mercoledì 24 novembre 2021

VERBANIA : EUROSPIN ALLA PROVA

 RELEX fornitore di Eurospin per l'espansione della supply chain | RELEX  Solutions

 

 Questione Eurospin, con queste due parole, credo si abbia già messo a fuoco il problema, ossia dove, da alcuni anni, sia finita, non solo la capacità, ma anche il diritto dei governi locali a pianificare il territorio dei loro cittadini ? Abbiamo l’impressione che questo diritto sia retrocesso assai e da valore primario sia diventato un qualche cosa di accessorio. La prova provata di tutto questo sta nella pianificazione per varianti, o variantine come meglio si dovrebbe qualificarle che sono diventate il modo quasi normale con il quale, in apparente trasparenza, i governi locali “ rispondono” alle richieste di quello che potremmo chiamare il sistema produttivo. In nome della crescita del pil si è disposti a concedere tutto. Purché investa e non come e perchè investa, sembra diventata la parola d’ordine dietro la quale nessuno deve più fare obiezioni. In questo modo si è iniziato ad andare avanti nel modo più disordinato possibile. Ben inteso, non è che prima la pianificazione fosse un modello, tutt’altro, peccava ad esempio di sovradimensionamento e di altri e molti guai, ma proprio perché già prima era il frutto di una visione della crescita senza limiti, continuare a rigirare lo stesso strumento, farcendolo, un po’ a caso con tutte le richieste possibili, il rischio concreto è che il risultato che ne uscirà sarà sempre peggiore del male. Qui però viene spontanea anche una domanda e cioé: come mai tra la miriade di varianti e variantine, poche volte o quasi mai i vari governi che si succedono ogni lustro, non abbiano mai pensato che qualcuna a favore e beneficio generale della cittadinanza l’avrebbero ben potuta infilare ? Insomma, questa grande propensione al cambiamento che nel caso di Verbania, nel tempo non lungo di tre lustri, si è manifestata una quarantina di volte, ha mai prodotto un qualche progetto pubblico, forte e innovativo, sul piano della pianificazione. Tre lustri sono, in apparenza brevi, ma sono anche il tempo durante il quale si sono verificate quasi due rivoluzioni: la crisi economica iniziata nel 2008 che, proseguita negli anni, ha stremato l’apparato industriale, trasformando moltissime aree e fabbricati, in depositi di rottami a cielo aperto e poi il Covid che a molti ha dato la spallata decisiva e finale. Aggiungiamo che in mezzo a tutto questo, una delle poche regioni italiane, quale la nostra, si è data uno strumento di pianificazione sovraordinata: il PPR, che nella ottimistica visione del legislatore avrebbe visto, nel giro del biennio successivo, i Comuni aggiornare tutta la loro pianificazione territoriale. Dati in nostro possesso ci dicono che su quasi 1200 lo hanno fatto in 8 e i due anni sono passati da un bel pezzo. La questione Eurosopin, noi crediamo si possa leggere anche sotto la lente che abbiamo offerto: pianificazione pubblica scarsa o nulla, propensione massima ad accogliere ogni richiesta del sistema produttivo e non solo. Questo a prescindere quale parte fosse al governo cittadino. Se dunque questa è stata la linea di fondo che ha unito la dirigenza di governo locale, Eurospin è il solo risultato possibile e oggi solo l’ipocrisia può piangere. Cosa rimane in mano pubblica ? Non molto, ma qualche cosa sì: una capacità forte di “negoziare” il progetto presentato, sapendo che gli spazi sono ristretti, ma che comunque esistono e tanto potranno essere allargati, quanto più sarà messa in campo quella forte capacità negoziale. I precedenti non sono di buon auspicio, ma qualche volta succede.


Nessun commento: