mercoledì 28 dicembre 2022

DEVERO: LE MONTAGNE RIMANGONO AL LORO POSTO

 


La Stampa di questa mattina, nella sua pagina locale, ci informa che l'accordo strategico, enfaticamente denominato: Devero-Avvicinare le montagne", non ci sarebbe più, ossia i suoi proponenti che ricordiamo erano gli Enti locali di quel territorio e la società italiana con capitali stranieri: la " S. Domenico Sky" , avrebbero gettato la spugna, stanchi di aspettare e, a leggere il titolo dell'articolo, vittime della (mai una volta a proposito citata) burocrazia. Per quanto abbiamo seguito il percorso di quell'accordo, non crediamo che le cose sia andate proprio come descritte. In realtà la San. Domenico, a cui gli Enti locali avevano dato carta bianca, in tutto il tempo trascorso, non ha mai presentato al tavolo della Valutazione Strategica, il rapporto ambientale e, senza di quello, non si poteva andare da nessuna parte. Perché poi non l'abbia presentato, è verosimile che la redazione di quel documento sia incappata in troppi problemi non risolvibili con la semplice invocazione alla volontà politica che qualcuno può aver pensato sarebbe stata sufficiente a rimuove gli ostacoli ( ricordiamo i famosi tavoli tecnici). No, non è stata sufficiente; l'apparato normativo posto a presidio di quelle aree: vuoi le prescrizioni del Piano Paesaggistico Regionale, vuoi le regole di derivazione europee per le zone natura 2000 hanno sin qui retto. Poco importa che il portavoce della S. Domenico minimizzi circa il ruolo avuto dall'opposizione ambientalista. L'opposizione, nella campagna svolta a difesa di quelle aree ha sempre richiamato il rispetto di normative vigenti, quelle stesse normative che, ben conosciute, avrebbero dovuto, sin dall'inizio, far desistere o quanto meno rendere molto più prudenti i Comuni e la Provincia a stringere accordi per un fine impossibile, accordi stipulati senza magari neppure conoscere la natura dei reali soggetti proprietari di quella società privata a cui si era stato affidato il compito di portare a casa i consensi. Detto questo, non è neppure escluso che anche altre ragioni abbiano concorso alla dichiarata, per ora, resa. I costi energetici andati alle stelle, la variabilità climatica sempre più accentuata, sono elementi che porranno tutta l'economia turistico/invernale/industriale dell'arco alpino in seria difficoltà e, in questo scenario, i piani industriali dovranno essere riscritti e ridimensionati, pena un fallimento. Un investimento della dimensioni di " Avvicinare le Montagne" , in questo scenario, può diventare un azzardo, ma meglio prendersela con la burocrazia , anche se non è quella che non fa nevicare. Comunque, sempre a leggere l'articolista, uno spiraglio esisterebbe ancora, spiraglio che, da un noto propugnatore politico dell'accordo strategico, viene indicato come possibile. Si tratterrebbe di procedere per gradi, ossia di abbandonare, o far finta di abbandonare il progetto complessivo e portare a casa singoli consensi. Non è ben chiaro dove il politico pari. Lo spezzatino, se così fosse è una tecnica che la giurisprudenza ha chiaramente bollato come illegittima, meglio lasciar stare, o meglio se si vuole cambiare lo si deve dire e ripartire con un nuovo progetto alternativo e/o ridimensionato. Ogni altra via è preclusa, quindi anche il politico si aggiorni. In realtà, dalla vicenda finita male o bene, a seconda da che parte si sta, gli Enti del territorio dovrebbero trarre una lezione molto diversa che significherebbe investire in natura e in conservazione e riscoprire il valore del bene comune di cui ne tengono nelle loro malferme mani le sorti. Lo faranno ? Non lo sappiamo.       

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