PROGETTO DI ESTRAZIONE CAVE LORGINO CREVOLADOSSOLA
VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE
1) Si ribadiscono tutte la ragioni già espresse nei documenti prodotti da questa Associazione nei vari momenti in cui è intervenuta in sede di presentazione di osservazioni .
2) Non si conoscono, per difetto di pubblicazione, gli eventuali documenti prodotti dai soggetti presenti in Conferenza, a fronte delle integrazioni ultime fornite dal proponente.
3) Ribadiamo che a nostro giudizio, molte delle richieste formulate dai medesimi soggetti (almeno quelle a noi note), non hanno trovato risposta o un' adeguata risposta nelle integrazioni fornite da Proponente.
A) Ricordiamo, al proposito, la questione dei sottoprodotti di coltivazione ( vicenda già tristemente nota per gli effetti che ha provocato e che ancora provoca in territorio agricolo del Comune di Vogogna), rimasta senza risposta:
Dove e come viene documentata l’esistenza di un mercato capace di assorbire i sottoprodotti ?
Dove e come viene caratterizzata la loro qualificazione merceologica ?
Dove e come sono documentate le modalità e le localizzazioni dello stoccaggio provvisorio ? ( forse), di un’ingente quantità di materiali.
Tutte domande a cui è stata data un’ evasiva e generica, mai documentata risposta, tanto da fondatamente ritenere che, qualora il progetto venisse autorizzato così come proposto, si aprirebbero le condizioni per una replica del caso Vogogna, mentre ribadiamo, così come affermato anche da Arpa che tali sottoprodotti, ove non diversamente assorbiti dal mercato o utilizzati per i riempimenti del sito estrattivo in sede di recupero ambientale, sono da considerarsi rifiuti, nulla rilevando il diverso giudizio manifestato dal Proponente in sede di integrazioni progettuali.
Ribadiamo quindi che, anche ad evitare possibili elusioni normative in corso di esecuzione del progetto (vedi ad esempio atti meramente formali di "simulate" cessione dei materiali a terzi), tale questione deve essere seriamente risolta in questa sede, unica doverosamente legittimata a farlo.
B) Osserviamo l’assoluta, sempre a nostro sindacabile giudizio, insufficienza delle integrazioni fornite in relazione ai rilievi sollevati dalla Soprintendenza nel merito della compatibilità della variante urbanistica con il complesso normativo contenuto nel Piano Paesaggistico Regionale e con riferimento all’ambito oggetto del progetto estrattivo. Ad esempio, l’esigenza, riteniamo inderogabile, di individuare un' adeguata fascia di protezione del nucleo abitato di Villa Dell’Oro non ha trovato alcuna applicazione nelle integrazioni fornite dall’Azienda se è vero come è vero che i confini del progetto estrattivo si spingono ancora a ridosso degli edifici esistenti. Ove tale proposta progettuale venisse accolta si sarebbe di fronte ad un vulnus eclatante in quanto un interesse economico prevarrebbe, non rispetto ad un giudizio discrezionale di compatibilità, ma rispetto a norme positive che prescrivono la tutela di quel bene che ne verrebbe, in quel caso, irreversibilmente compromesso.
C’è nel comportamento dell’Azienda una visione distorta che antepone il proprio interesse a fronte di ogni altro, tanto da pensare che l’acquisizione di un diritto proprietario su quei beni, ne legittimerebbe la successiva distruzione, ma se tale ottica può trovare non una giustificazione, ma una spiegazione, diverso sarebbe il giudizio ove tale visione fosse sposata dai soggetti pubblici decisori.
Rimane silente, per quanto a noi noto, l'Ente Comune di Crevoladossola che, come sottolineato con adeguata chiarezza dalla circolare regionale che illustra lo svolgimento delle varianti urbanistiche uguali alla fattispecie in corso, è l'unico legittimato al pronunciamento in Conferenza in quanto detta variante è riconducibile a quelle parziali di cui all'art. 17 comma 5 legge r. 56/77. Poiché i contenuti della variante sono stati anche solo parzialmente modificati rispetto alla richiesta originaria, ribadiamo che parrebbe ovvio che il Consiglio di quell'Ente si esprimesse nuovamente anche in relazione alla integrazione di verifica del suo contenuto rispetto alla norme del PPR, prodotta dal Proponente. In assenza di pronunciamento ci pare che la Conferenza non possa nè procedere, né concludersi in quanto la Conferenza non può appropriarsi di competenze di singoli suoi componenti.
4) Il divario tra sacrifici imposti dal progetto e compensazioni offerte rimane incolmabile. Occorre un radicale intervento di riequilibrio che restringa in maniera radicale tale divario. Ci sembra che nel caso del progetto estrattivo, attesa la sua valenza temporale di ben 15 anni, l'entità delle quantità estraibili previste, gli impatti e la loro portata, solo parzialmente mitigabili, non possa assolutamente escludersi il tema delle compensazioni.
L'Azienda ne ha proposte alcune, delle quali l'Ente Comune ne ha preso modestamente atto. Qualcuno dovrebbe essere capace di convincere e dimostrare che quanto proposto sia riconducibile alla funzione di compensazione, ossia di riequilibrio sostanziale tra i sacrifici imposti e i danneggiamenti che le risorse subirebbero dall'attuazione del progetto, la normativa vigente obbliga di individuare una adeguata compensazione.
Nel nostro documento del 18/03 le abbiamo indicate.
Esse, a nostro giudizio, devono far parte del progetto, nè varrebbe un ipotetico generico riferimento a misure future da individuarsi. Quelle proposte sono carenti, certo nella loro entità, ma anche nella loro concreta previsione di attuazione, vedi ad esempio la mancanza di un cronoprogramma vincolante. O tutto è rinviato alla conclusione dei primi tre prossimi lustri di attività estrattiva ?
Insisto: la portata temporale di questo progetto è molto, troppo rilevante e si accompagna ad una entità estrattiva richiesta che forse non ha precedenti in altri progetti.
Tutto ciò chiede ed esige un riequilibrio compensativo che, non tanto è da commisurarsi alla misura degli utili che verranno conseguiti dall'Azienda che, a valori attuali e conosciuti potranno essere, verosimilmente ingenti, quanto all'effettiva entità delle attività di consumo e sovvertimento irreversibile di un territorio che mai potrà essere ricondotto alla sua morfologia originaria e che dovrà supportare 15 anni ( almeno) di ulteriori disagi che ne potrebbero compromettere persino la vivibilità. Il funerale annunciato del Piano Paesaggistico Regionale.
Quanto sopra richiama anche la non sopprimibile esigenza che la curva estrattiva temporale non salga rispetto al suo andamento storico precedente e non solo rimanga stabile, ma tendenzialmente e progressivamente scenda perché la crescita è insostenibile e l'unica condizione di sopravvivenza anche dell'Azienda ( parlo naturalmente, nel tempo lungo) e di possibile convivenza con il territorio che costituisce la sua risorsa, è la frenata della sua pretesa di espansione produttiva. Ogni altra soluzione è soltanto un palliativo che rinvia o finge di ignorare che il progetto è soltanto insostenibile. Considerato quanto sinteticamente esposto e più nel dettaglio argomentato durante lo svolgimento della Conferenza, si conclude chiedendo che l’Autorità di V.I.A. dichiari il motivato rigetto del progetto così come redatto e indichi, cogliendo gli spunti che il presente contributo ha voluto offrire, le condizioni alle quali il proponente dovrà attenersi nel caso di una nuova presentazione
30/04/2024
Italia Nostra Sezione VCO
Il Presidente
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