domenica 22 marzo 2020

ANTI VIRUS





Nelle condizioni attuali, non dissimili da un fronte interno di uno stato in guerra, qualcuno potrebbe mettere in discussione le ragioni delle associazioni ambientali. Potrebbe argomentare che in questo momento c'è altro cui pensare e questo è indubbiamente vero, così come è vero che, al netto delle situazioni tragiche che molti, e sono troppi, stanno vivendo, non per questo non si debbano fare riflessioni che muovono proprio dalla situazione di oggi per pensare a quello che potrebbe essere il domani. In questo senso anche le Associazioni di protezione ambientale dovrebbero aver titolo per dire la loro se, come vedremo nel proseguo di questo post, molte riflessioni che nascono in questo momento, possono avere attinenza con temi niente affatto estranei a quelli che sono a noi propri.

Le argomentazioni che vorrei proporre muovono con riferimento ad una realtà a noi vicina e conosciuta ai navigatori di questo blog. Mi riferisco alla località turistica più rinomata di tutto il lago Maggiore, non a caso, ma non so quanto per merito, denominata ;" La Perla". Ebbene, passata indenne o quasi dalla grande crisi iniziata nel 2008, aveva visto i numeri del suo Pil crescere quasi seza interruzione anno dopo anno. Era sembrata una certezza che niente e nessuno potesse fermarne l'avanzata. Le crisi finanziarie avevano certamente toccato i portafogli, più o meno consistenti, di una parte della sua popolazione stanziale, ma se questa aveva saputo resistere, la curva delle borse prima o poi avrebbe incominciato a risalire ed infatti ciò è poi avvenuto, forse anche troppo. Quanto alla crisi industriale, quella che aveva messo a terra un quarto della capacità produttiva della nazione, manco l'ombra. Per certi aspetti un bengodi. Certo il valore immobiliare era sceso, l'invenduto invece cresciuto ed il turismo congressuale in quegli anni era scomparso, d'altra parte per il povero Palacongressi già ci aveva pensato qualun altro ad azzerarne l'attività. Però intanto la globalizzazione faceva il suo corso e se entravano in crisi i turisti di una parte del mondo, venivano prontamente sostituiti da quelli provenienti da un'altra parte del mondo. Insomma, anche se il bicchiere si svuotava da una parte, si riempiva dall'altra. Tutto bene dunque ? Ma sì, se il Pil con il segno + e il bilancio aziendale pure sono valori assoluti, la risposta non può che essere quella. Ma adesso cambia. Non è scoppiata la terza guerra, rimandata di un po' di anni, ma improvvisamente, o quasi, si è cascati tutti in uno stato assolutamente paragonabile a quello bellico, almeno sul fronte interno. La prospettiva, niente affatto irrealistica, è la chiusura totale che si protrarrà sin quando nessuno ancora lo sa e anche quando si inizerà ad uscirne, non sarà certo un liberi tutti, ma con prudenza. Sta volta le crisi si sommeranno tutte assieme:quella finanziaria, già in corso, quella industriale ormai in arrivo, quella economica che interesserà tutti i settori, salvi quelli essenziali, sanitari in primis . Quanto al turismo, gioco forza, questa volta è stato il primo a cadere e sarà l'ultimo a riprendersi. Con questa premessa le prospettive per l'economia di una tale località non sono affatto rosee e, in prima battuta, dovrà dar fondo alle riserve, certamente abbondanti in alcuni settori, assolutamente no in altri. La stagione turistica, l'inizio e non solo, così come é stata conosciuta da sempre, per la prima volta nella nostra memoria, non ci sarà, e se ci sarà, non sappiamo quando. Ma questa realistica nera prospettiva impone pur delle riflessioni, oltre la contingenza. Prendiamo anche le cose buone che in questi giorni stanno accadendo. Improvvisamente è sparito il rumore di fondo, quello provocato dal traffico stradale che durante tutto l'anno ci disturba senza che noi manco ce ne facciamo più caso, al più sono tornati i rumori, quelli che non avvertivamo invece più. E' pure sparito anche quello che in stagione turistica è provocato dalla eccessiva intensità della navigazione sul lago.Se apprezziamo questo cambiamento è bene che ne nasca una riflessione sul dopo. E' proprio impossibile non ritornare ai livelli precendenti del rumore da traffico ? Sarà difficile, ma un qualche correttivo permanente è pur possibile, ad esempio imponenendo una bassa velocità nell'attraversamento urbano il livello di rumore scenderebbe e aumenterebbe anche la sicurezza; ad esempio, introducendo una regolamentazione speciale della navigazione sul fronte delle Isole, il rumore pure potrebbe scendere e pure incentivando il rilascio delle licenze di trasporto lacuale non di linea, a favore di natanti a propulsione non convenzionale o con potenze più ridotte e infine, incentivando il rilascio, sempre di licenze di trasporto lacuale non di linea, a favore di soggetti associati in impresa anche i numeri dell' attuale eccessiva flotta potrebbero scendere senza nulla perdere in capacità di trasporto. In questo ultimo caso gli investimenti e i costi di produzione pure scenderebbero, ma gli utili netti aumenterebbero. Prospettive più o meno lunghe, certamente, ma almeno iniziare a parlarne e a sperimentare sarebbe bene e, guarda caso, sarebbero tutte misure apprezzate dal turismo in quanto aumenterebbero la qualità dell'ambiente. Insieme alla scomparsa del rumore, in questi giorni, compiamo un passo indietro nel tempo. Complici anche le belle giornate che si sono susseguite e il silenzio di cui ho fatto cenno, il paesaggio di lago, almeno per quegli aspetti che ho trattato, è ritornato ad essere quello che poteva essere addirittura prima della rivoluzione industriale, cioé ci viene restituita in un' immagine ottocentesca, aprendo una finestra nel tempo che a noi, vittime più che figli della rivoluzione informatica, mai sarebbe parsa possibile e che, salvo incredibili insensibilità, non può non stupirci. Questo momento reale di un passato diversamente virtuale o immaginario, ci deve aprire ad una riflessione profonda sul valore del paesaggio, sul dovere della sua conservazione, sull'attenzione da porre alle sue modifiche, troppo spesso decise e volute in funzione di quell'aumento forsennato del Pil che adesso vediamo dove è finito: sotto i piedi. Ne saremo capaci? Quando si esce da una guerra, si esce in modo diverso da come si era entrati; nulla mai è stato come prima ed anche questa volta, nulla poi dovrà esserlo. Quelli che però, più di ogni altra cosa sono spariti o meglio che, da ormai l'inizio canonico della stagione turisitica, sono scomparsi sono proprio i turisti, i consumatori del servizio turistico che la città offre, o meglio offriva, quelli che con il loro consumo alimentavano il Pil locale. Il positivo di questo disastro è sempre la nuova, per verità bisognerebbe dire riscoperta antica, immagine di una città, restituita alla sua integrità originaria: la scomparsa o quasi delle auto, sia in circolazione che in sosta, i pochi temerari pedoni e ancora il silenzio e la luce padroni quasi assoluti. Al netto delle tragiche circostanze, ai nostri occhi si apre una cittadella che, per certi aspetti, vorremmo prendere come modello. Il problema parcheggi è risolto; ci voleva tanto ? Probabilmente sì. Ci vorrebbe tanto ? Probabilmente no, ma nessuno dei suoi, ora prorogati governanti, ha avuto mai la capacità di farlo. Quanto invece all'aspetto più delicato, l'assenza forzata dei suoi principali clienti pagatori, questo è un avviso, forse anche qualche cosa di più. Cambiare, forse anche radicalmente, il passo è il segnale che deve venire. La cittadella non si deve aprire soltanto quando la massa turistica comunque arriva e i numeri del Pil segnano i valori più alti. Ci vuole un freno da un lato perchè il contenitore non può reggere all'aumento infinito del contenuto e ci vuole invece una continuità dall'altro. Se salta quest' anno, come salterà, la stagione tradizionale, occorre lo sforzo creativo, "aiutati e favoriti" da una metereologia mutata, per aprire il prossimo inverno con un modello turistico soft, radicalmente diverso da quello più tradizionale, assolutamente possibile e assolutamente necessario, piacevolmente sostenibile. In altre occasioni l'ho descritto e potrei riproporlo ancora. Diversamente sarà difficile essere preparati reggere ai cambiamenti destinati magari a riproporsi, perché non é la specie più forte e intelligente che sopravvive, ma quella che più si adatta al cambiamento.

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