venerdì 15 gennaio 2021

STRESA: LEVO CONDANNA A MORTE DI UN PAESAGGIO

 


 

 

Sono quattordici i faggi che presto cadranno per mano umana e non per evento naturale lungo il belvedere di Levo. Il decreto di morte per abbattimento è venuto dal solito giudice inappellabile che ha definito le condizioni di sopravvivenza degli esemplari estremanente rischiose.Insomma la vita è un rischio e la morte una soluzione. Per altri esemplari la condanna a morte è stata differita a tempi peggiori; per ora si interverrà con altre soluzioni quali la riduzione de rami e l'imbracatura. Per amore di verità bisogna aggiungere che si prevede la ripiantumazione degli esemplari abbattuti, non sappiamo se tutti o solo in parte, comunque, per noi, campa cavallo. Non sappiamo più di tanto non avendo, ancora, visionato il progetto che comunque prevede na spesa di quasi 30 mila euro. Certo che d'un sol colpo si da un bel botto al paesaggio storicamente percepito, la cui ricostruzione impiegherà alzmeno una trentina di anni. L'esempio è dunque un classico della cattiva, anzi pessima, gestione che gli enti pubblici riservano al loro patrimonio: in questo caso a quello arboreo. E' questa infatti una morte annunciata già da anni, cui l'incuria e la distrazione dei governi nostri ha portato a queste "indifferibili" decisioni. Una pianta di alto fusto, non è un'automobile. Quest' ultima quando ha finito il suo ciclo vitale la rottamo e me ne compro un'altra, una pianta invece no. Essa, in genere ci impiega molti anni a morire, moltissimi a crescere e diventare un gigante, quindi non si può e non si deve arrivare all'ultimo giorno utile, ma programmare in tempo utile gli interventi di manutenzione e di sostituzione. Ora si dice che le piante da abbattere con urgenza sono ben 14; andiamoci piano; possibile che ben 14 siano tutte a rischio estremo? I tecnici vogliono pararsi dalla responsabilità e quindi, in genere, stanno sul buono: per loro. Ma a loro invece si chiede di più, ossia di compiere una valutazione che va oltre il senso comune e considera, anche nei casi apparentemente estremi, la possibilità di interventi alternativi. Si dirà: troppo tardi; d'accordo , ma magari programmare e differire un po' nel tempo queste 14 condanne a morte e intanto provvedere alle sostituzioni di modo che il vulnus al paesaggio venga attenuato, forse potrebbe essere una soluzione senza che poi si rischi più di tanto. Ma una cosa l'abbiamo capita da tempo: nella cittadella il verde non è una priorità e queste sono le conseguenze.

1 commento:

Unknown ha detto...

Dobbiamo impedire un tale scempio, cosa si può fare?
Livia Olivelli di Vezzo