venerdì 27 gennaio 2023

LORGINO: LA CAVA e IL TERRITORIO


Questa Associazione, non da oggi, aveva indicato come le dimensioni della cava Lorgino e la velocità di estrazione del materiale lapideo, il marmo Palissandro, oltre che essere un problema per il paesaggio, modificandolo radicalmente, non fosse un investimento molto conveniente per il territorio. Il filone di marmo è limitato a quella zona, il suo valore commerciale potrebbe essere anche elevato e queste condizioni avrebbero consigliato di programmare un'estrazione, non tanto orientata alla massima produzione nel minor tempo possibile, quanto alla miglior produzione nel più lungo tempo possibile, proprio per valorizzare e preservare al massimo una risorsa, non vanificarla nel breve periodo. Questo sarebbe stato anche l'interesse verso il quale, il territorio, attraverso i suoi enti in qualche modo regolatori di quell'attività, avrebbe dovuto indirizzare l'estrazione. Se a ciò si fosse aggiunto l'interesse e l'incentivazione per la nascita di una filiera produttiva lunga, legata a quel prodotto, ecco che la minor produzione sarebbe stata ampiamente compensata dal valore che le produzioni, poste a valle nella filiera, avrebbero garantito, con effetti positivi in termini di occupazione e di redditi, quegli effetti che gli Enti del territorio, in genere, invocano per giustificare il sacrificio imposto allo stesso territorio dalla presenza di attività certamente invasive. Già questo basterebbe a ribattere a certe considerazioni che si sono lette di questi tempi recenti e vedremo se quanto accaduto potrà essere di insegnamento. Anche la polemica intervenuta tra il Comitato Locale che si è costituito, a tutela di previste prossime ulteriori espansioni dell'attività estrattiva, e il Comune di Crevoladossola, è rilevatrice di una diversa ottica dalla quale è possibile affrontare il problema. I fatti della notte scorsa, probabilmente, ma non ne siamo molto sicuri, imporranno di guardare con più prudenza e attenzione alla futura espansione dell'attività estrattiva. Già, però, l'azienda precisa che il crollo non ha riguardato il fronte estrattivo, ma vista la prossimità ad esso, è spontanea la domanda se l'attività l'abbia potuto provocare e a questo quesito dovrebbero saper rispondere i tecnici "indipendenti". Singolare questa anticipazione dell'azienda, quasi a voler parare future restrizioni alla sua libertà. Non crediamo ne avrà bisogno. L'incidente, pur deprecabile e, fortunosamente, senza vittime, cade comunque a proposito: pone il problema; obbliga ad una riflessione; toglie spazio ai sostenitori, in assoluto, della libertà delle aziende di usare le risorse del territorio come meglio, ma si dovrebbe scrivere: come peggio, credono; dovrebbe obbligare gli enti regolatori ad un esame più attento delle istanze, meno formale e più sostanziale; per dirla diversamente obbligherebbe i governi a governare e non solo ad essere notai di decisioni altrui. Proprio in questi giorni è in corso la consultazione pubblica riguardo il nuovo piano regionale delle attività estrattive, anche l'incidente di ieri dovrebbe poter servire a orientarlo in un modo piuttosto che in un altro. Vedremo, per ora siamo sollevati che nessuno ha riportato neppure un graffio. E' andata bene, ma il difficile viene adesso.





ifficile viene adesso.

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