Certamente la foto che oggi postiamo, seppur tratta dal calendario promozionale 2018 della ditta che ha in corso le attività di coltivazione, lascia, perlomeno, perplessi. Un' attività storica, condotta ormai da diversi decenni che però negli ultimi anni ha subito un'accelerazione ha portato alla attuale configurazione del sito di cava. L'estrazione di palissandro, il marmo di cui è presente un filone in valle Ossola all'imbocco della Valle Divedro, ha un prezzo ambientale, un impatto sul paesaggio difficile da negarsi.Vi è una compromissione definitiva di una porzione del territorio Ossolano caratterizzato dalla presenza di una pluralità di borgate che seppur in gran parte abbandonate dall'inizio della seconda metà del secolo passato, conservano intatta la loro originaria impronta, l'architettura tipica è ancora ben visibile; la felice esposizione e l'esistenza di coltivi ne faceva luoghi di residenza di parte degli abitanti del Comune di Crevoladossola e ne farebbe oggi luoghi da recuperarsi per un nuovo turismo emergente. Tra un modello di recupero come quest'ultimo e un'attività impattante come quella documentata dalla foto però non ci può essere compatibilità. La domanda è se invece ci sarebbe potuta essere e forse sì se il modello industriale adottato non fosse stato così massivo, dilatando nel tempo anziché nello spazio un prelievo che ha portato a questo documentato risultato. Conferenze di VIA, piani pubblici di attività di coltivazione, pareri, vincoli e quant'altro, chi più ne ha più ne metta, un apparato normativo e amministrativo corposo e impressionante si rivela un gigante burocratico con i piedi di argilla.
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