lunedì 26 maggio 2025

LAPSUS LUPI

 


Nel post di ieri eravamo stati fedeli all'informazione che la Regione Piemonte aveva diramato con il  resoconto della audizione avanti la quinta e la terza delle Commissioni Consiliari sul tema del lupo. Certo che anche a noi la notizia aveva procurato un certo effetto, tanto che l'avevamo commentata proprio evidenziando la singolare posizione che l'attuale Commissario alla Aree Protette dell'Ossola sembrava avesse assunto durante quell'audizione: cioè porta bandiera della caccia al lupo. Non sono però passate 24 ore e quella stessa sorpresa deve aver colto altri soggetti ( forse anche ai piani alti di palazzo Regione) ed ecco che l'interessata stessa interviene per smentire l'incauto redattore del Consiglio Regionale che avrebbe attribuito alla stessa la proposta di procedere agli abbattimenti massicci della specie protetta. La richiesta, precisa, è stata degli allevatori, a lei era spettato l'onere di guidare la delegazione in audizione, non certo quello di formulare quella istanza ( sulla quale non entra però nel merito). Chiuso dunque l'incidente che avrebbe potuto anche mettere in forse il suo attuale ruolo Commissariale. Come sempre succede in casi come questi, l'esatta verità potrebbe non essere mai conosciuta. Magari l'incauto estensore aveva capito bene (ma a microfoni spenti), magari alla Commissaria potrebbe essere scappata qualche parola inopportuna, certo è che nessuno ha capito quale  fosse la sua posizione sul tema, o meglio la posizione dell'Ente che ancora guida. Forse bisognerà aspettare un altro comunicato stampa.

domenica 25 maggio 2025

IL LUPO E GLI AGNELLI

 

Alcuni giorni fa, presso la Regione Piemonte, quinta Commissione Consiliare, si è svolta una consultazione sul tema del lupo. La delegazione dei soggetti consultati era composta anche da una rappresentanza dei Parchi Regionali. L'attuale Commissaria pro tempore del Parco Aree Protette dell'Ossola, già Presidente decaduta per fine mandato, rappresentava gli interessi delle aree tutelate. Ci si sarebbe aspettati una posizione coerente con il ruolo che in quel momento rivestiva, ma deve aver prevalso il proprio esclusivo interesse " professionale" , ossia quello di allevatrice di caprini e la sua richiesta è stata tranciante, ossia quella che l'attuale popolazione dei lupi sia dimezzata e che poi , di anno in anno, venga mantenuto il contenimento della specie con l'abbattimento del 20% della popolazione superstite, ossia l'attuale stimato incremento annuo. Non sappiamo quale fondamento scientifico abbia la richiesta e se questo sia il sistema corretto per il contenimento di una specie la cui presenza certamente pone problemi di convivenza con attività economiche alpine sicuramente meritevoli di sostegno, ma quello che qui fa specie è l'appiattimento della Commissaria che parrebbe aver scordato il ruolo che in quel momento rivestiva, ossia protettrice, ( ahilei) dei lupi e non una loro sterminatrice, o almeno una che ne propugna il semigenocidio. Il resoconto ufficiale dell'audizione non lascia spazio a equivoci, le richieste della Commissaria sono state chiare: abbattere i lupi dovrebbe essere la nuova missione dei Parchi Regionali, nuova trincea della guerra contro i diversi e, in fondo, il lupo in un certo immaginario, ha sempre rappresentato un diverso, un pericolo per l'uomo ( da Cappuccetto Rosso in poi) , pericolo che solo un Santo come Francesco era riuscito a rendere mansueto. Ecco, non pretendiamo che la Commissaria dialoghi con i lupi, non è ancora una santa, ma con gli uomini sì, con i pastori pure e con gli allevatori anche, e con tutti i soggetti che devono convivere con la presenza dell'animale, mediando il conflitto, individiando soluzioni, promuovendo la pacifica convivenza. Missione non facile, lo riconosciamo, ma doverosa per lei non certo ( per ora) ri-chiamata alle armi.

venerdì 9 maggio 2025

MACUGNAGA: PERSEVERARE NELL' ERRORE

 

 

  La "Perla" del Rosa da un po' di tempo conquista l'onore delle cronache per vicende che intercettano e interrogono questioni ambientali. La salita al passo Moro con una temeraria pista ciclabile già poteva essere oggetto di una valutazione critica  di merito, ma i fatti intervenuti hanno rapidamente superato non tanto la fantasia, ma la la realtà stessa, almeno quella progettuale, volendo affrontare gli ultimi chilometri della salita deviando dal solco tracciato sulle carte senza riguardo alcuno a norme e regole. Il valico confinario avrebbe poi voluto essere superato come se manco ci fosse. Parlare di pressapochismo o leggerezza è poco. Si parla di opere pubbliche, finanziate da risorse pubbliche, e nessuno degli addetti che sia un amministratore eletto o un funzionario nominato può ignorare certe regole, persino elementari. Ma mentre tutto ciò emergeva, diventava di pubblico dominio e oggetto di indagini anche di natura penale e di valutazioni amministrative, difficile crederlo, quasi impossibile pensarlo, sul versante del Belvedere si avviava un'altra opera analoga risultata poi totalmente abusiva. La responsabilità di questo nuovo fatto veniva comunque ricondotta sempre allo stesso soggetto, cioé al Comune che, in teoria, avrebbe dovuto essere il primo degli Enti a vigilare il rispetto delle regole e delle norme. Sembra una storia persino incredibile, ma tanto vera che in questi giorni ha visto la persona del Sindaco di quell'Ente essere "costretto" agli arresti domiciliari ( per la cronaca non è la prima volta che succede, ma in altra veste). Si pone quindi una questione di credibilità di istituzioni che non rispondono ai loro doveri, che di fatto scavalcono ogni limite, quelli  che valgono per ognuno di noi, con l'aggravante che buttano soldi pubblici in avventure rischiose e temerarie. In questi casi stanno funzionando i poteri di controllo e di sanzione, ma il fatto stesso che sia necessario intervengano i poteri repressivi significa che la prima linea della tutela non esiste, che la tentazione di scavalcare e superare regole è sempre molto attraente per certi poteri pubblici che si sentono liberi di agire quasi coperti da una immunità permanente . Nel caso di Macugnaga si sommano contestabili scelte di merito con la loro gestione illegittima, il peggio forse che si sarebbe potuto credere. La vicenda mostra quali e quante sono le insidie che l'ambiente può subire e quanta difficile sia  l'opera di associazioni come la nostra, impegnate su un fronte( per noi) troppo esteso  e dove la prima linea della tutela e l'affidabilità dei relativi poteri pubblici sembra caduta.               

giovedì 8 maggio 2025

LA SEZIONE - CAMBIO DI PRESIDENZA

 

 

 Pubblichiamo le parole programmatiche di Filippo Pirazzi, nuovo Presidente della Sezione, eletto nella seduta del 30 aprile scorso e quelle di saluto di Piero Vallenzasca che ha lasciato la carica in conformità allo Statuto Nazionale.   


A seguito del rinnovo delle cariche sociali per il prossimo triennio 2025-2028, ringrazio il nuovo Consiglio Direttivo della sezione locale di Italia Nostra VCO ed il Presidente uscente Piero Vallenzasca per la stima dimostratami in assemblea. Sarà per me un compito assai arduo riuscire a misurarmi con le conoscenze giuridiche e le abilità del nostro past-President, competenze di cui tutti noi soci gli siamo obbligati. A lui chiediamo di restare sempre vicino alla nuova dirigenza e di supportarla nei compiti e nelle battaglie ambientali presenti e future, a motivo della sua invidiabile esperienza. Nella sua nuova veste di Segretario di sezione potrà ancora prendere per mano il nostro sodalizio ed indirizzarlo verso altri traguardi di tutela e di consenso pubblico. Alla vice Presidenza abbiamo eletto Tiziano Auguadro un veterano dell’ambientalismo del Verbano, da anni impegnato in prima persona nella difesa delle bellezze paesaggistiche storiche di questa provincia.

Ringraziamo anche Livia Olivelli e Giorgio Scalenghe che si occuperanno rispettivamente degli aspetti dell’educazione ambientale e dei rapporti con le altre sezioni del nostro sodalizio. Un augurio per un buon cammino, proficuo e ricco di soddisfazioni, anche a Giorgio Ingaramo e Paola Bazzoni, gli altri due membri del nuovo CD.

Un pensiero affettuoso vada infine a Maria Cerutti che lascia questo Direttivo dopo tanti anni di militanza in Italia Nostra. Vada a lei la nostra riconoscenza per l’impegno costante portato avanti con caparbietà nel territorio di Vignone e per la valorizzazione della Degagna di San Martino.

Dal canto mio, ho un’esperienza ambientalista di qualche anno ormai, sempre in prima linea con il Comitato locale Salviamo il Paesaggio Valdossola, condotto insieme a Sonia Vella fin dal maggio 2014. La nostra prima grande battaglia ambientale fu quella contro un ecomostro gigantesco: Interconnector Svizzera-Italia 380 kV, un obbrobrio paesaggistico che ancora pende come una spada di Damocle sulle teste di questo territorio e che abbiamo contrastato insieme a nuovi amici, incontrati lungo la via. Uno su tutti, Antonio Di Pasquale, il perito abruzzese più ostinato e più aggiornato nel riconoscimento degli interessi collettivi e diffusi, in materia di tutela del paesaggio e del patrimonio culturale e ambientale dello Stato, che io abbia mai incontrato in vita mia.

Contemporaneamente, ci siamo battuti contro il proliferare indiscriminato delle centraline idroelettriche. Decine e decine di mini impianti che stanno mortificando la vita e l’identità di fiumi e torrenti alpini, fino ai più piccoli corsi d’acqua. Prelievi idrici realizzati in nome di un falso progresso, che senza una pingue contribuzione statale non starebbero mai in piedi autonomamente. Spacciate per fonti rinnovabili, sono in realtà solo un business per un’imprenditoria rampante e sbrigativa, sfruttano con il favore di norme corsare le acque dolci, un Bene Comune dei cittadini italiani, ma non risolveranno mai la sostenibilità energetica di questo Paese.

Attraverso il forum nazionale di Salviamo il Paesaggio siamo tutt’ora impegnati nella campagna contro il consumo di suolo, una piaga “cementificatoria” che non risparmia nemmeno le aree montane e che sembra non avere mai fine, in una Nazione dai confini limitati.

Con l’aiuto dei nostri supporter abbiamo collaborato con le altre associazioni di protezione ambientale consorelle, sia in ambito locale che nazionale, anche internazionale: Legambiente, con “La protesta dei pesci di fiume”, con “La carovana dei ghiacciai” e con “Neve diversa”.

Con il loro circolo “Il brutto anatroccolo”, con Mountain Wilderness Italia e con Italia Nostra VCO abbiamo fondato il Comitato Tutela Devero che si è battuto e continua a battersi contro il nefasto progetto “Avvicinare le Montagne”, i cui danni ambientali passati, presenti e futuri sono talmente evidenti da aver interessato la Giustizia ordinaria italiana e la Commissione europea.

Un gentile pensiero lo voglio dedicare infine a Emilio Delmastro, per il supporto giuridico e la saggezza di Pro Natura Piemonte e Torino, sempre disponibile ad aiutarci. Il suo instancabile attivismo è motivo di grande plauso e sia di esempio per i giovani e i non più giovani che vogliano impegnarsi in un ambientalismo senza tentennamenti e senza rinunce.

Entrare nelle stanze dei bottoni, ad esempio nei Consigli di amministrazione dei Parchi, fare rete con le altre associazioni di protezione ambientale, che perseguono finalità simili a quelle nostro Statuto e che sanno mantenere la barra a dritta, sono gli obiettivi su cui dobbiamo impegnarci ogni giorno di più. Ma anche verso i piccoli comitati spontanei di cittadinanza attiva locale che rivendicano il diritto a vivere in un mondo a misura d’uomo, non sovraordinato dalla finanza, né dal mercato economico. Le lotte ambientali dei vari Coordinamenti in Difesa dei Territori sono gli esempi da imitare e da cui prendere spunto.

Spesso ci chiamano cittadini inermi e sorpresi dal proliferare improvviso di antenne per le telecomunicazioni, erette anche nei posti più impensati, a ridosso delle case, ad interrompere la vista panoramica di un monte e di una vallata, o nel bel mezzo dell’erba di un prato. Altri allarmi e richieste d’aiuto arrivano alla nostra sezione o direttamente ai nostri soci per la difesa degli alberi dalle motoseghe selvagge, allor quando interi viali vengono martoriati da orribili capitozzature, che potature non sono. Peggio ancora quando intere superfici boschive e aree verdi anche urbane vengono sacrificate per far posto al parcheggio delle macchine.

Tutti questi temi ambientali e paesaggistici ed altri, già annunciati da Piero Vallenzasca nella sua lettera di commiato, saranno quelli su cui vorrò continuare con Italia Nostra l’opera di verifica delle normative nel pieno rispetto delle leggi, a fronte di qualsiasi intervento antropico che progetti l’alterazione delle nostre amate terre. Questo è il solo vero faro che dovrà, ancora e sempre, guidare la nostra azione negli anni a venire.

Grazie per l’aiuto ed il sostegno che vorrete ancora darci.

Filippo Pirazzi

Presidente della sezione locale

Italia Nostra VCO

 

Finisce il mio relativamente non breve periodo durante il quale ho avuto la responsabilità di condurre la sezione del Verbano Cusio Ossola della storica Associazione ambientalista Italia Nostra. 

Ringrazio tutti per la fiducia e l’appoggio che ho avuto. Passo la mano a Filippo Pirazzi, persona che sicuramente potrà continuare quell’opera di presidio e di attenzione con la quale ci siamo proposti in questi anni nei confronti di un territorio bello ma fragile. Vorrei dire fragile perché bello, perché attrattivo, perché di valore, dove quest’ultimo termine contiene tutta la sua ambiguità. Non dunque una fragilità per cause naturali ( ci sono anche quelle), ma per altre ragioni e la prima è quella umana non sempre capace di apprezzare e di conservare ciò che di meglio ha avuto la fortuna di possedere. Il bene migliore che, chi vivendo qui ha e ha avuto, sono i luoghi stessi: incontro sapiente di terre declinanti dai crinali alpini più elevati sino alle “terre” d’acqua dei suoi laghi. Non a caso anche nei secoli trascorsi la sua attrattiva non era mancata per farne luoghi del loisir, valorizzandone le qualità ambientali e lasciando eredità pregevoli, ma poi nei tempi più recenti lasciate anche all’abbandono.

 Ora, ma non solo da ora la parola: “investimenti” è la parola magica che apre ogni porta ed è il mantra che risuona dalle vallate più alte che qualcuno vorrebbe “avvicinare”, alle rive costiere ed ai suoi versanti collinari dove l’edificabilità diffusa e pervasiva continua a voler essere oggetto di conquista e, pezzo a pezzo, si è smontata e ancora si smonta l’identità dei luoghi, del paesaggio come tratto distintivo di un territorio per assimilarlo ad altro, all’indistinto che lo banalizza e lo priva, paradossalmente, del suo valore identitario per sacrificarlo al “valore” immobiliare. Non c’è freno apparente. 

Il Piano paesaggistico regionale è nel miglior dei casi inattuato, nel peggiore ignorato o” interpretato” secondo convenienza, le Amministrazioni locali non tengono, seguono l’onda; i capitali stranieri come non mai sono arrivati e arrivano. Tutti esultano. Anche le montagne di pietra sono fatte oggetto di brame: dalla miniera di Baveno alla cava Lorgino di Crevoladossola, non c’è storia e chi obietta è perso. Macugnaga ha realizzato l’opera incompiuta più inutile che avrebbe potuto pensarsi, non contenta ne ha fatta un’altra pure abusiva. Vogogna ha invaso i propri territori agricoli con montagne, pure loro abusive, di depositi di scarti di cave e di frantoio. Anche alcuni dei media fanno la loro parte: Manoni è l’imprenditore turistico ideale con il suo villaggio vacanze dentro una riserva naturale ed ora ci manca soltanto il Gardaland del Lago Maggiore: un ossimoro, ma poco importa. La Colonia Motta, magari verrà recuperata, ma con il prezzo di averle concesso altra e non poca edificabilità nuova e aggiuntiva; Stresa ha fatto la monetizzazione del secolo, sì, ma con i valori di mercato di quello passato ( e pensare che c’erano strumenti di tutela precisi ed anche un pronunciamento del Consiglio di Stato), ma non sono serviti a nulla, è il cantiere più grande del Lago; anche il Monte Rosso, diventa ambito perché, sua “sventura”, è finito dentro i confini del Parco Nazionale. Sembrava quindi un luogo protetto, ma ora che è protetto diventa, paradossalmente, minacciato. Non si capisce più nulla. Non c’é più un ordine nei Governi, una logica che presieda le “scelte” di chi decide o anche di chi dovrebbe tutelare.

 No, prevale l’investimento, mentre le nostre proposte giacciono inevase, rinviate da seduta a seduta, da un Ente all’altro, ma non abbiamo i capitali da investire e forse questo è il problema.

Potrei continuare nella rassegna, ma il mio mandato è finito, passo il testimone a chi saprà destreggiarsi in questo labirinto. Rimango accanto all’Associazione e alla sua Sezione in un ruolo più defilato come giusto che sia e faccio gli auguri, moltissimi, a chi segue. 

Piero Vallenzasca