martedì 7 febbraio 2017

LA MINIERA D'ORO


Risultati immagini per monte camoscio baveno cave


Crediamo che la cosa che oggi abbiamo messo in evidenza nel titolo, sia una di quelle che più di altre colpiscano il visitatore o il turista, ma anche chi risiede stabilmente sulle sponde del lago Maggiore. La miniera, perché tale è e non affatto una cava di granito rosa, del monte Camoscio, colpisce innanzitutto per la sua dimensione, occupa direttamente o indirettamente un'area di 54 ettari. Colpisce inoltre per l'evidente impatto che essa genera sulla porzione di territorio in cui insiste e colpisce o forse incuriosisce l'osservatore disinformato in quanto non si comprende bene dove vada mai a finire questo eterno scavo, da sempre, di fronte alla nostra vista. Chiarito però che di miniera si tratta e non di cava, la sua presenza assume ancor di più una dimensione ingombrante. Il materiale estratto appartiene alla categoria dei felspati; una volta asportato dal versante del Monte Camoscio dove giace residuo delle precedenti attività di coltivazione del granito, esso viene trattato in un impianto di trasformazione sito ai piedi della miniera e, depurato da alcune componenti, spedito altrove dove costituirà la materia prima per la realizzazione dei prodotti dell'industria delle piastrelle. E' evidente che strada facendo la sua origine si perderà del tutto e nulla rimarrà a segnare la sua provenienza. Insomma, sgombriamo il campo dall'idea che questa attività mineraria abbia un qualche cosa da condividere con la storia e la storica estrazione dell'altro materiale che è il granito rosa a cui è associato il nome di Baveno. Niente, è sabbia o poco più, ma che probabilmente ha un valore economico interessante per chi esercita l'attività e se non è proprio oro, come il titolo suggerirebbe, forse poco ci manca. Ma quando finirà? Questa è una bella domanda. In teoria la concessione mineraria, dopo 20 anni di scavi, scadrà nel mese di febbraio del prossimo anno. In teoria appunto, come pure in teoria, scadendo la concessione, dovrebbero essere attuate le opere di rinaturalizzazione ambientale che dovrebbero interessare 12 ettari dell'area. Questo tutto in teoria, perché a leggere la relazione ambientale, ad ottobre 2015, vi erano ancora 900.000 metri cubi di felpati che "meritavano" di essere estratti, mentre l'azienda estrattiva avrebbe la capacità di lavorarne solo 40.000 ogni anno. Quindi se tutto andrà bene, per chi però non sappiamo, vedremo un rinnovo della concessione per altri 19 anni. Perfetto, le opere di recupero ambientale slitteranno di almeno altri pure venti anni, anche se ciò, ma sempre in teoria non parrebbe possibile. Insomma, sembrerebbe che il pil di questa miniera sia più importante di quello del turismo, l'unica miniera vera di cui il lago Maggiore dispone, altro che felspati.

Nessun commento: