L'articolo di oggi sulla Stampa, edizione locale, sembra la cronaca di guerra di cui siamo ormai abituati per ben più tragici fatti. Un gregge formato da 1400 capi, in Val Bognanco, è stato preso di mira da un branco di lupi ( pare fossero almeno in nove) che non devono aver faticato molto a seminare il terrore all'interno della sterminata moltitudine del gregge con le conseguenze prevedibili (morti e feriti) . E' l'ennesimo allarme che da un po' di tempo si alza dal fronte degli allevatori e che viene ripreso dai media, invocando una nuova e più efficace disciplina nel contrasto lupo/agnello. Anche l'Ente Parco delle Aree protette dell'Ossola, per voce della sua Presidente si era fatta portavoce, nei giorni scorsi, del disagio degli allevatori, preannunciando iniziative. Già, questo è vero non si possono ignorare le esigenze di chi in montagna vive e resiste eroicamente, ma è anche vero che l'Ente Aree protette dovrebbe avere tra i suoi scopi la tutela del lupo e non la sua cacciata. Vedremo più in là in che cosa comunque si concretizzeranno le annunciate iniziative, ma nel frattempo questa notizia di Stampa, così come apparsa, sembra voler drammatizzare un problema che se lo è ( e in qualche caso potrebbe esserlo) ora rischia di deflagrare. Ci poniamo però una domanda: é possibile pensare di poter gestire in maniera adeguata e corretta un gregge di ben 1400 capi portato in zona di alta montagna e quindi impervia e piena di rischi e insidie ? La risposta sembrerebbe proprio di no o qualcuno ritiene che un paio di Maremmani e qualche singolo pastorello, magari manco molto esperto dei luoghi, possono da soli fronteggiare un branco di lupi e fermare il panico che si impossessa di un intero gregge ? Non è possibile, non c'é nessun "pastore elettrico" capace di contenere e difendere un gregge tanto numeroso e in questo caso, ci sembra sia lì il problema. Indennità compensativa e premi alpeggio che siano non possono trasformarsi in una leva che induce alcuni a monticare tanti più capi ovini possibili, dando per scontato anche la perdita di un certo loro numero, perché comunque il conto finale torna. Il rischio del lupo non è un rischio ignoto, è un rischio concreto e possibile contro il quale l'allevamento di alta montagna deve confrontarsi e attrezzarsi, ma ci sembra che quest' ultimo caso di cronaca dimostra che qualcuno preferisca rischiare piuttosto che attrezzarsi a difendersi. Lo ripetiamo: 1400 capi soni indifendibili.
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