giovedì 8 febbraio 2024

LORGINO: ULTIMI ATTI


Con fatica, certamente impiegando più tempo di quanto avremmo dovuto se l'Ente Provincia non ci avesse illegittimamente ostacolati, alla fine è stato raccolto il quadro delle richieste di modifiche e integrazioni che gli Enti chiamati alla conferenza di valutazione hanno espresso riguardo il progetto di prosecuzione dell'attività estrattiva di cava Lorgino. Da un esame seppur sommario ne esce un insieme di richieste e di valutazioni che, qualora il progetto non subisse una consistente rielaborazione, difficilmente ci sembra ipotizzare una conclusione positiva della valutazione in corso. Ci sono troppe criticità che risultano impossibili ignorare e che per vero sarebbe stato saggio non ignorare già in sede di proposizione del progetto. Quel che sorprende è l'accelerazione estrattiva del nuovo progetto che subirebbe un sostanziale raddoppio nei primi 5 anni della nuova autorizzazione, passando da una media attuale di circa 200 mila cubi ad una di oltre 400 mila cubi, per poi attestarsi nel periodo residuo entro una media annua di 300 mila cubi. Così come sorprende la quantità di sottoprodotto (qualora provato che sia tale ) e non invece rifiuto estrattivo, che sommerebbe a circa il 50% dell' intera quantità coltivata. Alla fine del periodo di progetto 4 milioni e 700 mila volumi e oltre verrebbero così movimentati, una bulimia estrattiva che neppure sembra avere la sua giustificazione in una domanda di mercato capace di assorbirne l'intera quantità, quanto piuttosto nell'esigenza o nelle intenzioni di formare uno stock di materiali da accumulare nel medio/lungo periodo in vista di un utilizzo di mercato anche futuro. Una vera e propria aggressione alla risorsa di un materiale per certi aspetti pregevole, una corsa all'esaurimento del giacimento senza probabile riguardo all'economia del dopo, una lobotomia di un versante montano che, nelle intenzioni di progetto significa semplicemente la cancellazione dei suoi tratti originari, della sua identità, siano essi incolti, arboreti, prati e coltivi, financo nuclei abitati, da svuotare dei suoi ultimi residenti. Questa è l'economia della cava, cresciuta ben oltre la possibilità di una sua sostenibilità ambientale, esuberante rispetto al territorio in cui è cresciuta, ma che è quasi nulla rispetto a quello che vorrebbe diventare. Il miraggio economico di corto respiro deve aver abbagliato i governanti locali che hanno, sino ad ora, fatto copia e incolla delle richieste aziendali, giustificando ogni aberrazione. Più attenti, gli Enti esterni hanno sollevato richieste che hanno messo il dito nella piaga di quel progetto di distruzione ambientale che cava Lorgino, se non governata con estrema attenzione, diventerà. Come purtroppo succedere in questi casi, quelli che dovrebbero essere i primi difensori dei territori, si scoprono essere gli ultimi, sempre giustificati da ragioni apparentemente economiche. Che cosa ci sia poi di "economico" in un progetto che tende alla distruzione, nel breve periodo, della risorsa, questo dovrebbe essere spiegato. In realtà, l'interesse sarebbe quello di mantenere nel tempo più a lungo possibile l' utilizzo della geo risorsa. In questo modo si eviterebbero anche le conseguenze negative dell'accelerazione estrattiva patologica, quali la crescita dell'inquinamento acustico, delle polveri, dei fanghi di lavorazione, dei transiti continui dei materiali,  degli stoccaggi infiniti e da tutte le parti, dei rifiuti estrattivi travestiti da sottoprodotti (vedi Vogogna), dell'erosione massiva dei versanti, dell'allontanamento indotto dei residenti, dei sempre rinviati recuperi ambientali, ma probabilmente l'utile aziendale ne verrebbe un po' sacrificato, ma vista la consistenza il margine ci starebbe pure, basta non volere sempre tutto, facendo credere di dare molto. A breve comunque le nuove carte saranno mostrate e in che misura le modifiche e integrazioni saranno recepite dal proponente lo vedremo. Vedremo se anche l'Ente Comune avrà raddrizzato il proprio orientamento, valutando con più attenzione le carte urbanistiche  che aveva troppo diligentemente predisposto. Per ora sembra di no.
P.S. A margine è degno di nota il fatto accertato che il PRAE, quel Piano Regionale che avrebbe dovuto pianificare e regolare le attività estrattive a livello vasto, non è riuscito a superare la Valutazione Ambientale Strategica a cui aveva dovuto essere sottoposto. Le criticità sono moltissime, non ultime anche quelle legate alle previsioni espansive di cava Lorgino a cui è imputato l'eccesso estrattivo. Se queste le premesse, sarà interessante osservare se l'Ente Provincia avrà mai il coraggio di dare la VIA, è proprio il caso di dirlo, ad un progetto, quasi inserito in fotocopia in quel Piano che ha visto la sua bocciatura. Un precedente  dunque  che chiamerebbe i decisori ad una maggiore e massima attenzione. Vedremo.  

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