Valorizzazione del San Bernardino
Mountainwilderness Italia
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